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«Io sfollato, vi racconto 15 mesi di vita in albergo»

ISCHIA. Com’è possibile vivere in 15 mesi in albergo? Perché in oltre un anno chi ha perso la propria casa durante il terremoto non è riuscito a trovare un’altra sistemazione? Che cosa succede realmente? Queste domande le abbiamo poste nei giorni scorsi al commissario straordinario per l’emergenza Giuseppe Grimaldi. «Non posso ‘obbligare’ nessuno a lasciare l’albergo a fronte di una casa. Io devo solo garantire un tetto, e quindi una sistemazione dignitosa a tutti. E l’ho fatto sin dal primo momento, cioè all’indomani del terremoto», ci ha spiegato il dottor Grimaldi. Per lui «chi vive in albergo non lo fa per scelta. «Non credo – ha detto – che nessuno fra tutto quelli che attualmente non hanno casa abbia piacere a vivere in una stanza d’albergo e condividere quei piccoli spazi con il resto della famiglia». Certo che oltre 300 persone ancora in albergo, a distanza di 15 mesi dal sisma, sono davvero tante, troppe. Per questo abbiamo chiesto a Tony, che appena due settimane fa ha lasciato la sua stanza d’albergo, di raccontarci la sua esperienza.

«Prima del 21 agosto dello scorso anno avevo una casa, un lavoro, una vita. In quella notte ho perso tutto. E mi sono ritrovato a vivere in una stanza d’albergo per 15 mesi».  Così comincia il racconto di Tony Romano, 45enne ischitano di Casamicciola. Fino al 21 agosto dello scorso anno viveva e lavorava in prossimità del Maio. La sua attività, l’albergo Magnolia, è stata resa inagibile dal terremoto. Poi è andato a vivere in un albergo e ci è rimasto per più di un anno.

 

Come mai ha vissuto per 15 mesi in albergo? 

«Dal 22 agosto mi sono ritrovato a vivere in una stanza di albergo 3×3 per oltre un anno. La vita in albergo non è semplice. Sono stato prima al Regina Palace e poi al Villa Maria. Non avevo altra scelta che vivere in una struttura turistica. Il sisma mi ha portato via la casa e l’attività lavorativa».

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Come mai è stato in albergo per così tanto tempo? 

«Ho provato a cercare una casa, ma non ci sono riuscito. Adesso finalmente ce l’ho fatta: da due settimane vivo in un appartamento».

 

Come sono stati questi 15 mesi in pensione completa? 

«Pensavo di non uscire mai più da là dentro. Non vedevo uno spiraglio, una via di uscita. Da parte degli albergatori c’è sempre stata massima disponibilità, ma non è vita. Ma so che c’è anche chi non andrà mai via dall’albergo».

 

Perché? 

«Chi in passato viveva in un’abitazione in fitto, oggi ha un vantaggio economico. Non paga un fitto né le utenze e non fa nemmeno la spesa. Ovviamente parliamo di pochi casi e di persone che si danno il ‘pizzico sulla pancia’ in cambio di un risparmio economico di almeno 700/800 euro al mese. Questa situazione riguarda per lo più coppie e non certo ‘famiglie’ che certo non possono vivere nelle  stanze di un albergo. Ovviamente non riguarda nemmeno tutti coloro che stanno ancora in una struttura alberghiera».

 

Una scelta ‘conveniente’? 

«Sì, conveniente, ma non dignitosa»

 

Cosa può fare il Commissario per stoppare questa situazione? 

«Purtroppo non può fare nulla»

Giovanna Ferrara

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