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“Iodipiu”, giù i veli dal romanzo di Romolo Bianco

Sarà una presentazione-spettacolo, in linea con la verve e con il talento dell’autore, Romolo Bianco, al suo primo romanzo. E sarà soprattutto un omaggio all’isola che l’ha adottato, Ischia, e alla quale è affettivamente molto legato. “Iodipiù” (88 pp., 10 euro), una storia carica di suggestioni che prende forma nella periferia napoletana, edita da Tullio Pironti Editore, approda all’hotel Don Felipe di Cartaromana, dove venerdì 24 giugno alle 19 (ingresso libero) è prevista la seconda presentazione ischitana, dopo il successo di quella della scorsa settimana alla “Libereria” di Forio.
Del resto, il romanzo sta già facendo discutere per la capacità di raccontare una periferia anonima e per nulla spettacolare, contrapposta alle logiche drammaticamente esaltanti delle narrazioni del celebre “Gomorra”.
E non poteva, Romolo Bianco, non prevedere un evento dedicato al salotto buono dell’isola, in cui dalle letture di alcune delle pagine del libro, affidate al talento di Leonardo Bilardi, prenderà forma un percorso di analisi e di suggestioni che coinvolgerà il pubblico, con il contributo della giornalista Malinda Sassu.
All’evento, patrocinato dall’Associazione Italiana Sommelier con il presidente ischitano Marco Starace, presenzierà anche l’assessore alla Cultura del Comune di Ischia, Carmen Criscuolo.
“L’invito è a tutti gli ischitani – sottolinea l’autore – perché sarà una serata di spunti e parole, anche crude”. Lontano dai cliché della Napoli più problematica, “iodipiù” tratteggia infatti il malinconico malessere di una quotidianità silenziosa, che guarda il mondo dal buco della serratura o, per dirla con Peppe Lanzetta, autore della prefazione, “un fiume disperato eppure vitale, un fiume di tenerezze mai riposte, di amori contrastati, di trasgressioni all’amatriciana, di polpette da ingurgitare aspettando un sonno salvifico eppure assassino”.
“Ho voluto fortemente partire da Ischia per accompagnare il viaggio del mio romanzo – aggiunge Bianco, classe 1983, attore e cantante (ha esordito giovanissimo con Mario Scarpetta, legandosi quindi alla tradizione del teatro popolare, e in particolar modo al lavoro di recupero delle canzoni classiche napoletane) – perché sono affettivamente e professionalmente legato a quest’isola. Ho così raccolto l’invito di alcuni amici per bissare la fortunata presentazione di Forio con un momento intimo ed esclusivo, a Ischia”.
Già noto per aver scritto e reinterpretato in chiave postmoderna la maschera di Pulcinella attraverso varie farse come “Buona sera per tutte le sere” (2008),” Prendetelo, questo pazzo è vostro” (2011) e “L’Italia è tutta una farsa” (2012), Bianco affida ora la sua creatività a un romanzo che promette di affascinare e dividere. La storia parte dalla periferia orientale di Napoli, dove prende forma l’esistenza di una famiglia piccolo borghese, una come tante. Don Mario, che vende tappeti al mercato: si alza che fuori è notte e all’alba è già in giro, polvere e sudore, mille pensieri e altrettanti caffè. Marito e padre assente, tutto silenzio e rughe, che incrocerà gli occhi di Berta, trans della Ferrovia. Una figura non spettacolarizzata, lontana dalla caricaturizzazione imperante: un ragazzo che ha paura di amare. Il loro è un incontro casuale ma non banale, di quelli in grado di modificare il corso delle cose. Anche nell’immobilismo del dietro le quinte della vita. Don Mario a casa però ha Lucia che lo aspetta; l’ha messa incinta che era una studentessa, quella ragazza che sognava l’aristocrazia napoletana, e che poi un giorno si è risvegliata che viveva a Casoria e aveva due figlie già grandi. Marta, l’orgoglio di mammà, è una brillante laureanda in Medicina; Anna, invece, la scuola l’ha lasciata anzitempo, e adesso sogna solo di sposare il suo Lino, uno senza arte né parte, null’altro da offrire se non il suo cuore e il suo amore.
Anna piange spesso, tra pile di piatti da lavare e fornelli da sgrassare, quindi stira, mette in ordine e rassetta, in un giorno che è sempre uguale. Fino a quando una scoperta non arriverà a capovolgere un mondo fatto di colori sbiaditi – grigio a perdita d’occhio, grigio senza soluzione di continuità – e odori tristi – quello acre degli pneumatici che ardono ai margini delle statali, accanto al puzzo di piscio dei vicoli. A far da sfondo la calura insopportabile di certe estati a Napoli, il sapore metallico di notti lunghissime in cui tutto può accadere, e inconsapevoli burattini dal destino già segnato, cui non è concesso un altro giro di giostra.
Per entrare nel mondo di “iodipiù”, dunque, l’appuntamento è per venerdì 24 giugno all’hotel Don Felipe di Cartaromana. [comunicato stampa]

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