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Iperprotezione genitoriale

Qualche giorno fa ho letto che qui, sulla nostra isola, un docente avrebbe alzato le mani su un alunno. Ora ovviamente essendo estranea ai fatti non mi esprimo su di essi, ma parto da questi per una riflessione ben più ampia, ma pur sempre inerente ai rapporti intessuti nell’ambiente scolastico. Sul banco degli imputati almeno per questa volta ci sono i genitori, che troppo spesso si schierano in difesa dei propri pargoli a spada tratta, e dove i loro piccoli sembrano fallire, ci sono loro con le proprie “adulte” capacità che prontamente li sostituiscono, per evitare loro disagi o problemi.  Tutto questo è utile al fine della crescita? Ovviamente no. No perché se i primi maestri di vita sono i genitori, questi non possono di certo educare al raggiro, all’imbroglio, o alla violenza che sia essa verbale o fisica. Non c’è “così va il mondo ” che tenga, così il mondo gira se noi continuiamo a muoverci in questo senso, dobbiamo permettere ai nostri giovani di muoversi nella giusta direzione.

Sempre più spesso leggiamo di professori bullizzati da alunni che di certo la violenza devono pur averla imparata da qualche parte, da alunni che non possono avere torto, perché loro sono “i nostri piccoli, e mai sbaglierebbero”. Questa è una delle tipiche frasi usate dai genitori per difendere la prole, e sì se il senso di protezione è proprio del sentimento parentale, in certi casi, però, può diventare eccessivo e generare conseguenze negative sullo sviluppo dei figli: in questi casi si parla di genitori iperprotettivi. I figli di genitori iperprotettivi sperimentano poco, come rinchiusi in un’ ampolla, risultano essere dipendenti dai genitori, non sono generalmente responsabili, hanno minori capacità di regolazione emotiva e problemsolving. Sono maggiormente esposti a sviluppare problemi d’ansia e d’autostima. A tal proposito, lo studioso, Morrison sostiene che se i genitori sono costantemente impegnati a rendere “perfetta” la vita dei figli, questi ultimi possono iniziare a pensare che questo comportamento protettivo dei genitori rappresenti la norma, e possono sviluppare delle aspettative irrealistiche sul fatto che saranno trattati così per sempre. Il tipico genitore iperprotettivo inibisce l’esplorazione dell’ambiente circostante da parte del proprio bambino, per paura che possa accadergli qualcosa di negativo. Tendono a svolgere attività che i loro figli sono in grado di svolgere autonomamente in assenza dei genitori. Ad esempio, tagliare la frutta, allacciare le scarpe, preparare lo zaino per andare a scuola ecc Pongono al proprio figlio molte domande allo scopo di sapere tutto di lui.Sono eccessivamente coinvolti nel contesto scolastico e sportivo frequentati dal figlio. In particolare, i genitori iperprotettivi si preoccupano che il proprio figlio sia seguito dai migliori insegnanti/allenatori. E se talvolta siano i loro figli ad errare, a non essere i migliori, subito si parte all’invettiva contro i docenti, aiutandolo ad uscire da situazioni avverse.  In questo modo i bambini finiranno per evitare il confronto e le sfide in autonomia, perché altri le vincono per loro.

Un buon genitore, uno che voglia permettere alla propria creatura di prendere la giusta strada, deve innanzitutto favorire un senso di autonomia e indipendenza. È necessario che i nostri piccoli sperimentino, e laddove fallissero,  non serve accusarli, né proteggerli, ma sostenerli nel trovare una soluzione al problema e riuscire a risolverlo. Un buon genitore funge da modello, non siamo supereroi è importante anche mostrare le nostre fragilità i nostri insuccessi, così che i bambini comprendano che dinanzi alle difficoltà non ci si deve arrendere, ma bisogna armarsi di coraggio e affrontarle.  E’ naturale che i genitori tendano a proteggere i propri figli dalle avversità. Questi dovrebbero tenere a mente che fallimento, rifiuto, esperienze negative, difficoltà fanno parte della vita e che non possono essere eliminate. A tal proposito, proteggere i propri figli da esperienze avverse, non consente a questi ultimi di sviluppare le abilità di cui hanno bisogno per affrontare tali situazioni in futuro.

Procedendo in questo modo inoltre finiamo con il giustificare ogni comportamento errato, anzi a difenderlo. E così diventa giusto che un professore venga vessato continuamente, molte volte senza motivo, e solo per il gusto di apparire ribelli. Ribelle però non è sinonimo di bullo, e bullo non è sinonimo di vincitore. Ognuno di noi vuole dei figli vincenti, saremmo ipocriti a dire il contrario, diamogli perciò la possibilità di esserlo, con le loro forze, permettendo loro di ribellarsi, sì, ma solo per le giuste cause, e insegnando loro che le vere e poche vittorie seguono solo a migliaia di partite perse.

 

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“Liberamente” è curata da Ilaria Castagna, psicologa, laureata presso l’Università degli Studi de L’Aquila, specializzanda presso la Scuola di Psicoterapia Cognitiva Comportamentale di Caserta A.T. Beck Tel: 3456260689 Email: castagna.ilaria@yahoo.com

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