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Ischia al WTM di Londra, Mennella: «Più qualità e promozione»

Gianluca Castagna | Ischia

– L’isola d’Ischia punta a sviluppare il turismo ri-focalizzando la strategia di promozione sul mercato internazionale. Cercando di attrarre nuovi turisti da tutto il mondo e privilegiando quelli con maggiore potenziale di spesa. In modo da far crescere il fatturato complessivo e non solo il numero degli arrivi.
Tradizionalmente legati ad altre destinazioni campane (Capri e Sorrento su tutte), i turisti inglesi rappresentano un segmento di visitatori che aumentano di stagione in stagione. Lo conferma l’attenzione verso la partecipazione dell’isola d’Ischia al World Travel Market di Londra, nella capitale inglese dal 6 all’8 novembre. Il principale evento internazionale dell’industria turistica ha visto una delegazione isolana impegnata a promuovere i prodotti, gli enti e gli operatori turistici del territorio. Non solo in Gran Bretagna ma in tutto il mondo, grazie ai numeri da record registrati dalla manifestazione. Il Golfo ha incontrato il Presidente di Federalberghi Ischia Ermando Mennella, tornato da pochi giorni dall’importante appuntamento fieristico.

Cosa hanno saputo gli inglesi e i buyers internazionali del terremoto che ha colpito l’isola d’Ischia lo scorso 21 agosto?
Dagli operatori del settore non è arrivata alcuna domanda al riguardo. In gran parte conoscevano già quello che era successo senza peraltro farsi troppo condizionare. Coloro che ci hanno abbandonati sono i turisti in prossimità. Le 284.000 presenze in meno, rispetto all’anno scorso, sono in gran parte italiani. Quello che ci chiedono di fare gli inglesi è promuovere la nostra terra e le sue ricchezze. Ancora poco conosciute. Non basta essere belli o bravi: bisogna che all’estero conoscano le nostre potenzialità. Più promozione. Questo è il dato più rilevante emerso dal World Travel Market di Londra.
Chi eravate? Cosa avete proposto e attraverso quali modalità?
Ci siamo proposti come albergatori e agenti di viaggio dell’isola d’Ischia, in sinergia con la nostra destinazione, che è il Paese Italia, e in un contesto che per me rimane unico, quello che – per semplificare – gli inglesi chiamano “Neapolitan Riviera”. Quindi Sorrento, Capri, Positano, Pompei, Napoli. Insomma la Campania e le perle del Golfo.
C’è qualcuno o qualcosa che mancava e che avrebbe dovuto esserci?
Non mi piacciono le polemiche, guardiamo avanti. Forse dovremmo lavorare di più sulla progettualità, prospettare meglio il futuro e non concentraci sull’immediato. Londra e il mercato straniero sono l’obiettivo che l’isola d’Ischia deve affrontare puntando sulla qualità. Il convegno che abbiamo organizzato al “V. Telese” sull’esperienza Alternanza scuola-lavoro va in questa direzione, come ribadito da tutti gli interventi e in particolare da quello del nostro presidente Alessandro Nucara. Al mondo tutti fanno turismo. Dobbiamo chiederci: cosa ci differenzia? Possiamo competere sulla qualità dell’ospitalità? La risposta è positiva ma solo se si investe nella formazione e nelle aziende.
I numeri sulla presenza british a Ischia relativi all’ultima stagione turistica.
Non ho un dato concreto, al momento. Gli inglesi sono in crescita, questo è sicuro. Il mercato è in espansione: 2000 persone in più rispetto all’anno scorso e a dispetto di quanto accaduto il 21 agosto. Il turismo inglese e quello internazionale non ci hanno abbandonato. Anzi.

Alcuni sostengono che non bisogna guardare alle presenze ma alla capacità di spesa. Com’è il turista inglese?
Ottimo, ecco perché deve essere sostenuto. Ha una forte capacità di spesa per bar, ristorazione, negozi.
Qual è stata, durante il calendario delle iniziative fieristiche, l’incontro più utile per intercettare la presenza del turismo internazionale sulla nostra isola?
La relazione su Benessere e Spa su cui ho relazionato nella conferenza stampa ENIT. Un connubio, quello tra Spa e benessere, che va potenziato perché unisce le caratteristiche di una Spa con le ricchezze e i mille aspetti dell’isola d’Ischia. Un connubio dentro il quale inserire la location, il cibo, la natura, la cultura. Quale altra destinazione o parte del mondo coniuga meglio questi elementi? Un aspetto, quello relativo al wellness, che ha colpito anche fette di un mercato internazionale per noi relativamente nuove. Operatori israeliani e australiani, ad esempio, hanno chiesto molte informazioni sull’isola d’Ischia, dimostrandosi assai interessati.
Il Primo Ministro Theresa May ci ha ricordato che tra 500 giorni il Regno Unito è fuori dall’Unione Europea. Siete preoccupati come operatori del settore?
Non mi piacciono le divisioni, sono sempre stato per le unioni e la cooperazione. Una scelta, quella dei cittadini britannici forse poco ponderata. Qualcuno oggi si starà rammaricando. Per noi potrebbero esserci forse più vantaggi che svantaggi.
Qualche settimana fa il Consigliere regionale della Campania Nicola Marrazzo ha espresso diverse perplessità sulla qualità delle strutture alberghiere dell’isola, ricevendo anche qualche reazione stizzita. Cosa ne pensa il Presidente di Federalberghi Ischia?
La questione “qualità” delle strutture è da tempo oggetto di una battaglia di Federalberghi. Quindi condivido le critiche di Marrazzo. Ha ragione: dobbiamo alzare l’asticella della nostra offerta turistica perché, anche recentemente, questa asticella l’abbiamo abbassata. Un’autocritica necessaria che ci consente di migliorare. Tutto l’impegno che l’Associazione mette nella formazione, del resto, è finalizzato a migliorare sempre, a incidere sulla qualità. E’ questa la nostra sfida per il futuro.
Prossimi appuntamenti fieristici?
Febbraio a Milano per la Bit. A marzo l’ITB di Berlino e la MITT di Mosca.

 

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