CRONACAPRIMO PIANO

Parla il Prefetto: «La sicurezza resta la priorità. Ischia? Un “tesoro” che può ancora crescere»

Nostra intervista a Carmela Pagano, che a Il Golfo si sofferma su tematiche locali (il caso ambulanze sui traghetti su tutti) ma punta l’indice anche su aspetti come le Universiadi e la crisi occupazionale

L’occasione per scambiare quattro chiacchiere è di quelle ghiotte, anche perché quando il tuo interlocutore è il Prefetto di Napoli, davvero gli argomenti da poter toccare sono tanti e diversi. Carmela Pagano si è concessa a Il Golfo per un’intervista che inevitabilmente ha trattato sia tematiche locali che altre indirizzate al di là dello “scoglio”. Anche se l’incontro col cronista, paradossalmente, prima di aprirsi era iniziato con un “no comment”.

Vorrei partire dall’incontro di venerdì in municipio a Casamicciola prima e nella sala superiore del Bar Calise dopo. Quali impressioni ne ha ricavato?

«No, sulla riunione relativa al sisma dovete rivolgervi al commissario Schilardi ed alle altre parti in causa. Io ero presente esclusivamente in veste di uditrice e non ho alcun potere decisionale sulla materia. Non intendo rilasciare dichiarazioni, lo riterrei poco corretto nei confronti del sottosegretario e del commissario. E’ proprio uno stile prefettizio, questo».

Restiamo allora sempre su tematiche afferenti l’isola, ma ci spostiamo su un problema che l’ha vista impegnata in prima persona. Mi riferisco al divieto di imbarco delle ambulanze sui traghetti, qualora queste trasportino pazienti costretti a rimanere all’interno del mezzo durante la traversata. Che idea si è fatta di questa vicenda?

«Guardi, innanzitutto che occorrerebbe una maggiore abitudine a cooperare e collaborare da parte di diverse amministrazioni. Non a caso la necessità di venire a capo della situazione ci ha indotto a mettere insieme i vari enti in Prefettura (tra l’altro compito specifico del Prefetto) e di ricomporre la vicenda e riportarla nei canoni attraverso la ricerca di soluzioni che fossero compatibili con le normative vigenti. In primo luogo abbiamo quantificato il fenomeno, anche perché il discorso non poteva essere affrontato in maniera generica senza conoscere di quanti casi si trattasse. Poi, come immagino ormai sappiate, non tutti i casi interessati dal trasporto in ambulanza sono necessariamente toccati dal divieto di rimanere all’interno del veicolo durante la traversata: non tutti i pazienti e passeggeri sono deambulanti. In caso contrario, la qualità dovrà essere attestata dalla sanità pubblica: in questo modo si restringe notevolmente il cerchio. Poi, mettendo insieme capitaneria di porto e altre parti interessate, si è capito che se esiste uno stato di necessità attestato da struttura pubblica è possibile sostenere una traversata che in fondo non è poi così lunga dall’isola alla terraferma, ovviamente adottando tutta una serie di cautele legate alle garanzie di sicurezza».

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Il suo è indubbiamente un osservatorio privilegiato. Che idea si è fatto di peculiarità e criticità di terre come la nostra isola?

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«Ischia, le isole, ma se vogliamo l’intero territorio della provincia di Napoli rappresentano un’area dalle straordinarie potenzialità e si tratta dunque di lavorare in concreto per trovare soluzioni – possibilmente condivise – che favoriscano lo sviluppo e il definitivo salto di qualità di questo territorio. Che, lo ripeto, possiede davvero risorse incredibili: artistiche, turistiche, storiche, insomma credo che rispetto a molte altre zone si parta da queste parti da una situazione di innegabile vantaggio. Ischia, come altre realtà del golfo, sono vere e proprie perle».

Cosa possono rappresentare le Universiadi per Napoli?

«Parliamo senza dubbio di una vetrina internazionale e questo avrà degli effetti positivi. Napoli ha già un flusso turistico notevole, l’evento in questione porterà un indotto ulteriore. E poi sarà l’occasione per mettere sotto i riflettori un territorio bello, accogliente e che può ambire a prospettive notevoli sotto l’aspetto dell’ospitalità. Ma anche nel caso di specie resta sempre tutta una questione di organizzazione…».

Il problema occupazionale  resta sempre una piaga difficile da sanare.

«Sarebbe inutile negarlo, parliamo di un fenomeno che in questo periodo è abbastanza in evidenza perché c’è un discorso industriale che si mostra abbastanza critico. Diciamo che sono cicli economici che noi ovviamente seguiamo con grande attenzione e che chiaramente viviamo e monitoriamo insieme al Governo centrale, dove molte di queste vertenze finiscono. Speriamo che il vento cambi…».

Volendo provare a svelare il volto umano di un Prefetto, posso chiederle qual è il suo rapporto con la città di Napoli?

«Beh, parliamo di un rapporto di grande amore. Ovviamente conoscevo bene Napoli anche prima, a prescindere dal mio ruolo nel capoluogo partenopeo. Io, tra l’altro, sono anche una meridionale come nascita e quindi le affinità dal punto di vista culturale certamente non mancano. Mi trovo bene a Napoli, è un territorio che davvero apprezzo. Ripeto, vorrei che le enormi potenzialità che esprime questa terra venissero sfruttate sempre meglio: sono convinto che, messe a sistema, aprirebbero la strada ad una stagione di duraturo sviluppo».

Il suo rapporto con il mare?

«Veramente ottimo».

Le priorità che vedranno impegnate lei e la prefettura prossimamente?

«Noi ci occupiamo molto di sicurezza, come Prefettura parliamo di un tema che è sempre prioritario. Molto meno stringente è diventato il flusso dei richiedenti asilo, perché adesso il fenomeno è decisamente ridimensionato e oltretutto al momento è gestito in modo soddisfacente. Ma anche quando si parla di sicurezza, io affronto l’argomento pensando a un qualcosa di più partecipato. Non è un caso che abbiamo messo in cantiere un patto di sicurezza con la Regione Campania (che stiamo preparando), stiamo varando diversi protocolli di legalità ma lavoriamo anche a un più stringente controllo del territorio sempre coordinandoci con il comitato provinciale per la sicurezza pubblica. Sono iniziative che siamo certi non mancheranno di portare i profitti auspicati» 

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