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Ischia, i Campi Flegrei, il rischio eruzione e quei video scomparsi

C’è da avere paura e da preoccuparsi. Ma anche da avere legittimi sospetti. Perché l’impressione che c’è qualcosa che non quadra è forte, molto forte. Per spiegare quello che sta accadendo bisogna fare un salto indietro e parlare della ricerca redatta da un gruppo di studiosi dell’INGV e che è stata presentata a Napoli lo scorso 27 e 28 novembre nel corso di una full immersion che l’istituto predetto, la Protezione Civile e l’Osservatorio Vesuviano avevano organizzato proprio per discutere della situazione in atto nell’area flegrea e sulla nostra isola, a pochi mesi di distanza dal sisma del 21 agosto.  Il succo della ricerca francamente farebbe sobbalzare chiunque dalla sedia, perché ne viene fuori che nei Campi Flegrei c’è il rischio di esplosione improvvise e senza alcun preavviso. Il riferimento degli scienziati è l’eruzione di un vulcano giapponese, e questo porta gli stessi a sostenere che “in caso di forte agitazione del sottosuolo o per il passaggio di un’onda sismica la quantità totale di gas diffuso può aumentare notevolmente”. Uno scenario, questo, ipotizzabile in aree attive sotto l’aspetto sismico e non c’è bisogno di ricordare al lettore che la Solfatara rientra nell’elenco delle “location”.

Ma c’è dell’altro, talmente sospetto che francamente inquieta ancor più del rischio possibile di un’esplosione. Ci riferiamo ad una serie di video, due in particolare, che erano stati pubblicati anche su You Tube e che riproducevano integralmente il dibattito e le relazioni degli esperti nelle giornate di fine novembre. Filmati abbastanza lunghi ma che avevano pure collezionato molte visualizzazioni, toccando argomenti decisamente significativi e non certo riservati solo agli addetti ai lavori. Ebbene, i video non sono più visibili e il portale reca la scritta “questo video non è disponibile”. Insomma, qualcuno deve averlo rimosso. Ma chi? E perché? Forse per tenere nascoste alla cittadinanza le risultanze emerse dal convegno dibattito in questione? Interrogativi ai quali non è certo pensabile non dare una risposta. Che però, nel frattempo, non arriva. Ad alimentare ancor più la preoccupazione per le risultanze dell’incontro svoltosi in via Diocleziano ci pensa il Corriere del Mezzogiorno. Il quotidiano napoletano, infatti, è in possesso delle registrazioni incriminate che certo non fanno dormire sonni tranquilli. In sintesi ed in premessa, ad esempio, si legge che dalle registrazioni stesse “emerge uno spaccato inquietante. Aspetti decisamente preoccupanti riguardano alcune aree dei Campi Flegrei, Solfatara e Piscitelli in primis”.

C’è anche un volto decisamente noto, sulla nostra isola, come quello di Giuseppe De Natale, che spiega come  “i normali tempi del metodo scientifico non sono però compatibili con la gestione di emergenze, in cui è necessario prendere decisioni rapide su problematiche ancora scientificamente indeterminate. Nella gestione dell’emergenza Campi Flegrei è necessario prendere decisioni rapide, dovendosi però districare tra una quantità di lavori scientifici naturalmente contraddittori(…)». Conclude De Natale: Non esiste oggi un sistema che possa risolvere questo problema con la necessaria rapidità. Né possiamo copiare esempi da altri Paesi più evoluti, perché il rischio vulcanico in queste aree non ha altri casi comparabili al mondo”. Tecnicamente potremmo aver finito, ma a proposito dei documenti in possesso del quotidiano napoletano, ci piace tornare anche su un aspetto che ci interessa molto da vicino, visto che pure ad Ischia si sta cercando in tutti i modi di evitare la realizzazione di un impianto geotermico. Il ricercatore Giuseppe Mastrolorenzo, in quel convegno, aveva spiegato come la realizzazione di una centrale geotermica a Pisciarielli avrebbe potuto “innescare esplosioni frenetiche”. Poi, giusto per regalare qualche spunto di riflessione in più, ha aggiunto che “Il nostro sistema di monitoraggio ci dà tutte le informazioni con una detezione eccellente e con una sensibilità estrema fino all’ultimo millesimo di secondo, ma non consente di fare alcuna previsione corretta, scientifica, deterministica per il prossimo millesimo di secondo e questo non lo diciamo mai”. Il che, di norma, non sarebbe propriamente un aspetto da sottovalutare. E poi c’è quel piano di evacuazione fermo al 1994 e che ad esempio nella nostra isola nemmeno esiste. Detto questo, un po’ tutti vivono con l’incubo di una possibile eruzione che potrebbe essere lontanissima oppure no, perché per l’appunto non è prevedibile. Ma quei video scomparsi così, di punto in bianco, francamente non promettono nulla di buono.

E BORRELLI NON CI STA: «INTERVENGA LA REGIONE, LA PROTEZIONE CIVILE SI MUOVA». “Riporterò in Consiglio regionale l’assurdità della mancanza di prove di evacuazione nell’area flegrea e in tutti i territori interessati dal rischio vulcanico”. Lo ha detto il presidente del gruppo consiliare Campania libera, Psi e Davvero Verdi, Francesco Emilio Borrelli, che ha preparato un’interrogazione consiliare dopo che “sono stati evidenziati i risultati dello studio sui Campi flegrei preparato da un gruppo di studiosi dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia da cui è emerso il rischio di esplosioni freatiche, in maniera improvvisa e senza precursori evidenti”. “A rendere il tutto più preoccupante, inoltre, il fatto che siano stati rimossi da youtube i video in cui si potevano ascoltare le relazioni tenute al convegno” ha aggiunto Borrelli per il quale “bisogna capire e chiarire chi e perché ha rimosso quei video”. “Non è possibile che, nonostante diversi studi abbiano evidenziato la pericolosità dei vulcani dei campi flegrei, così come quella del Vesuvio, la Protezione civile nazionale continui a non promuovere prove di evacuazione e credo che la Giunta regionale debba far valere i diritti di chi vive in quella zona” ha aggiunto Borrelli per il quale “in caso di eruzione ci ritroveremmo con milioni di persone che proveranno a scappare senza sapere cosa e come fare, creando un mix che renderà ancora più drammatico il bilancio delle vittime”.

Gaetano Ferrandino

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