CULTURA & SOCIETA'

La “piccola” addolorata dell’arso festeggiata nella piazzetta Rittman. L’“ultima” di Don Carlo che conclude il ciclo delle feste stagionali

La Contrada dell’Arso e Punta Molino in festa dal compianto Nerone a Maria Lauro la Rossa, oltre 60 anni di storia di una festa patronale di fine stagione dedicata ad una madonnina il cui aspetto ha intenerito varie generazione di fedeli di ogni età. Il ricordo di una orchestrina con cantanti lirici scritturata dal mitico Nerone, al secolo Giovan Giuseppe Sorrentino, per la prima volta nelle feste patronali e religiose che si svolgevano sull’isola. E’ stato cavalcato il tempo con la passione e l’entusiasmo della fede sostenuti da prestigiosi uomini di chiesa quali Don Onofrio Buonocore, Don Agostino D’Arco, Don Pasquale Polito, Don Vincenzo Cenatiempo fino a Don Camillo D’Ambra e Don Massimino Lauro. Oggi c’è Don Carlo Candido – la storia della madonnina

L’antica contrada dell’Arso e di Punta Molino e stata in festa in questi giorni anche perche ricorreva la festa della Bambenella che anticipa la festa della “piccola” Addolorata del 15 settembre, sull’Arso nel Comune d’ Ischia. La nota località che comprende gli agglomerati centri abitati popolosi del Molino, di via Champault, Piazzetta Rittman e stradine adiacenti, di via d’Aloisio e della stessa discesa dell’Addolorata , già via Cremato, oggi tratto terminale di Corso Vittoria Colonna, fra il palazzo Villari alla Mandra e la svolta di via Francesco Sogliuzzo che porta al cinema Excelsior.

Una mini festa patronal-religiosa, che poi tanto mini non è, visto che ogni anno, è attesa e seguita anche da una moltitudine di fedeli di tutta Ischia Ponte e parte di Porto d’Ischia. Questa festa di contrada, nonostante la pandemia che per il secondo anno consecutivo ha costretto IL Rettore Don Carlo a rivedere e quindi ridurre la portata del programma ufficiale, negli ultimi anni ha assunto maggiore importanza per il non trascurabile motivo di sentirsi fiancheggiata, dalla manifestazione dirimpettaia di “Pe’ Terre Assai Lutane” che tratta l’emigrazione e le storie personali di chi fu costretto a lasciare l’isola per cercare miglior fortuna in lontani lidi, come tante famiglie della stessa contrada dell’Addolorata fino alla marina dei pescatori. La manifestazione come la festa dell’addolorasta, sta segnando anchp’essa il passo per colpa della pandemia che impone l’uso della mascherina e l’osservanza del distanziamento. La Festa dell’Addolorata a Ischia ha una triplice storia che vede agli onori della buona cronaca il rilancio della stessa festa, il tempietto e l’antica piccola immagine dell’Addolorata dal manto nero. La Festa ebbe uno scoppiettante rilancio agli inizi degli anni ’50, allorquando si mise a capo di un ristretto comitato per la “nuova” festa composta da un gruppo di volenterosi della zona, l’artigiano falegname Giovan Giuseppe Sorrentino conosciuto col mitico nome di Nerone. Immediati furono i cambiamenti apportati alla festa a cominciare dalla costruzione del trono adorno di fiori ove veniva collocata la piccola statua dell’addolorata da portare in processione lungo un diverso percorso, per la marina della Mandra fine alle porte del centro storico e ritorno.

Nerone, dallo spirito fantasioso e festaiolo, nel senso buono e spettacolare della parola, scritturò per la prima volta nella storia delle feste religiose e patronali che si svolgevano sull’isola, un’orchestrina con tenori e soprano affiancandola alla banda musicale locale che apriva i festeggiamenti. L’orchestra con i tenori e soprano si esibì su di un tavolame a mò di palco addobbato, sistemato a copertura di un fossato esistente al lato della strada in piena festa ,a pochi metri dal fontanino sul marciapiede e dalla chiesetta dell’Addolorata. Nerone ed il suo comitato hanno organizzato la festa dell’Addolorata per molti anni, per la qual cosa ai fedeli veniva naturale nel periodo dell’attesa, chiamarla la “festa di Nerone”. Erano i tempi in cui a reggere la Rettoria della Chiesa c’erano i Parroci dello Spirito Santo Don Agostino D’Arco prima e Don Pasquale Polito dopo. Il Vescovo del tempo che benediva le funzioni, era l’indimenticabile Mons. Ernesto De Laurentiis. Oggi è tutt’altra storia . C’ è un’appassionata ed attivissima Maria Lauro che tra la Scuola Media ove è professoressa, la casa ed altri suoi impegni, riesce a dare il massimo delle su energie anche e soprattutto per la chiesa dell’Addolorata, il restauro che è stato,i festeggiamenti, e gli stessi incontri culturali della rassegna “Pe’ Terre Assai Luntane”. Giganteggia in chiesa come la madonna in vena di miracoli.

Organizza, dà disposizione, abbellisce l’altare, cura l’addobbo in chiesa ed all’esterno, tiene in ordine e pronti per l’uso della festa i paramenti sacri, le vesti , i sacri testi per un altro “mostro” dell’attivismo e dell’efficienza, ovvero l’attuale rettore Don Carlo Candido, amato parroco della Chiesa dello Spirito Santo a Ischia Ponte. Maria Lauro, fra tutto questo, insieme a collaboratori e collaboratrici, vive la festa dell’Addolorata come una missione da seguire e portare a termine con la passione e l’entusiasmo della fede immutati , anzi rafforzati per un senso di piena appartenenza alle tradizioni del suo mandato e del suo credo. Martedì 14 e mercoledì 15 settembre è stata Festa dell’”Esaltazione della Croce” e la solennità della “ Addolorata dell’Arso con cerimonie liturgiche in Chiesa per tutta la giornata. Il programma dei festeggiamenti in onore dell’Addolorata, riservava momenti di emozione e di fede pura. E’ stata recitata la supplica. Nel tardo pomeriggio la statua con lo storico tronetto è stata trasferita dalla chiesetta dove è abitualmente venerata alla vicina piazzetta Rittman done Don Carlo davanti ad una moltitudine di fedeli e devoti ha celebrata la messa solenne. Poi il ritorno in chiesa ed in tarda serata il tradizionale sparo dei fuochi pirotecnici. LA STORIA DELLA “PICCOLA” ADDOOLORATA – Il Tempio dell’Addolorata e la piccola statua della Madonnina dal manto neo hanno una storia che li accomuna nelle origini, nel significato intrinseco della fede popolare e della preghiera alla Beata Vergine Addolorata. Una storia che vede coinvolti il vescovo del tempo Di Nicola, la nipote di Francesco Buonocore junior che trovò la morte a Procida, i Morgioni e Mons. Onofrio Buonocore che nel 1926 diede alle stampe un opuscoletto che pubblicava quanto accadde intorno all’edificazione della chiesetta stessa e alla scoperta della piccola statua.

La storia che riguarda la particolare statua della Madonnina dell’Addolorata incomincia così. Mons. Francesco Di Nicola, nominato Vescovo d’Ischia il 3 agosto del 1872, soleva recarsi per una passeggiata da Ischia Ponte verso il porto percorrendo Via Pontano e Corso Vittoria Colonna. Come racconta l’autore, un venerdì sera del 1873, per un’improvvisa pioggia, trovò riparo presso un arco che immetteva nel seminterrato cieco di una proprietà della Signora Teresina Buonocore presso la quale ospitava un’anziana di nome Giuseppina Coppa che, data l’età e gli acciacchi, trascorreva il suo tempo seduta su di una sedia. In quell’occasione il Vescovo notò la moltitudine di fedeli che accorrevano presso quella che al tempo aveva la fama di una mistica. Il Vescovo Di Nicola si accorse che in quella sorta di “cripta” i convenuti si riunivano in preghiera. La venerazione veniva riservata al simulacro della Vergine Addolorata, la piccola statua che oggi si venera nella chiesa. Buonocore nel suo opuscolo chiarisce che il suolo fu donato dai fratelli Daniele ed Andrea Morgioni, rispettivamente padre e zio del mittente della lettera di richiesta e primo rettore della nuova chiesa. La discrasia cronologica tra la fonte diretta di prima mano, custodita presso l’Archivio diocesano, e la fonte indiretta di Mons. Buonocore, secondo Lucia Annicelli, induce ad una considerazione chiara: l’intenzione di erigere un tempietto dedicato alla Mater dolorosa sorse senz’altro negli anni in cui il Di Nicola fu coadiutore del Vescovo d’Ischia Mons. Felice Romano e soprattutto che quest’ultima debba essere stata generata dalla volontà popolare. In ogni modo l’11 settembre del 1876 Mons. Di Nicola, nominato vescovo ufficiale della Diocesi di Ischia dopo la morte di Mons. Felice Romano del quale a Ischia era sta coadiutore, consacrò l’unica chiesa dedicata all’Addolorata della Diocesi d’Ischia. La prima pietra fu collocata l’11 maggio del 1873, a seguito della concessione della licenza per la costruzione del Vescovo aversano, del 2 aprile dello stesso anno. Completò l’intervento, il donativo del 30 ottobre 1876 attraverso il quale il sacerdote Vincenzo Fiola donò per la chiesa 8 palmi di terreno antistanti all’edificio. Primo rettore della nuova Chiesa dell’Addio9lorata fu quindi il Canonico Don Carmine Morgioni. Nel 1881 gli successe il Canonica della Collegiata dello Spirito Santo Don Andrea Pinto e via via altri rettori fino a Mons. Onofrio Buonocore che intensifico con rinnovate iniziative il culto per la Beata Vergine dell’Addolorata arrivata in quella chiesetta per trasporto di fede popolare delle genti della zona e per l’impegno di autorità del Vescovo Di Nicola che la scoprì.

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