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Ischia e i corrieri che seppero arricchirsi

DI Antonio Lubrano

Gennaio e febbraio erano i mesi più duri per la vasta categoria dei corrieri dell’isola d’Ischia che svolgevano il mestiere sulla tratta Ischia-Napoli. Negli anni venti ed ancor prima,  per mancanza di mezzi di comunicazione marittima, raggiungevano Napoli via Torregaveta con gozzi di fortuna rimediati tra pescatori compiacenti della marina della mandra a Ischia, di Casamicciola e Forio. Sfidavano le avverse condizioni del tempo che spesso apparivano  proibitive, già dalle prime ore del mattino per potersi trovare per le strade del centro di Napoli all’apertura dei negozi e dei mercati all’ingrosso. Il rifornimento della merce necessaria da portare ad Ischia,  avveniva nel più breve tempo possibile, per non rischiare di rimanere sulla storica banchina dell’Immacolatella  Vecchia, al momento della partenza di ritorno per Ischia, fissata per 13,30. Quindi un lavoro svolto tutto di corsa, senza sosta, con l’incombenza di sapere di non aver dimenticato nulla fra le commissioni in agenda. Si fa per dire, perchè nessun corriere di quegli anni, aveva un’ agenda in borsa o nel sacco a tracollo, ma al massimo foglietti volanti, piegati l’uno dentro l’altro, con il nome del cliente e del tipo d’ordine ricevuto. In pratica, un piccolo ufficio tascabile che funzionava senza problemi. Il loro, ad  essere sinceri e comprensivi,  era un impegno ed un lavoro che metteva  a dura prova le proprie capacità fisiche di ogni singolo corriere coinvolto, che al costo del più alto sacrificio, svolgeva e continuava quel mestiere,  perchè a mano a  mano  che si andava avanti, per i più intraprendenti, a conti fatti,  i guadagni risultavano più che incoraggianti. Erano in tanti a fare questo lavoro. A Ischia, a partire dagli anni ’50 che coincidevano con il primo avvio di un certo tipo di sviluppo economico industriale, che investiva parte della fascia costiera del paese, i corrieri effettivi, ovvero i commissionari più accreditati superavano la trentina. Casamicciola ne contava circa venti tra “professionisti” e corrieri di second’ordine, su tutti si distingueva Morgera. Lacco Ameno invece non superava la dozzina ed il più popolare si chiamava Scandiuzzi. Forio che serviva anche Panza, Succhivo e Sant’Angelo ne aveva una quindicina. Barano che copriva Testaccio e

 

 

 

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Serrara Fontana, era monopolizzata per lo più dai corrieri Lombardi, Balestriere e Galano. I loro storici e tradizionali mezzi di trasporto marittimo, erano le motobarche “Ondina”, “Rondine” e “Sant’Anna che a turno  partivano alle sei del mattino da Casamicciola, raggiungevano Ischia Ponte, imbarcavano i corrieri della zona, qualche privato passeggero e il quotidiano carico di barili di vino che le ditte vinicole del Borgo di Celsa Conte, Di Meglio, Mazzella, Balestrieri spedivano sul mercato napoletano. Era il loro vino di Ischia da esportazione che ogni mattina viaggiava alla volta di Napoli con i corrieri ischitani. Facciamo qualche nome per amore della storia: Aniello Cervera, Giovan Giuseppe Ruggiero (Pellegrino), suo fratello Ciccio Ruggiero il più accreditato, Mario Pilato, Mancusi, Scatoletta Patalano, Di Leva, Pilato, i fratelli Giovan Giuseppe e Ciccio Trani, Giovanni Balestriere, Amabile, Giovanni Barile. A questi vanno aggiunti quelli che alcuni anni prima fungevano da allievi e dopo sono diventi corrieri atutti gli effetti, superando in certi casi i loro maestri. Giovanni Sorrentino con il fratello Pepeppe ne è  l’esempio più vivo. I corrieri del tempo ad Ischia, da categoria, sono diventati addirittura una casta, dove il semplice senso della commissione da eseguire per la soddisfazione del cliente si è trasformato un vero e proprio atto commerciale. In pratica i corrieri di Ischia, lo abbiamo detto, quelli più intraprendenti sono diventati dei commercianti con tanto di locali destinati a depositi presi in affitto nella stessa Napoli, in zona Porta di Massa, quartier generale di tutte le proprie  operazioni in calendario. Diciamo che hanno commerciato di tutto: dalle partite di frigoriferi alle lavatrici, cucine, mattonelle, materassi, pezzi di mobili, arredi provvisori per le vacanze estive di luglio e agosto, capi d’abbigliamento e via discorrendo. Per una buona parte dei nostri corrieri si era aperto davanti a loro un universo di possibilità di guadagno senza rischi da far accapponare la pelle. Dalla semplice commissione di un documento da ritirare in un dei tanti studi notarili della città, al commercio libero di elettrodomestici ed affini per i vacanzieri della Napoli bene degli anni ’60 e ’70, il passo è stato fin troppo breve. Ecco che, quei corrieri che abbiamo definito “intraprendenti”, si sono ritrovati dopo, proprietari  di terreni, appartamenti e ville  acquistati col sacrificio ed il sudore del loro “duro” lavoro di Corrieri di un’epoca che oggi non c’e più. Spariti i corrieri tradizionali e… intraprendenti, sono rimaste le proprietà andate in beneficio ai loro eredi.

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