CRONACAPRIMO PIANO

«Ischia e i rimpianti per le occasioni perdute»

Parla Mimmo Barra, ex commissario dell’azienda turismo e fresco di incarico per l’Area Zes della Regione Campania con un “focus” sulle isole del Golfo. L’assenza di coesione tra gli amministratori locali che fece saltare finanziamenti milionari lasciando al palo il Piano Strategico per lo Sviluppo di Ischia. Che, tra l’altro, prevedeva anche fondi per la mitigazione del rischio idrogeologico

E’ un po’ di tempo che manca da Ischia. Siamo davanti a un idillio che si è incrinato oppure si tratta solo di una casualità?

«E’ qualche mese che non vengo sull’isola, ho anche venduto casa. Avevo ed ho un rapporto viscerale con Ischia e la sua gente, ma a volte staccare un poco può servire a riflettere meglio sulle proposte fatte in questi anni e che non sono state mio malgrado recepite».

Mi pare di capire che quello delle occasioni mancate a suo dire sia un vero e proprio festival…

«Credo che la prima, senza dubbio alcuno, sia stata il fallimento del Piano Strategico Patto di Sviluppo per l’isola d’Ischia, incarico dal quale poi non a caso ho rassegnato le mie dimissioni. I sei Comuni avrebbero potuto partecipare a bandi regionali, nazionali ed europei in una sinergia tale da poter portare nelle loro casse risorse non di poco conto. Insomma, l’isola avrebbe potuto svoltare da qui ai prossimi dieci anni. Peccato, perché i presupposti per poter accedere a questi finanziamenti c’erano tutti. Mi piace ricordare che negli ultimi anni, prima ancora che uscisse il PNRR, sull’isola sono arrivati oltre 30 milioni di euro per la rigenerazione urbana anche grazie al mio impegno accompagnato alla sensibilità mostrata dai sindaci. Ora è facile rendersi conto che se singolarmente si sono raggiunti questi numeri, nel caso in cui ci fossimo candidati in forma univoca le cose sarebbero andate diversamente. Ischia è una comunità omogenea e l’obiettivo degli enti superiori era proprio quello di finanziare realtà che rispondessero a quelle caratteristiche».

Dritto per dritto e senza peli sulla lingua, perché la quadratura del cerchio a suo avviso non è stata trovata?

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«Non sono ancora riuscito ad avere una motivazione ed una percezione chiara, e in fondo è anche per questo che mi sono dimesso. Ricordo che all’epoca stabilimmo che Comune capofila dovesse essere Forio, perché Ischia aveva il sindaco alle prese con problematiche di natura personale. Il Comune turrita aveva un ufficio tecnico attrezzato, la decisione fu unanime tra le amministrazioni. Ma da quel momento per tutta una serie di rapporti, immagino di natura personale tra i vari sindaci, la cosa non è andata avanti, anzi si è praticamente arenata. Non so che dire, eppure presi singolarmente sono persone eccezionali che amano il loro territorio».

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E allora qual è il problema?

«E’ che evidentemente non riescono a fare squadra, peccato perché con le risorse a disposizione davvero potevano essere risolte tante problematiche che affliggono il territorio. E voglio sottolineare che al terzo punto di questo piano strategico c’era la mitigazione del rischio idrogeologico: non voglio mettere il dito nella piaga, ma a posteriori dopo quello che è successo credo che sia stato commesso un errore a non salire su quel “treno”. E parliamo, lo dico a scanso di equivoci, di una progettualità messa nero su bianco nel 2015. Ad ogni modo il treno stesso è fermo a Forio, quando si vuole ci si può sempre prendere posto, anche se io farò da semplice spettatore. Poi, stando un po’ lontano dal territorio, ho maturato anche un’altra impressione».

Quale?

«Ho come la sensazione che i sindaci si siano un po’ adagiati in virtù dell’attività davvero lodevole ed eccezionale che sta portando avanti il commissario straordinario Giovanni Legnini. Pare quasi che la classe politica per ogni cosa bussi alla sua porta, eppure credo che gli amministratori locali abbiano capacità, competenze e professionalità tali da potersi candidare loro stessi a recepire altri finanziamenti oltre a quelli che il governo centrale sta stanziando di suo».

E adesso passiamo al suo incarico nell’area ZES della Regione Campania, con un occhio sulle isole del Golfo di Napoli. Cosa ci dice?

«Inizialmente la mia nomina era solo per la Regione Campania, e innanzitutto mi preme ringraziare il dott. Romano, commissario unico dell’Area ZES per l’Italia meridionale. Io ho voluto che fossero inserite anche le isole del Golfo di Napoli. Perché? Insieme al direttore generale Puca, altra persona di eccellente profilo, stiamo studiando la creazione di un’area indirizzata esclusivamente al settore turistico e questo potrebbe aumentare appeal e valore in questi territori. Serve una legge o una modifica a quella esistente, dal punto di vista operativo stiamo seguendo il modello Invitalia».

Come immagina l’isola del domani e come potrà continuare ad essere meta turistica d’eccellenza, magari alzando anche un po’ il livello?

«I dati in mio possesso non sono così incoraggianti per l’isola d’Ischia, negli ultimi anni si registra una considerevole perdita di presenze rispetto ad altre località in grande spolvero. Non dimentichiamo che Salerno ha l’aeroporto e che c’è in atto un rilancio di Bagnoli e Baia con risorse ingenti messe a disposizione. Insomma, di qui a qualche anno dovremo competere anche con altre realtà. Ma vorrei chiudere lanciando una provocazione».

Prego.

«Si potrebbe pensare all’idea di Giovanni Legnini sindaco del Comune unico con gli attuali primi cittadini assessori delle singole municipalità di riferimento. Sento le nostre fasce tricolori innamorate di Legnini, a questo punto chiudiamo il cerchio così con reciproca soddisfazione di tutti».

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