LE OPINIONI

Ischia e la pianificazione fallita

Durante la mia lunga attività di corrispondente locale e di giornalista politico ed economico ho varie volte affermato di aver “saccheggiato” questi due volumi per le mie note ritenendoli imprescindibili per chiunque voglia scrivere con documentazione e serietà sull’isola d’Ischia e la sua importanza scientifica ed economica. Li ho considerati la valida risposta della cultura endogena rispetto all’accademia continentale che considerava Ischia poco più o poco meno di una “colonia”.

LA PROGRAMMAZIONE MANCATA

Considero sinonimi i termini pianificazione e programmazione per formazione culturale economica, commerciale e politica partendo da un testo oggi introvabile di Giorgio Fuà e Paolo Sylos-Labini del 1963 edito da Laterza dal titolo “Idee per la programmazione economica”. Il libro è di 190 pagine formato quaderno. Diviso in quattro parti con una appendice statistica. E’ stato per me un “testo sacro” per oltre 50 anni e lo è ancora. E’ il capitolo VII della terza sezione dedicato all’ urbanistica ed al quale –indicano gli autori – ha collaborato l’arch. Giuseppe Campos-Venuti (1926-2019) che ho “saccheggiato” più di tutto. L’ impronta di Campos-Venuti – il più alto esponente del dopoguerra del riformismo urbanistico italiano si avverte nelle 10 pagine del capitolo così colpisce la citazione dell’ing. Marcello Vittorini che avrei conosciuto nel 1979 a Napoli, docente alla facoltà di architettura, e che – dopo un indimenticabile convegno ad Ischia al Regina Palace sulla riforma degli enti locali e la necessità di un “processo di intercomunalità” fino ad arrivare al superamento della divisione territoriale in sei Comuni – come Comitato di Zona dell’isola d’Ischia del PSI proponemmo candidato al Senato della Repubblica nel nostro collegio insieme a quella di Franco Borgogna alla Camera dei deputati. Avrei rivisto, nella mia qualità di responsabile dell’Ufficio Stampa, Marcello Vittorini circa 20 anni dopo al palazzo della Provincia di Napoli in Piazza Matteotti come Coordinatore del Piano Territoriale di Coordinamento dei 92 Comuni cui la Provincia era deputata dalla legge 142/90 di riforma degli enti locali e sul quale puntava il Presidente, prof. Amato Lamberti, per il rilancio dell’Ente Provincia come Ente di coordinamento territoriale. Altra speranza delusa.

ECONOMIA ED URBANISTICA VIAGGIANO INSIEME

AMATO LAMBERTI

Il capitolo VII di “Idee per la programmazione economica” – che ho letto, riletto e sottolineato. Si apre con una affermazione categorica ed assiomatica. Questa: “L’obiettivo fondamentale della politica urbanistica è di tradurre sul territorio i programmi economici. La programmazione economica e la pianificazione urbanistica non rappresentano due fasi separabili sotto il profilo operativo ma sono due aspetti di un unico processo”. Da allora – nella mia attività di giornalista politico ed economico anche con diretta esperienza di amministratore comunale a Casamicciola (1975-1983) e di funzionario di enti locali (Provincia) (1976- 2009) da due osservatori privilegiati costituiti dall’ Ufficio Stampa della Provincia di Napoli e dall’Ufficio di Corrispondenza da Ischia e Procida dell’ Agenzia ANSA – ho sempre sostenuto che un piano urbanistico, che nei Comuni si chiamava “Piano Regolatore Generale”, non poteva e non doveva essere redatto solo da ingegneri o architetti e ridursi ad uno strumento di fabbricazione e di cosiddetta tutela paesaggistica ma doveva essere un piano economico e da qui l’aggettivo “generale” che veniva assegnato dalla legge urbanistica al Piano Regolatore. E’ probabile che chi ha scritto la legge urbanistica abbia letto Keynes e sull’importanza che il più grande economista del XX secolo attribuisce all’ aggettivo generale. E’ stata una battaglia perdente – nella mia realtà locale dell’isola d’ Ischia e nell’area più vasta del territorio provinciale con 92 Comuni – perché non solo non è mai nato un piano economico comprensoriale o intercomunale ma non è mai nato un piano di legittima fabbricazione. L’abusivismo era una necessità di “economia aperta”, costituzionalmente garantita, quindi legislazione prevalente su quella ordinaria ma questo è espresso per rimarcare una assurdità e per ricordare un clima di crescita economica negli anni del boom dal 1970 al 1990. Il ventennio della crescita senza regola o “un’isola da bere, o da mangiare o da saccheggiare”.

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LA FOLLE CORSA SENZA AUTISTA

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Franco Borgogna

L’ invito a scrivere una storia economica dell’isola d’Ischia per quanto avevo tratto dai miei studi, le mie passioni, le mie esperienze, mi fu data da Piero Ottone. Lo ospitammo nell’ ottobre del 1987 su mio invito come presidente dell’Associazione della Stampa delle Isole di Ischia e Procida (1986-1994) per una conferenza o meglio una giornata di studio sul suo libro “il Buon Giornale” che si tenne al Jolly Hotel di Ischia. A pranzo con Tommaso Ferrara e Paolo Mosè Ottone mi suggerì di scrivere un libro di storia locale sul secondo dopoguerra, quello del boom turistico, partendo semmai dal suo “Il gioco dei potenti” e dagli investimenti dei Grandi Alberghi Termali a Lacco Ameno del comm. Angelo Rizzoli che Ottone ricorda come “il commendatore che prendeva appunti sulla scatola di fiammiferi”. Scrissi invece “Tempi d’ Ischia” – gli incontri con gli uomini che hanno “fatto” l’isola d’Ischia e le opinioni su chi la fa (Editoriale Ischia S.a.S. 1988) un primo tentativo. Trovavo la cosa difficile per un’opera giornalistica alla mia portata e non un lungo “trattato”. Ho rimesso mano ad una storia economica, alla mia maniera e secondo le mie competenze, soltanto nel 2010 e cioè 23 anni dopo l’invito di Piero Ottone. Svolgevo un altro compito. Il Presidente della Provincia di Napoli, Amato Lamberti, non ho mai saputo per quali motivi, mi invitò a traferirmi ad Ischia per dirigere il Centro per l’Impiego, la nuova struttura che aveva sostituito con la Legge Biagi l’Ufficio di Collocamento e la competenza nella gestione era passata alla Provincia. Lamberti riteneva che sulle deleghe alla Provincia nel Piano di Coordinamento e nel Mercato del Lavoro si giocavano le carte per il rilancio dell’Ente Provincia. Fui responsabile del Centro per l’Impiego di Ischia dal febbraio 2002 al dicembre 2009 fino al mio pensionamento. Circa 8 anni. Ma anche questo fu un osservatorio privilegiato: potevo conoscere il mercato del lavoro locale, i numeri della sua consistenza economica e commerciale, l’offerta formativa o meglio il mondo scolastico e della formazione professionale, il rapporto con queste “competenze” con i sei Comuni ed il mondo imprenditoriale e così constatare come poteva attuarsi sul piano locale “la riforma del mercato del lavoro”. Fu una esperienza terribile ma è poco. Non c’era alcun incontro tra domanda ed offerta di lavoro. La liberalizzazione del mercato del lavoro aveva aggravato la situazione sociale, sindacale, civile.

IL RACCONTO DI UN’OCCASIONE PERDUTA

Prima del pensionamento pensai di scrivere il mio “libretto” di storia economica. “Ischia, Luci ed Ombre sullo sviluppo” col sottotitolo: “il sistema economico –sociale dell’isola d’ Ischia: dall’ espansione selvaggia (1970-1974) al tempo della globalizzazione (2002-2010) fu dato alle stampe nel marzo 2010 grazie al sostegno dell’OSIS che fondammo con Franco Borgogna. E’ dedicato a Domenico di Meglio (1949-2009). Contiene la prefazione di Franco Borgogna. E’ diviso in XI capitoli con un testo di conclusioni. Contiene una postfazione determinata dalla prima demolizione di un fabbricato abusivo nell’isola d’Ischia per ordine della Procura della Repubblica avvenuta giovedì 28 gennaio 2010. 13 anni fa. La postfazione è di 5 pagine. Il titolo è: Un sistema economico e sociale da salvaguardare. Il sommario è: “Come incanalare la pressione storica dello sviluppo in un’isola legalmente Iper vincolata da 70 anni?” Il racconto della mancata Pianificazione Territoriale dal 1962 ad oggi. Attualmente ci sono 2.993 imprese di cui 853 alberghi e ristoranti e 13 mila lavoratori iscritti al Centro per l’Impiego con 3200 studenti delle Superiori e 500 diplomati ogni anno. Un Comune Unico per Ischia ed una “Legge Speciale” per sanare l’urbanizzazione realizzata ed avviare una Programmazione Possibile. Dopo la Macelleria Edilizia arriveranno quelle Economica e Sociale. Il libro fu tirato in sole 500 copie e non ebbe successo né attenzione da parte dei poteri pubblici. Eppure non pensavo di aver scoperto nulla di nuovo o scritto un capolavoro. Pensavo che potesse essere utile per un nuovo modello di sviluppo che tutti chiedevano. Ma quella prima demolizione di un fabbricato abusivo non sanabile (ce ne sono state altre 3 o 4 ma non hanno interessato casermoni o veri e propri condomini) mi fece nascere l’interesse ad andare più in profondità nella storia economica. Trovai sulla preziosa “La Rassegna d’ Ischia” di Raffaele Castagna sul numero 6 del dicembre 2011 la ripubblicazione di un articolo firmato Antonio Castagna apparso sul numero unico “Ischia, isola verde” diretto da Giacomo Deuringer del 1949 dal titolo: “ Perché ad Ischia non si costruisce”.

IL RUOLO DI ANTONIO CASTAGNA DAL 1946

Pensai allora di continuare il racconto della Pianificazione mancata da quell’articolo di Antonio Castagna del 1949. Era un giovane imprenditore edile di Casamicciola. Era stato eletto nella lista di “Santa Maria Maddalena” nel 1946 capeggiata dal dottor Raffaele Monti, medico chirurgo. Aveva 35 anni. Aveva fatto solo i 3 anni di studio dell’avviamento professionale. Diventerà un pezzo grosso della Democrazia Cristiana per oltre 40 anni. Decisi di fare un libretto per continuare il racconto. Andai nel mio materiale di archivio. Nei ricordi personali e scrissi 47 paginette in formato pocket che chiesi a Raffaele Castagna di distribuire in allegato a “La Rassegna d’ Ischia”. Ne furono stampate 200 copie. Il libretto ha come titolo: “Ischia, la pianificazione mancata “ e sottotitolo: La storia di uno sviluppo edilizio ed economico senza programmazione dal 1949 al 2012”. 63 anni. Almeno 52, dal 1970, li avevo vissuti nel giornalismo locale. E’ costituito da 9 capitoletti. Questi i titoli: 1 – il vero scandalo di Ischia è il permanere di un regime vincolistico in un’ economia aperta; 2 – Una verità per lo sviluppo-il mistero del Piano Calza-Bini o le memorie del Soprintendente; 3 – La “rimozione” del Piano Calza-Bini ed i ricordi del professore Vincenzo Mennella; 4 – Il ventennio del boom turistico 1952-1972-La crescita senza Piano; 5 – Gli anni ‘ 80-90 del sacco d’ Ischia e delle grandi opere e l’omologazione politica – Gli anni di Enzo Mazzella; 6 – Gli anni ‘ 90 – il crollo della partitocrazia e la speranza della nuova legge per gli enti locali – la Pianificazione inutile della Provincia; 7 – il blocco totale e la mummificazione dello sviluppo; 8 – Mancata Pianificazione: responsabile n. 1 è la Regione – Fallimento dell’ autonomismo; 9 – Ritorno allo Stato con una Legge Speciale per Ischia, Capri e Sorrento. La postfazione è di Franco Borgogna, Presidente dell’OSIS che titolò il suo intervento: “La strada, mai imboccata, della programmazione regionale e del senso civico delle nostre comunità locali”. Borgogna – mettendo in luce un fil rouge del breve saggio con tutto quanto andavo dicendo da 50 anni – ricorda l’apertura del cuore alla speranza, quando un gruppo di intellettuali illuminati aveva dato vita al “Progetto ‘80“ e non riesce a perdonare i nostri rappresentanti regionali, i partiti, tutti coloro che si sono resi responsabili del disastro abitativo, sociale ed economico, in cui versa un’isola come Ischia, le cui risorse naturali e storiche avrebbero potuto rappresentare la premessa indispensabile ad uno sviluppo economico accompagnato dal progresso civile”. Borgogna quindi propone “una Legge Speciale che tenga conto dello sviluppo irrefrenabile ancorché incontrollato” poiché senza questa “sarebbe impossibile riprendere la strada del progresso”. “Senza una Legge Speciale per le realtà iper mature – scrive Borgogna – come Ischia che consenta di ripartire con ordine da un punto fermo, saremmo destinati ad un degrado crescente, ad una recessione sempre più grave e ad una depressione morale senza speranza”. Borgogna scriveva nel giugno del 2012.

SUCCEDE CASAMICCIOLA TRA TERREMOTO E ALLUVIONE

Davide Maria De Luca

Il 21 agosto 2017 Casamicciola subiva un terremoto del IX grado della Scala MCS: 2 morti, 10 edifici pubblici inagibili, 2405 sfollati, 640 case completamente inagibili, 1060 immobili danneggiati, 1254 ordinanze di sgombero. La zona epicentrale la stessa da almeno 5 secoli: il Majo, La Rita, il Fango. Il 26 novembre 2022 alle 5 del mattino, minuto in più o minuto meno, dopo circa sei ore di intensa pioggia mai registrata si stacca una frana dal Monte Epomeo. I primi dati parlano di 150 millimetri di pioggia in sei ore. Lo studio del prof. Cristofaro Mennella del 1959 “Ischia, gemma climatica d’ Italia” non prevedeva nel corso del mese di novembre a Casamicciola una simile quantità di pioggia in una sola giornata. Ma lo studio è vecchio di oltre 60 anni e non è mai stato aggiornato, rivisto, ampliato. Una enorme quantità di fango ed acqua si riversa sulla collina chiamata Celario a circa 300 metri dove ci sono case. 12 morti fra cui atrocemente 2 ragazzi e 2 bambini il più piccolo di 22 giorni. Nemmeno Thorton Winter potrebbe descrivere lo schianto ed il dolore. La grande alluvione distrugge ancora una volta Piazza dei Bagni del Gurgitiello come già era accaduto nel 2009 ma prima ancora nel 1910. Questa volta la potenza distruttiva è stata 10 volte più grande. L’ alluvione del 26 novembre 2022 è la più grande catastrofe mai avvenuta nell’ isola d’ Ischia in due secoli e seconda probabilmente soltanto al terremoto del 28 luglio 1883.

IL FIUME DI FANGO HA UCCISO SOLO I POVERI

Davide Maria De Luca è un giovane di 37 anni. E’ laureato in scienze politiche ed in Storia Contemporanea. Appartiene a quella generazione di giovani giornalisti per i quali non si scrive senza studiare le carte e senza vedere i luoghi. E’ stato ad Ischia tre giorni sul finire del mese di novembre. La collega ischitana Ida Trofa lo ha accompagnato sui luoghi della frana, lo ha fatto parlare con gli sfollati, gli ha mostrato la stampa locale. Davide scrive un reportage estremamente documentato in due pagine apparso nell’ edizione di martedì 27 dicembre 2022 dal titolo: A Ischia il fiume di fango ha ucciso solo i poveri. Il sommario: E’ passato solo un mese da quando 12 persone sono morte nella frana che ha travolto il paese di Casamicciola. Nel frattempo l’opinione pubblica ha già individuato colpe e colpevoli del disastro: gli abusi edilizi e gli ischitani che li hanno praticati. Ma la vera storia dell’alluvione non è quella che avete sentito raccontare fino ad oggi. Ho avuto con Davide un lungo colloquio di oltre un’ora seduti insieme al Bar Unico di Casamicciola. Al lungo e prezioso reportage – che trovate in altra parte del giornale – Davide dedica circa tre colonne al mio incontro con lui ed è un’ottima sintesi di un colloquio aperto con un collega di valore che non solo aveva letto il mio libretto ma ne aveva colto completamente il messaggio: per oltre 50 anni avevo scritto e creduto nella programmazione economica e nella pianificazione urbanistica, nella Repubblica, una e indivisibile ma con un ruolo determinante del sistema degli enti locali o del decentramento amministrativo Tutto questo faceva contrasto con la tragedia che ci circondava: un piccolo paese dalla grande storia complessa e martoriata praticamente completamente distrutto, un contesto nazionale lontano anni luce dai quei principi del ‘ 68 del movimento studentesco, speranze ridotte al lumicino. Salutai Davide con molta malinconia e quasi commozione. Gli dissi: “auguri per la tua carriera perché oggi è difficile fare il buon giornalista. Avrei voluto conoscerti in altre circostanze”.

2 – FINE (LA PRIMA PUNTATA E’ STATA PUBBLICATA L’11 GENNAIO)

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