Gianluca Castagna | Ischia – Un’antica leggenda, risalente addirittura ad Aristotele, li vuole migranti verso la luna. Cicogne e altri volatili che si trasformano in rane, come per effetto di un sortilegio. Da oltre 100 milioni di anni le migrazioni degli uccelli rappresentano uno dei fenomeni più affascinanti e misteriosi del mondo naturale. Rotte che attraversano tutto il pianeta. Viaggi, spesso di migliaia di chilometri, pieni di insidie, pericoli, intemperie. Guidati dal sole, dalle stelle, o dall’infallibile istinto, gli uccelli superano montagne, deserti, immense distese di acqua e condizioni climatiche al limite dell’impossibile. Tutto per soddisfare una sola necessità: sopravvivere. Perché la migrazione è una lotta per la vita.
Del ruolo, delle potenzialità e delle occasioni che forniscono le piccole isole nella lunga marcia dei volatili sì è discusso con la dott.ssa Francesca Buoninconti, socio fondatore Ardea ( Onlus per la Ricerca, la Divulgazione e l’Educazione Ambientale) nella prima giornata della Scuola Scienza & Società edizione 2016, diretta dal docente e giornalista scientifico Pietro Greco, organizzata annualmente dal Circolo Georges Sadoul in collaborazione con l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici e il Centro Studi di Città della Scienza di Napoli.
«A Ischia, fondamentale punto di ristoro, passano tantissimi migratori corti – spiega la Buoninconti – pettirossi, codirossi spazzacamino, tordi, quaglie, ma anche una folta comunità di migratori lunghi: sicuramente gruccioni, rigogoli, anche le gru. Migrano per cercare il cibo e allevare due o tre covate. Il loro primo viaggio, guidati da esemplari più maturi, non necessariamente genitori biologici, va dall’Europa all’Africa. Imparano la rotta e la rifanno in primavera anche da soli. Affrontando eventi climatici spesso imprevedibili che rischiano di disorientarli e ucciderli, ma anche l’uomo. Che può modificare l’ambiente o provocarne la morte».
Secondo i dati di Birdlife International, sono 37 milioni gli esemplari di volatili abbattuti nel Mediterraneo ogni anno. Uccelli di ogni specie intercettati in un momento delicato del loro ciclo vitale, fatti fuori senza pietà. Esiste una legge, la n.157/92, così come esiste chi se ne infischia, chi caccia le specie sbagliate, o chi caccia in eccesso. Sparare 20 tordi anziché 10, ad esempio.
«Qui è più difficile, anche se non impossibile – continua la Buoninconti – Le zone da monitorare per la cattura sono potenzialmente tante, a differenza di Ventotene, dove c’è una parte più costruita e l’altra molto meno. La maggior parte degli uccelli si ferma lì, in una sola zone, quindi siamo sicuri di trovarli. Ischia è un’isola più grande rispetto alle altre; più grande è un’isola, più ci sono degli uomini che la popolano. Questo gli uccelli lo sanno. Su Zannone, ad esempio, non ci sono gatti, topi né altri predatori. Parametro di valutazione privilegiato dai volatili. Questo non esclude che prima o poi anche Ischia possa avere la sua stazione di inanellamento».
L’inannellamento a scopo scientifico è una metodologia di ricerca mirata al monitoraggio degli uccelli durante i viaggi di migrazione. Decine di volontari, in particolari periodi dell’anno, catturano gli esemplari con delle reti di nylon morbidissimo, li marcano con un anellino sul quale è inciso un codice alfanumerico che lo renderà riconoscibile anche in futuro, e subito li liberano. Forse non il massimo, in tema di rispetto della libertà e della wilderness del pianeta, ma un piccolo pegno da pagare per proteggere la specie, preservarne la sopravvivenza e assicurare una gestione sensibile del territorio.
«Un passaggio importante, e possibile, quando fatto per gradi e con il giusto accompagnamento anche culturale – precisa la Buoninconti – Se sono abituato a cacciare, e lo Stato interviene un bel giorno obbligandomi a non farlo più, sento di essere stato espropriato di quello che consideravo quasi un diritto, una libertà irrinunciabile. Se invece capisco quali sono i motivi che rendono necessaria l’istituzione di una zona protetta, o le ragioni che suggeriscono la lotta al bracconaggio e la preservazione delle specie animali, se comprendo che da questo sacrificio possono derivare anche vantaggi economici attraverso altre forme di turismo, i risultati prima o poi arrivano. A Ventotene il bracconaggio è sostanzialmente scomparso, al contrario di Ischia dove esiste ed è diffuso». «La direzione in cui si può lavorare – conclude – è ampliare i regolamenti normativi, aggirare questa sorta di anarchia regionale per cui ogni regione italiana apre e chiude la caccia in periodi diversi, e soprattutto potenziare i controlli dello Stato. Oggi questa fondamentale attività è lasciata soprattutto ai volontari dell’ENPA, della LIPU o del WWF. Lo Stato dovrebbe intervenire di più anche a livello di informazione ed educazione».
Il ciclo della vita segue un rituale tutt’altro che semplice, la cui riuscita ha spesso del miracoloso. Le trappole mortali della caccia primaverile di cui è oggetto il popolo dei migratori del cielo (disseminate anche sulle piccole isole che dovrebbero garantirne invece la sopravvivenza), vanno combattute con l’impegno di tutti.