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DA ISCHIA A FORIO IL RUOLO CINICO DELLE OPPOSIZIONI: L’OSSESSIONE DI MANDARE A CASA IL SINDACO

L’arroganza del potere non raggiunto e da conquistare a tutti i costi, l’ossessione di non essere arrivati primi, la tragedia di essere finiti all’opposizione, sono i rammarichi e  le comuni esasperanti convinzioni di chi, per ribaltare  il proprio ruolo di perdente, vuole scalzare chi legittimamente sta al comando. Per farlo si abbandona agli ormai vecchi  schemi e detti da mettere in pratica, che recitano così: “Togliti tu che mi ci metto io” e più cinicamente  “Mors  tua  vita mea”, e se volete, ancora, per tagliare la testa al toro,  “La poltrona è mia e me la prendo io” anche se poi col voto popolare non proprio sufficiente,non è riuscito a conquistarla sul campo. Purtroppo è la mala politica locale che riflette quella nazionale, dove gli uomini mediocri e per giunta velleitari si prendono la scena e vi rimangono senza ritegno. Sotto accusa vanno coloro che non riescono a vincere le elezioni e sono costretti a ricoprire il ruolo di oppositori nei consigli comunali,  in base alla legge ed al criterio dei numeri e delle percentuali, che  permette loro  ugualmente di sedere nei civici consessi e lavorare lo stesso per il bene del paese col mandato di non decidere, ma di vigilare con l’ onestà di comportamento  sull’operato dei colleghi della maggioranza eletta. Almeno così dovrebbe essere. Ma gli esempi inedificanti quotidiani spiattellati sotto gli occhi dei cittadini, nello scenario politico locale, sono emblematici di un modo assai discutibile di difendere gli interessi del paese nel rapporto di controllo su come agisce e si muove chi al Comune ha la responsabilità piena  di gestire la cosa pubblica, con tutte le problematiche a cui dare attenzioni e risoluzioni finali. Ormai  si è fortificata nel modus viventis e pensantis di tutti i soggetti che rappresentano le opposizioni nei civici consessi dei comuni isolani, specie in quelli di Ischia Capoluogo, Forio e Casamicciola, la malsana idea che vigilare sull’attività amministrativa della maggioranza è uguale a combatterla, seguire  ogni sua mossa è uguale a denunciarla agli organi superiori di controllo, confutare ogni decisione del sindaco è uguale a demonizzarlo e via di questo passo fino ad apparire, senza rendersene conto, come l’ostacolo vero al lavoro amministrativo e politico cui  il gruppo di maggioranza è deputato a svolgere. Presso il Comune di Forio e quindi nel paese, accadono cose turche. Da  sempre  c’ è la caccia al sindaco demonizzato dai suoi avversari di turno  e ritenuto il male assoluto da sradicare dalle fondamenta, vale a dire, dalla base del suo elettorato fedele. Una sorta di gioco al massacro fine a se stesso e non per il bene della comunità. Oggi vittima da abbattere e il primo cittadino Francesco Del Deo. Ieri Franco Regine del quale si invoca il ritorno, e ancora più indietro Franco Monti. Elevati costoro a  capri espiatori di tutte le disgrazie nel paese. Allora ci si riunisce in segreto come gli storici carbonari per architettare la strategia più sbrigativa per “far fuori”, mandare a casa il sindaco, attraverso la raccolta di firme di chi in pratica è disposto a firmare fra i consiglieri di opposizione. La grande ossessione di chi avrebbe potuto stare al suo posto, il posto del sindaco, ma non è accaduto. Il copione è simile a quello di Ischia e di Casamicciola: liberarsi dell’”inetto”, dell’”incapace”, di quello “che non ci rappresenta”. Ed anche qui l’elenco delle “etichette” potrebbe essere lungo. Nel mirino della critica che fa male c’è sempre lui, il sindaco, il nemico da abbattere, colui che “non capisce i problemi del paese”, che “è lontano dai cittadini”, che  “fa il dittatore”, che “pende dalle labbra di Giosi”,  che  “ha la testa dura”, che “decide solo lui”, e chi più ne ha più ne metta. Naturalmente parliamo di Enzo Ferrandino che occupa con serietà la poltrona di sindaco di Ischia a largo suffragio popolare. Chi gli sta contro non molla l’obbiettivo e le sta pensando tutte per mandarlo a casa, per dargli il ben servito prima del tempo. Qualche tentativo alle spalle, per farlo decadere c’è stato. Ma è fallito in fase di costruzione con gli autori del “golpe”  dispersi come foglioline al vento. Senza dubbio l’sola con questi esponenti politici dell’altra sponda disposti a tutto, con questo loro modo di fare e di essere al di sopra delle righe, non va da nessuna parte. Il perverso modo di remare contro ad ogni costo, pur di vedere realizzate insane ambizioni a danno di chi ha il mandato per operare in un clima tutt’altro che irrequieto, per il bene dei cittadini, è politica irrazionale, acida,impopolare e direi, folle, perché  chi arriva a tanto, finisce col mettersi  di traverso sulla strada del processo di crescita civile, sociale e culturale  di un paese e di un popolo che ha scelto il suo sindaco per vederlo operare e non difendersi quotidianamente da critiche ingiuste, attacchi illogici e congiure senza senso. Dall’opposizione non si possono sparare solo bordate con l’aspirazione di  demolire uomini e cose e vivere e imporre la pretesa di saper fare meglio di chi ha il governo del paese. La storia politica  ed amministrativa ad Ischia dei primi anni ’60 ci ricorda la disputa dialettica attraverso comizi di piazza e manifesti attaccati ai muri dai contenuti più che forti fra il sindaco del Tempo Vincenzo Telese e il leader dei socialisti  locali Francesco Scalfati ed i suoi compagni vari. Fra i tanti manifesti solitamente  gialli che si stampavano nella tipografia di Angelo Granito e dei  suoi  figli Franco e Pasquale, ne fece scalpore uno in particolare, pensato nella segreteria del partito del Psi dallo stesso Scalfati leader del gruppo socialista in consiglio comunale e “nemico” giurato del  sindaco  Vincenzo Telese. Il manifesto in questione affisso su tutte le cantonate del comune, oltre a presentare per la lettura un  testo di fuoco, recava in alto,  un titolo per chi lo leggesse , all’istante , a dir poco fuorviante. La frase usata  a bella posta per disorientare i cittadini ed i seguaci del Sindaco attaccato era la seguente: IL SINDACO TELESE SI DIMETTA ! Qualcuno senza riflettere subito, si allarmò cadendo nel tranello linguistico . Credette per davvero  che Telese avesse gettato la spugna. La lotta politica portava anche a questo. Ogni mezzuccio era buono, anche contro un “gigante” politico del passato.

Antonio Lubrano

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