CRONACAPRIMO PIANO

Fanghi “killer”, costi alle stelle: ancora ombre sui depuratori

E’ quanto si evince dal verbale redatto dal comitato al termine del recente tavolo tecnico svoltosi all’Università Federico II e che Il Golfo pubblica in esclusiva. Ecco tutte le perplessità che spingono ad una revisione degli impianti che serviranno Forio, Serrara Fontana, Casamicciola e Lacco Ameno

Depuratori sì, depuratori no. E’ uno dei tormentoni dell’estate, anche se non si tratta di una di quelle canzoni che passano in radio dalla mattina alla sera. Ma l’argomento è ormai diventato oggetto di discussione anche da parte del mondo universitario. Se per l’impianto sulla collina di San Pietro i sindaci di Ischia e Barano Enzo Ferrandino e Dionigi Gaudioso hanno deciso di continuare a pigiare il piede sull’acceleratore, per i progetti legati alle strutture di Casamicciola e Forio – che sono tuttora ancora sulla carta (a voler essere ottimisti) ci potrebbe essere la possibilità di procedere ad una parziale revisione del progetto originario. Perché i depuratori non nasconderebbero solo rose ma anche (se non soprattutto) spine e un’area con fondali come i nostri potrebbe tranquillamente farne a meno, almeno in parte. Promosso dall’ANCIM (Associazione Nazionale dei Comuni delle Isole Minori) nei giorni scorsi si è svolto presso il dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, a Monte Sant’Angelo, una riunione del comitato tecnico scientifico congiunto su acque reflue e sistema di smaltimento naturale che ha evidentemente tra i suoi compiti quello di valutare e studiare in ogni singolo dettaglio le problematiche connesse allo smaltimento in mare dei reflui delle isole minori.

Il summit, voluto dal sindaco di Forio Francesco Del Deo nella sua veste di presidente dell’ANCIM, tendeva proprio ad analizzare la situazione attuale relativa ai depuratori di Forio-Serrara Fontana e Casamicciola Terme-Lacco Ameno, allo scopo di definire le iniziative più opportune da intraprendere per superare le criticità emerse. Tutto questo soprattutto alla luce di quanto scaturito da un precedente summit, che si vera svolto l’1 luglio, con il commissario straordinario alla Deputazione Maurizio Giugni, proprio presso l’Università di Napoli. Il verbale è stato indirizzato ad una serie di soggetti interessati per la visione e la firma dello stesso e siamo riusciti a venirne in possesso, potendo così raccontare con dovizia di particolari cosa bolle realmente in pentola.

DEPURAZIONE MENO INVASIVA NON DANNOSA PER L’AMBIENTE

E già l’ordine del giorno contenuto nella convocazione, invero, lasciava intendere come ci si volesse muovere nell’ottica della realizzazione e messa in pratica di una depurazione molto meno invasiva di quella degli impianti pensati ormai tanti e tanti anni fa. Non a caso l’odg recitava testualmente quanto segue: “A) Illustrazione del Promemoria del Comitato, presentato al Commissario in apertura dell’incontro, che richiamava quanto già esposto nelle precedenti due lettere all’allora Ministro dell’Ambiente, inviate rispettivamente in data 31/7/2019, a firma congiunta dei sindaci di Casamicciola, Forio, Lacco Ameno e Serrara Fontana e in data 10/5/2020, a firma del Dott. Pierluca Ghirelli. B) Possibilità di applicazione dell’art.6 della direttiva 91 /271 /CEE che cita: 1. Per il conseguimento degli scopi di cui al paragrafo 2, gli Stati membri possono individuare, entro il 31dicembre 1993, aree meno sensibili, secondo i criteri stabiliti nell’allegato II. 2. Gli scarichi di acque reflue urbane provenienti da agglomerati con un numero di ab. equivalenti, compreso tra 10 000 e 150 000 se immessi in acque costiere e tra 2 000 e 10 000 se immessi in estuari, situati nelle aree di cui al paragrafo 1, possono essere sottoposti ad un trattamento meno spinto di quello previsto all’articolo 4, purché: – tali scarichi subiscano almeno il trattamento primario così come definito all’articolo 2, punto 7), conformemente alle procedure di controllo stabilite nell’allegato I D; – studi esaurienti comprovino che essi non avranno ripercussioni negative sull’ambiente. C) L’opportunità di valorizzare gli ambienti esistenti e già disponibili, che, unita alle minori necessità di spazi, utilizzando nuove tecnologie (ad esempio: trattamento primario con filtri tipo Salsnes) potrebbe permettere, in prospettiva, anche un trattamento secondario più semplice e meno costoso, qualora necessario, con ovvio contenimento dei tempi e dei costi sia di investimento che di gestione. D) La possibile adozione di nuove tecnologie di trattamento a valle della condotta: es. la tecnologia MUDS (Marine Underwater Depuration System), già in sperimentazione nella regione Liguria, che permette un trattamento biologico dei reflui nella fase di smaltimento in condotta a livello di diffusore”.

FRANCESCO DEL DEO CATEGORICO: PROGETTAZIONI DA RIVEDERE

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Alla riunione, oltre ai sindaci interessati, erano presenti anche il liquidatore dell’EVI Pierluca Ghirelli (coordinatore del comitato, il responsabile direttivo dell’area tecnica dell’Evi Franco Trani, i professori Francesco Aliberti e Marco Guida, dell’Università di Napoli “Federico II”, e l’ing. Angelo D’Abundo, tecnico incaricato dall’ANCIM. Decisamente interessante e indirizzante il discorso in apertura di seduta di Francesco Del Deo che viene riassunto così. Di fatto il presidente ANCIM “riassume sinteticamente i contenuti dell’incontro avuto con il Commissario Giugni in data primo luglio presso gli uffici del Politecnico della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Napoli Federico II. Il presidente dell’ANCIM riassume la richiesta formulata dal gruppo di studio di rivedere le progettazioni relative ai depuratori a farsi, in considerazione delle novità tecnologiche intervenute e delle molte criticità medio tempore emerse per la realizzazione dei medesimi ed oramai note, quali le problematiche connesse alle profondità alle quali l’impianto in progetto deve arrivare in prossimità del mare; necessità di difendere l’impianto con creazione di scogliere; problematiche connesse alla seconda fase della depurazione, con trasporto dei fanghi di risulta in terraferma con costi non proporzionati alla media nazionale; necessità di proteggere l’impianto dal costone franoso che sorge alle spalle del parcheggio dell’Anas, lungo la litoranea di Casamicciola: tutte problematiche che esitano, infine, in costi di gestione assolutamente non fisiologici, e che hanno indotto il gruppo di studio ad interloquire con il prof. Giugni proprio allo scopo di chiedere una revisione della progettazione”.

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GIUGNI: NO A NUOVO PROGETTO MA FANGHI PERICOLOSI

Nel passaggio successivo poi viene sottolineato come il prof. Giugni ha replicato a questa richiesta eccependo che lo stato di progettazione del depuratore di Casamicciola-Lacco Ameno, già è in uno stadio avanzato e, quindi, non sarebbe giustificato un ripensamento generale del progetto con relativa vanificazione degli sforzi economici già attuati durante la gestione dell’ing. Enrico Rolle e portati a compimento dalla gestione Giugni, per una cifra superiore ai due milioni di euro.

Quanto sopra, benché lo stesso Giugni abbia chiaramente espresso la sua condivisione di talune delle perplessità espresse dal gruppo di studio in relazione alla tipologia progettuale, alla collocazione dell’impianto in un posto poco adatto e pericoloso, e dei costi di gestione che ne scaturiscono, non ultimo il discorso della seconda fase della depurazione, con le fasi di eliminazione dei composti azotati, che comportano la produzione di notevoli quantità di fanghi i quali, nella situazione di un bacino recettore oligotrofico come quello del mare di Ischia, appaiono largamente ingiustificati e forieri, peraltro, di una produzione di CO2 dannosa per l’ambiente.

GHIRELLI: COSTI MONSTRE, DEPURAZIONE SIA COERENTE COL TERRITORIO

Il commissario alla depurazione Giugni
Il commissario alla depurazione Giugni

Particolarmente significativo il passaggio del liquidatore dell’Evi, Pierluica Ghirelli, che nel verbale viene così riassunto: “Il dott. Ghirelli sottolinea come oggi, ai Sindaci presenti, venga per la prima volta esposto un quadro complessivo della tipologia, dei tempi e delle criticità dell’intervento e dei costi di gestione che ne scaturiscono, fornendo loro degli elementi di conoscenza che sarebbe stato opportuno fossero stati dati agli stessi in prima istanza, prima delle conferenze di servizi, in modo da trasmettere ai primi cittadini un quadro completo delle scelte che andavano a proporre o ad avallare su proposta dei team progettuali. Tale tardiva conoscenza di questi elementi di criticità, pur tuttavia, non deve far desistere dalla possibilità di incidere in corso d’opera sulle strade della progettazione, seguite nell’interesse della collettività per addivenire alla creazione di strutture di depurazione coerenti con il territorio e che non risultino nel medio periodo non sostenibili, con la conseguenza probabile di essere abbandonate a loro stesse, causando un doppio danno, così come peraltro è già accaduto per i depuratori realizzati con la legge Galli, come quello di Casamicciola che è tuttora utilizzato solo parzialmente, grazie ad alcune vasche sfruttate dall’EVI spa ma che, fondamentalmente, è inutilizzato all’80 per cento”. Insomma, il ragionamento è chiaro: quando si sono sparati i fuochi d’artificio per la realizzazione dei depuratori, nessuno era a conoscenza dell’impatto ambientale degli stessi ma soprattutto dei costi per la loro gestione, che come ricordato a più riprese dalle colonne di questo giornale potrebbero addirittura veder triplicato il costo della bolletta idrica. Un “dettaglio” questo sul quale evidentemente la classe politica continua a fare orecchie da mercante, anche se pian piano una certa sensibilità verso la tematica pare finalmente iniziare a emergere.

LACCO APRIPISTA PER UNA DEPURAZIONE “LIGHT”

E poi c’è il rischio fanghi, dicevamo. Quello che esprime anche il prof. Aliberti che nel suo intervento descrive dapprima le criticità connesse alla collocazione del depuratore di Casamicciola-Lacco Ameno e poi descrive taluni difetti della tecnologia MBR, che è stata indicata dai progettisti nei depuratori a farsi, sottolineando l’enorme quantità dei fanghi che ne derivano, i costi di gestione e, con particolare evidenza, rileva l’esistenza oggi di alternative più ecologiche e più economiche, che permettono di raggiungere comunque ottimi risultati in termini di depurazione. Poi il verbale racconta anche dell’intervento del sindaco di Lacco Ameno: “Giacomo Pascale aggiunge poi come sia in costruzione la nuova condotta fognaria sottomarina per l’allontanamento dei reflui e come il Comune di Lacco Ameno possa fungere da apripista nella sperimentazione di questi sistemi alleggeriti di depurazione che possono prevedere l’utilizzo di tecnologie per una depurazione primaria a terra che, nel caso lacchese, potrebbero essere realizzate nell’ambito dei locali denominati Sombrero, all’ingresso del territorio comunale, dove i reflui possono essere deviati prima di essere immessi in condotta e sottoposti ad una depurazione secondaria al termine della condotta medesima, utilizzando una tecnologia MUDS, già in sperimentazione in Liguria, collocata dieci anni or sono anche nel depuratore di Atrani, benché si trattasse di una prima tecnologia MUDS, poco evoluta, e che tuttora è in corso di sperimentazione, con ottimi risultati, nel bacino del Mediterraneo”. Nella redazione del verbale c’è un lungo inciso che rende forse meglio di ogni l’altro l’idea di come con la depurazione intesa nell’accezione originaria dei progetti i costi potrebbero schizzare alle stelle. “I presenti sottolineano, quindi, che l’enormità dei costi di gestione emersa dai primi dati sia, pur tuttavia, già attutita da un’errata considerazione perché il costo di 35 euro per abitante è stato calcolato con un costo del trasporto a discarica e deposito dei fanghi di 200 euro a tonnellata, valore utilizzato dai progettisti in maniera decisamente erronea, in quanto il reale costo, nel caso dell’isola d’Ischia, deve essere computato in 600 euro a tonnellata, vale a dire il triplo di quanto ipotizzato, considerando la distanza e la necessità del trasporto marittimo; il che fa lievitare ancor più in alto i già elevatissimi costi di gestione che, in termini di sostenibilità, sono assolutamente ingestibili.

UNA RELAZIONE AL MINISTRO PER TUTTE LE ISOLE MINORI

Dopo aver discusso di chi e come dovrebbe sobbarcarsi il costo di 500.000 euro per la realizzazione della famigerata condotta lacchese, il sindaco Del Deo ha chiesto ai presenti la redazione di una nota sintetica da inoltrare al ministro dell’Ambiente per metterlo al corrente delle attività del gruppo e delle intenzioni dei presenti per identificare le metodologie procedurali onde apportare le modifiche ritenute necessarie alla progettazione ed alla realizzazione dei depuratori. Il presidente dell’ANCIM e sindaco di Forio ha sottolineato come sia importante la collaborazione con i tecnici dell’Università Federico II per la certificazione e la bontà dei progetti che vengono proposti e ritiene che debba essere assolutamente coinvolta in questo discorso di elaborazione anche l’ISPRA per le sue competenze, che possono dare ulteriori fondamento e credibilità alle iniziative intraprese. Ma non è tutto, perché in relazione alla nota da inviare al ministro, Del Deo ha rimarcato come la stessa dovesse fare riferimento, con chiarezza, a tutte le isole minori, per evitare fraintendimenti e per evitare che potesse apparire un ostacolo all’azione intrapresa dal Commissario.

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