CULTURA & SOCIETA'

Ischia in 3 P – Paesi, Paesaggi & Persone Alberi, una magia nel cuore dei paesaggi

(SECONDA PARTE)

I corridoi biologici artificiali vengono progettati dai tecnici paesaggisti (agronomi, architetti paesaggisti biologi, geologi, ecc.) che si occupano di paesaggi o porzioni importanti di interi territori degradati ( vecchie cave, discariche abbandonate, aree dismesse dall’industria o dai servizi, poli ferroviari, aree militari, ecc.), proprio in vista di realizzare un collegamento con le aree naturali più prossime, al fine di consentire il progressivo e stabile insediamento di specie viventi in quei luoghi da recuperare. In effetti il corridoio biologico artificiale è mutuato, nella sua funzione, struttura e composizione, da tutto quanto è dato osservare in quelli naturali di cui vi ho già parlato.

Si tratta di un bell’esempio di imitazione della natura per il perseguimento di un obbiettivo di effettivo miglioramento dell’ambiente. L’uomo copia la natura, o meglio l’asseconda, e nel contempo le rende un servizio : i benefici ricadono sull’uomo, sulla collettività, quantunque non siano economicamente quantificabili, esattamente valutabili in quanto senza dubbio alcuno vi è un beneficio per il consorzio umano anche in termini monetari ( riflettete su queste parole, miei cari lettori : un paesaggio più naturale e vivibile produce meno stress, riduce le malattie nervose e le sindromi psicosomatiche, aumenta il benessere della popolazione, riduce la spesa sanitaria in generale, riduce i conflitti e gli attriti interpersonali, in ultimo si traduce in una maggiore ricchezza, anche economica, per la popolazione !)

GLI ALBERI ISOLATI, SINGOLI O IN PICCOLI GRUPPI, quando sono abbastanza distanziati tra di loro e non minacciati dall’uomo, inseriti ad esempio nel contesto di un paesaggio agricolo con un’attività di coltivazione assidua ed anche piuttosto intensiva, svolgono un ruolo simile a quello dei corridoi biologici, anche se di portata più limitata. In questo caso potremmo parlare di pontio di stazioni di rilancioda cui la natura può ripartire per rinaturalizzare quel paesaggio, quel pezzo di territorio, ad esempio a seguito di arretramento o completo abbandono dell’attività agricola. Pensate, miei cari amici, che nelle campagne di Ischia ( di tutta l’isola!) spesso compaiono, un tempo molto di più di oggi !, alberi isolati di pino o di pioppo nero, o di quercia, o ancora di olmo campestre, annosi e svettanti nel paesaggio agricolo fatto soprattutto da vigneti o da seminativi ! Era lo stesso contadino o proprietario terriero ad averli piantati o addirittura ad averli seminati! Le ragioni erano ben precise, anche se non sempre uguali. A volte servivano a marcare un tratto di confine , altre volte ad assicurarsi una produzione di ghiande per i maiali e di fronde per conigli e capre domestiche, o anche legna da ardere. Per gli altissimi pioppi una buona motivazione era anche quella di attrarre uccelli di passo ( tordi o marvizzi, tortore,merli, frosoni, gialloni, ecc.) per poi dargli di schioppo (fucile). Un caso particolare voglio raccontarvelo: riguarda un maestoso albero di pino che si trovava nella zona collinare a monte di via Morgioni, in proprietà Ferrandino ( a Sprocchi(a) ), a confine con la proprietà del fu cavaliere G.B. Di Meglio, ed al limite con un sentiero che si inoltrava in alto nei vigneti.

Quell’albero, sopravvissuto fino a qualche decennio orsono, era visibile da una vasta area circostante, per la sua notevole altezza. I contadini del luogo, i braccianti soprattutto, si davano appuntamento nelle sue prossimità quando all’alba dovevano portarsi nei campi. I cacciatori vi sostavano all’ombra seduti su una parracina e chiacchieravano tra loro aspettando che qualche preda giungesse loro a tiro. E la cosa non era infrequente specialmente nei mesi primaverili. La parola d’ordine ricorrente era : < C(e) verimm(e) sott(o) a pign(a )…>. Dunque luogo conosciuto e familiare nella zona per la presenza notevole di quel pino. Ebbene, si narrava dagli anziani del luogo che quell’albero fosse stato piantato dai genitori del canonico Onofrio Buonocore, nelle cui fasce, alla sua nascita, fu deposto un pinolo e li tenuto fino al suo germogliamento, per poi essere seminato( o trapiantato) nel luogo ove poi è cresciuto dritto e rigoglioso, fino a circa la fine degli anni ottanta, quando per cause naturali è seccato ed è stato tagliato. Quindi gli alberi isolati, ma non solo, in alcuni casi marcano la vita degli uomini e ne seguono parallelamente il decorso, la storia personale, la memoria.

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GLI ALBERI MONUMENTALI

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Riallacciandoci alla storia del pino del canonico Buonocore, possiamo introdurre il concetto di albero monumentale: Sono da considerare tali tutti gli alberi secolari o plurisecolari presenti su un dato territorio, sia in ambito pubblico che privato. Ma l’età non è un fattore esclusivo per riconoscere o qualificare per tale un albero. Vale anche la sua singolarità biologica, quindi anche la specie botanica specialmente se rara , la sua conformazione, il luogo ove è cresciuto e prosperato, la storia o le vicende umane che in qualche modo lo hanno visto testimone, ecc. Volendoci riferire al comune di Ischia sono monumentali tutti gli alberi di pino secolari delle pinete pubbliche e non, i due platani posti all’ingresso del civico cimitero, lo stesso platano che si erge al centro della strada vicino alla chiesa di Portosalvo, le palme da dattero, l’albero di canfora e di altre specie presenti nel parco del Palazzo Reale, l’Araucaria bydwilli che si erge vicino all’albergo Villa Maria. Ma sono da considerare monumentali anche alcuni buncazzoni (Ailanthus glandulosa) che ancora sopravvivono lungo il primo tratto di Corso Vittoria Colonna, il carrubo posto al centro della ex villa De Biase, i superstiti dei pioppi secolari piantati nel Rio Corbore ( Arenella) dopo l’alluvione del 1910, e tanti altri ancora. Era un albero monumentale il tristemente famoso Leccio di Casalauro.

Un caso particolare è quello di un Eucaliptus di specie rara, unico esemplare dell’isola d’Ischia che si eleva sulla collina del Soronzano, appena più in alto delle chiesa dello Spirito Santo, nel giardino di proprietà Borsari (?). Lo si nota in piena estate per la sua esplosiva fioritura rosso fuoco che si dilunga per almeno un mese e visibile fin dalla Mandra. E’ una presenza casuale, di cui non si conosce bene la storia, ovvero chi l’ha piantato e quando, se si conoscevano le sue caratteristiche o meno, ecc. Ma potrò informarmi in merito, miei cari lettori, e darvene semmai notizia. Citiamo anche la quercia di Candiano (Buonopane, nel comune di Barano) ed i platani che cingono lateralmente via Paradisiello a Casamicciola Terme. Ma in tutta l’isola vi sono alberi degni di essere considerati monumenti vegetali, basta scoprirli ! E vediamo cosa dice la legge in proposito : A mente della legge N° 10 del 2013, tutti i comuni italiani con popolazione uguale o superiore a 15.000 abitanti sono tenuti a censire gli alberi monumentali presenti sul loro territorio ( in ambito pubblico e privato ) ed a sottoporli ad uno speciale regime di tutela e salvaguardia. Ma di questo ed altro ci occuperemo più dettagliatamente in altra occasione.

LE ALBERATURE STRADALI

Fanno parte integrante del paesaggio urbano, quindi del più classico dei paesaggi umani.La loro funzione non è semplicemente estetica ed ornamentale, quindi di attenuazione ed abbellimento dell’edificato e delle infrastrutture primarie. Svolgono invece un importante ruolo nella produzione di ossigeno, nell’assorbimento ( meglio captazione a scopo trofico !) dell’anidride carbonica prodotta dalle attività umane e non solo, di trattenimento delle polveri e di altri inquinanti, dell’attenuazione dei rumori, della produzione di zone d’ombra in contesti molto soleggiati, ma anche di stabilizzazione del suolo laddove questo presenta caratteristiche di fragilità, di assorbimento dell’acqua, nel fornire rifugio a volatili ed altri insetti, tra cui spesso insetti utili anche alle coltivazioni circostanti, se ce ne fossero. Un caso notevole in tal senso sono gli oleandri : in estate vengono spesso infestati da afidi gialli ed afidi bruni. Ma questi presto sono parassitizzati da piccoli imenotteri endofagi le cui larve distruggono dall’interno ogni singolo afide lasciando come traccia un forellino di uscita dell’insetto “ buono” che, raggiunto lo stadio perfetto (adulto), si diffonde nell’ambiente andando alla ricerca di nuove prede, magari su un albero di pesco anch’esso attaccato da afidi. Delle alberature stradali distinguiamo le cittadine, proprie dei centri urbani , dalle alberate periferiche ed extra urbane, realizzate sulle grandi vie di comunicazione e sulle strade che collegano uno più centri urbani. La situazione ad Ischia è davvero particolarissima e sotto diversi aspetti anche paradossale. Mi viene, miei cari e sparuti lettori, di raccontarvi un aneddoto che risale a qualche anno orsono. Da una città dell’Emilia viene in vacanza ad Ischia un mio giovane collega, un agronomo. Dopo qualche giorno chiede in giro se ad Ischia c’ è un posto o una persona a cui poter chiedere informazioni sull’agricoltura isolana, sulla sua flora, ecc. Un tassista gli fa il mio nome e gli da le dritte giuste per potermi rintracciare. Mi contatta al telefono. Ci incontriamo finalmente ! Me lo vedo arrivare in mountain bike, tutto felice e contento per avermi finalmente trovato. Iniziamo una bella conversazione, con scambi di idee, informazioni reciproche, curiosità, ecc. Mi informa che lui si occupa di verde pubblico presso un comune della sua regione, l’Emilia. Gli chiedo che cosa ne pensa di Ischia e lui si spertica in complimenti per il clima, i paesaggi, il mare, le terme, la cucina e tutto quanto nei pochi giorni di permanenza aveva subito captato. Lo incalzo sul suo terreno : Il verde pubblico ! in particolare le alberature stradali. < Ahh… –esclama con prontezza- una meraviglia di colori, belle, bellisssime… > ! Poi, come a voler rimarcare una caratteristica importante che gli era sfuggita, mettendo una mano avanti per stoppare una mia probabile replica, mi fa : <Ma soprattutto è bellissimo il disordine delle vostre alberature, tante specie e varietà che si alternano senza ordine alcuno, alberi alti con altri bassi, alcuni dritti, altri curvati a destra e sinistra, una meraviglia …, per me una scoperta continua ! > .

A questo punto incomincio a manifestargli col volto il mio disappunto e gli dico con una visibile decisione : <Giovanotto, ma per caso vuoi pigliarmi in giro , vuoi sfottermi ? E lui di rimando : < No, no!, vi assicuro che faccio sul serio, mi piace molto questo modo di fare e tenere le alberature ad Ischia. Dalle parti mie, invece, che noia, chilometri e chilometri di alberi tutti uguali, l’uno la fotocopia degli altri! Sembrano tanti soldatini tutti sugli attenti, tutti con la stessa divisa, sembrano usciti da uno stampo. No, no, sono noiosi, noiosissimi! Da voi invece che bello, non c’è possibilità di annoiarsi!> Ancora nutro qualche dubbio sulla sua sincerità, ma presto ogni ombra mi viene fugata, quando , fattosi ora serio serio, aggiunge : < … Lì mi darebbero del pazzo se proponessi di fare un impianto come il vostro, però che tristezza ! Ma forse mi verrà di proporlo a qualcuno di mentalità più aperta e chissà che ….! > Dopo quel primo incontro ne seguirono altri tre, compresa una pizza che volle offrirmi in compagnia di alcuni suoi amici. Poi il commiato, ancora qualche scambio telefonico, via via a diradare, fino alla perdita dei contatti, come è anche naturale che possa avvenire. Da quell’esperienza mi venne di amare in qualche modo le nostre bizzarre alberature stradali, ma poi, col passare degli anni , è ritornata la coscienza dei problemi che i nostri alberi cittadini, oggi più di ieri e non per loro colpa, hanno loro stessi in primo luogo, e creano alla cittadinanza in seconda battuta. Ma questa volta le responsabilità sono bene ed esattamente individuabili. Ritornate a leggere Il GOLFO la prossima settimana, care ed affezionate lettrici e lettori, e vi racconterò altre cose sulle alberature cittadine di Ischia, e non solo… !

* Agronomo e naturalista

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