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Ischia in ritardo nella corsa alla sostenibilità

Il Rapporto 2025 di Legambiente fotografa un’isola in affanno che non a caso viene collocata in fondo alla speciale classifica delle isole minori: l’indice di sostenibilità è tra i più bassi del paese, Ischia è in grave ritardo. I motivi non mancano, e quel che è peggio molti di questi sono atavici e mai affrontati né risolti

L’isola di Ischia si scopre fragile e indietro nel cammino verso la sostenibilità. A certificarlo è il rapporto “Isole Sostenibili 2025” curato da Legambiente, che con la consueta analisi multidisciplinare — dal ciclo dei rifiuti al consumo di suolo, dalle energie rinnovabili alla mobilità — assegna a Ischia un indice di sostenibilità del 38%, tra i più bassi dell’intero panorama delle isole minori italiane. Con 62.229 abitanti, una densità di popolazione di 1.344 abitanti per km² e sei comuni che condividono lo stesso territorio (Ischia, Barano, Forio, Casamicciola, Lacco Ameno e Serrara Fontana), l’isola combatte su più fronti una battaglia spesso persa contro l’inadeguatezza dei servizi ambientali. Il primo indicatore a risaltare è quello relativo alla raccolta differenziata, ferma al 46,14% nel 2023, con una leggera flessione rispetto al 2022 (-1,8%). Nessun comune raggiunge il 55% richiesto per legge, ma si distingue Forio con il 52,85%, mentre il fanalino di coda è Casamicciola Terme con il 32,58%. Il secco residuo pro-capite — la parte non differenziata dei rifiuti urbani — è pari a 352,84 kg per abitante all’anno, un dato elevato che evidenzia inefficienze strutturali nel sistema di raccolta. Guardando all’evoluzione nel tempo, tra il 2017 e il 2023, si registra una preoccupante perdita di efficienza in molti comuni: Casamicciola ha ridotto del 65% la quantità di rifiuti differenziati, mentre Lacco Ameno segna un calo del 20%. Solo Serrara Fontana ha registrato un incremento virtuoso del 164% nella raccolta differenziata.

Altro nodo dolente è quello della rete idrica: le perdite di acqua potabile raggiungono il 39%, in continuo peggioramento rispetto al 2018 (+1,5% annuo). Una percentuale insostenibile per un’isola che, soprattutto d’estate, subisce forti pressioni turistiche. Sul fronte depurazione delle acque reflue, il carico trattato si attesta al 94%, ma restano ancora da completare ed efficientare gli impianti esistenti per garantire un’efficace tutela del mare e dell’ambiente costiero. Il 32,91% del suolo dell’isola risulta consumato, e oltre il 15,4% di questa superficie si trova in aree a rischio idrogeologico. Tra il 2006 e il 2023 il consumo è aumentato dell’1,11% — segno che la pressione antropica continua a crescere, malgrado i frequenti episodi di dissesto. Il dato più impressionante riguarda la popolazione esposta a rischio frane: 4.287 persone nel solo Comune di Ischia, con 1.293 edifici e 298 imprese localizzati in aree classificate a elevato rischio idrogeologico. Sul fronte dell’energia, Ischia è interconnessa alla rete elettrica nazionale, ma mostra comunque segnali incoraggianti: sono installati 7.816 kW di fotovoltaico, pari a 0,13 kW per abitante, accompagnati da 517 mq di solare termico. Inoltre, Ischia è una delle poche isole italiane a sfruttare parzialmente la geotermia, un potenziale ancora inespresso che potrebbe diventare strategico nei prossimi anni. Una novità significativa arriva dal comune di Forio, dove nel luglio 2024 è stata costituita la prima Comunità Energetica Rinnovabile dell’isola, già operativa grazie agli impianti di alcuni prosumer (produttori-consumatori locali).

La mobilità resta uno dei punti critici: il tasso di motorizzazione è di 0,64 autovetture per abitante, pari a 39.778 auto complessive, un valore molto vicino alla media nazionale e poco compatibile con le caratteristiche di un territorio insulare. Solo il 40% del parco circolante appartiene a classi emissive Euro 5 o Euro 6, con un pesante 60% di auto inquinanti (Euro 4 o inferiori). L’isola resta sprovvista di un piano organico per il potenziamento di mobilità pubblica elettrica o ciclopedonale. Ischia vanta importanti aree protette, tra cui il Regno di Nettuno (11.256 ettari a mare) e sei zone speciali di conservazione (ZSC e ZPS), tra cui le Pinete dell’Isola di Ischia e il Corpo centrale dell’isola, per un totale di oltre 8.000 ettari tra terra e mare. Tuttavia, il potenziale ambientale e turistico di questi territori è spesso non valorizzato da una gestione integrata e da strategie di ecoturismo sostenibile. L’analisi restituisce il quadro di un’isola in difficoltà, con servizi ambientali disomogenei tra i sei comuni e assenza di risposte al questionario di Legambiente da parte delle amministrazioni. Un segnale grave, che indica una scarsa partecipazione alla governance ambientale e alla programmazione della transizione ecologica. La sfida ora è duplice: da un lato occorre agire con piani strutturali e partecipativi, anche alla luce delle risorse disponibili grazie a PNRR, fondi UE e opportunità come le Comunità Energetiche Rinnovabili; dall’altro, serve un cambiamento culturale che parta dal basso, dai cittadini e dai giovani, per costruire una nuova idea di sviluppo insulare, rispettosa dei limiti e delle potenzialità di Ischia.

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