Ischia, la stagione e le sue mille contraddizioni
Qualcuno mi aiuti e ci aiuti a capire. Perché se da una parte c’è il rischio che a voler vedere per forza il bicchiere mezzo vuoto si possa essere eccessivamente pessimisti o come si dice a Roma “piagnoni”, dall’altra non vorrei che gli eccessi di ottimismo possano regalarci una visione distorta e magari farci pure cullare sugli allori quando in realtà eventi e congiunture proprio non lo consiglierebbero. E nel mezzo di questo amletico dilemma domenicale c’è lei, la nostra amata Ischia. Il fatto è che ci troviamo nel cuore di una stagione turistica i cui riscontri non esito a definire altalenanti, testando gli umori di addetti ai lavori (sicuramente la parte più attendibile, anche perché sono loro a contare la pecunia) ma anche degli osservatori (quelli attendibili e degni di credibilità). Provo a spiegarmi: parlando con alcuni operatori del settore alberghiero e balneare – confesso, all’appello manca il terziario, ma con l’aria che tira io credo che il commercio annasperebbe anche se le presenze triplicassero, lì è una questione di “tipologia” di turista e non certo di quantità – le risposte che ottengo sono favorevoli, positive, ed in alcuni casi addirittura entusiaste. Il che, conoscendo la nostra vocazione alla “tragicità”, è un dato che non può non far riflettere.
Ma è anche vero che, quando si affronta un’analisi del genere, non si può omettere un particolare, tutt’altro che trascurabile. Gli eventi legati ad attentati terroristici che si stanno susseguendo con ritmo forsennato in giro per l’Europa e per il mondo hanno invogliato tanti italiani a non muoversi dal Belpaese e magari pure diversi stranieri a scegliere lo Stivale, fin qui immune (e spero di non essere menagramo) da episodi di cronaca di una certa gravità. Italia meta sicura, insomma, ed è inevitabile che di conseguenza anche Ischia se ne giovasse. Ma siamo sicuri che – con tutte le congiunture astrali e non, di natura positiva – ci sia davvero da alzare i calici al cielo e brindare ad una stagione da guinness? In realtà le cose non starebbero proprio così. Non è un caso ad esempio se un acuto osservatore come Benedetto Valentino, di quelli che prima di profferire verbo sui social è solito accendere il cervello (mosca bianca o quantomeno perla rara, almeno sul web), si abbandona ad una considerazione che noi facciamo immediatamente nostra: «Dovremmo fare una riflessione sul fatto che Ischia non è piena di turisti. Non c’è il boom degli anni scorsi, nonostante Isis e congiunture internazionali. Neanche nei week end si registra il tutto esaurito. La sera è un mortorio. Gli eventi di piazza registrano più ischitani che ospiti. La maggioranza degli ospiti non spende. Credo che dovremmo riflettere».
Ha ragione Benedetto, o meglio ha ragione in parte. La verità è che ormai l’isola sembra aver imboccato una strada senza ritorno. Il turista, quello di un certo target, non sceglie più di venire qui. Molti l’hanno abbandonata e sapete perché? Semplice, perché non ha più nulla di esclusivo, ormai è alla portata di chiunque e questo la rende poco appetibile a determinati flussi. Non solo, l’offerta che va sempre più verso il basso contribuisce a fare in modo che l’utente finale, ossia il cliente, davvero non si muova più dall’albergo in cui alloggia, nel timore che possa essere magari costretto a spendere anche un solo euro per un caffè. Poi, e scusatemi se ritorno sempre sulle stesse cose (giuro, non mi sto rincoglionendo, o almeno credo…), c’è anche un territorio che non invoglia più a vivere l’isola, se non alcuni scorci della stessa. E’ tutto un gran caos, traffico da paura, smog, senso diffuso di anarchia. Ognuno fa quello che vuole, quello che crede, come e quando ritiene più opportuno. Ormai a muoversi, e soltanto nei fine settimana, sono soltanto i giovani e gli amanti della movida, ma a Ischia guai a parlare di turismo giovanile, finirebbero col fucilarvi in pubblica piazza.
A questo punto credo sia inevitabile che la politica riprenda in mano le redini e soprattutto il destino del nostro paese. Con scelte chiare, nette e laddove serva anche impopolari, e ce le aspettiamo tutte da Ischia che poi ha storicamente fatto da effetto domino e apripista per l’intera isola. In fondo Giosi Ferrandino era riuscito a dare una sterzata nel suo primo mandato, poi a frenarlo – non date retta alla storia – non sono state le disavventure giudiziarie quanto piuttosto (prima ancora) il fatto che riteneva chiuso il suo percorso politico sullo scoglietto. Oggi c’è un nuovo primo cittadino, Enzo Ferrandino, ed i pensieri in libertà fin qui esposti ci tornano utili per una chiosa finale. Davanti a se ha un bivio: scrivere la storia o rimanere nell’anonimato. La prima prospettiva non è certo più allettante della seconda? Senza dubbio, ma anche più complicata. Ma in fondo, lo sanno tutti che la strada per il paradiso è lastricata da buone intenzioni.
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