CRONACA

Ischia, la violenza esiste anche qui e bisogna sconfiggerla

La violenza delle parole non è facilmente riconoscibile come quella fisica, spesso subdola, assume forme, espressioni e intensità differenti, lascia segni meno visibili sul corpo per questo la sua portata distruttiva è spesso sottovalutata. La violenza delle parole non è facilmente riconoscibile come quella fisica, spesso subdola, assume forme, espressioni e intensità differenti, lascia segni meno visibili sul corpo per questo la sua portata distruttiva è spesso sottovalutata. Le parole che attaccano il valore di sé, denigrano, mortificano, sono botte all’anima, minano la dignità, la stima, la fiducia, fanno più male di un pugno e causano danni profondi, difficili da vedere in superficie.

La vittima di violenza è di solito considerata dall’aggressore come una persona priva di valori, un “oggetto” su cui investire per le proprie insoddisfazioni personali portandola ad accogliere questi pensieri ed a convincersi della posizione sociale attribuitagli dal medesimo aggressore. La violenza psicologica è più difficile da riconoscere ma l’isolamento che l’aggressore ritaglia intorno alla vittima e la dispercezione di sé, ovvero quando la vittima non è più in grado di riconoscere gli abusi come tali né di ricordare il suo valore come essere umano, ne sono fattori distintivi. E nonostante negli ultimi dieci anni in Italia la violenza fisica sessuale o psicologica sia diminuita, rimane radicato il problema che solo il 12% delle vittime denuncia gli abusi subiti. La forma di isolamento che viene creata attraverso questi comportamenti e la responsabilità che la vittima sentirà di avere verso l’aggressore determinano un fattore chiave per  mantenere il controllo sulla vittima, facendo diventare così la vittima completamente dipendente dall’aggressore che diventa l’unica fonte di soddisfazione e di bisogno fondamentale. Tra i comportamenti più comuni adottati dagli aggressori nei confronti delle donne vittime di violenza psicologica, troviamo la svalorizzazione di sé attraverso il sarcasmo, la derisione anche in pubblico e continue critiche e offese, alle sue idee, alle persone a cui è legato e alle cose che fa.

La vittima viene continuamente svalutata fino ad indurla a credere di non valere nulla, viene trattata come un oggetto negandone autonomia e personalità. Un altro modo per paralizzare e negare la vittima è quella dell’utilizzo del paradosso. Una comunicazione paradossale è costituita da un messaggio verbale seguito da uno non verbale ed opposto, quest’ultimo verrà notato dalla vittima ma negato dall’aggressore così che la prima si paralizzi a causa della mancanza di un modo corretto di agire o di esprimersi, perché sarebbe in ogni caso sbagliato. La vittima in questo caso tende ad avere delle reazioni e ad innervosirsi ma, poiché viene negata la fondatezza delle sue percezioni, viene messa in dubbio la sua capacità di giudizio e lei stessa tende a ridere di sè, a sminuirsi e a sentirsi confusa su chi sia l’aggressore e chi la vittima, arrivando lei stessa a sentirsi l’aggressore e quindi in colpa. L’aggressione è continua, ogni ingiuria fa eco a quelle precedenti ma la paura di possibili aggressioni è quello che frena la vittima dall’agire pienamente. La violenza perversa viene scatenata quando la vittima si oppone al condizionamento. Quando quest’ultima si separa dall’aggressore quest’ultimo può molestarla con un comportamento persecutorio.  L’aggressore in alcuni casi può coinvolgere anche i figli rappresentandosi ai loro occhi come la vittima e portandoli a schierarsi dalla sua parte contro l’altro genitore, rendendolo in questo modo ancora più solo.

Fa parte del maltrattamento psicologico anche il maltrattamento economico che mira a rendere la vittima completamente dipendente da questo punto di vista. Il lavoro inoltre è un ottimo modo di interagire con l’esterno e crearsi un indipendenza oltre che economica anche affettiva e personale. Ischia purtroppo ha ancora una visione omertosa di questo grande fenomeno. Quel che si rileva è il silenzio e il mistero. Noi del Golfo, con questa rubrica specifica antiviolenza cerchiamo di sensibilizzare la popolazione isolana sull’argomento, donando la speranza di una via di salvezza, quella della conoscenza al riguardo per scappare.

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