CULTURA & SOCIETA'

La Castellana della Congrega del Borgo Antico approda alla Biblioteca Antoniana

Un episodio storico legato alla setecentesca statua dell’incoronata - Quando si rischiò nell’autunno del 1979 di scatenare la protesta popolare fra i devoti del borgo per il restauro dell’antica e preziosa statua commissionato dal Rettore Cappellano del tempo Don Liberato Morelli – da quel restauro le fattezze del roseo volto della Madonna risultarono leggermente alterate - Don Liberato Morelli rassicurò i fedeli che dopo poco tempo ci si abituava all’inattesa “novità ed avrebbero constatato che la Madonna ai loro occhi sarebbe apparsa più bella di prima

Sono stati In tanti venerdì sera 21 ottobre nella Biblioteca Antoniana per ” onorare” la Castellana d’Ischia in occasione di una nuova presentazione del libro sulla Madonna Immacolata di Costantinopoli curato da Giorgio Migliaccio e Francesco Esposito. La devozione alla Madonna Incoronata di Costantinopoli e’ vitale per gli abitanti del Borgo di Celsa e non solo.Un affascinante racconto tra Storia,Cultura ,Fede e Tradizione da parte dei bravissimi curatori e del prof . Ugo Vuoso che con consueta maestria, hanno offerto ai presenti una bella pagina di storia isolana.

CATERINA MAZZELLA PRESIDENTE ASSOCIAZIONE AIPARC DELL’ISOLA D’ISCHIA

Soddisfatte la Direttrice delladeatrice della coinvolgente rassegna” Ad ottobre piovono..libri..” e Caterina Mazzella, Presidente AIParc CT Ischia che ha promosso l incontro .Interessanti gli interventi che sono seguiti tra cui quello di Giovan Giuseppe Lanfreschi della nota famiglia di orafi di Ischia Ponte, Confratello dell Arciconfraternita e consulente per gli ex voto aurei della Madonna.Un libro da leggere e tramandare per preservare la memoria storica di un culto antico. Il libro di Francesco Esposito e Giorgio Migliaccio, edito da OperaEdizioni (Salerno). è un racconto, come hanno spiegato i curatori dell’opera, non solo di fede, ma di amore per le tradizioni. Il forte desiderio, , di raccontare la storia di un culto antico. della devozione che da quattro secoli lega il popolo del Borgo di Celsa all’Incoronata di Costantinopoli venerata nell’omonimaArciconfraternita, e il piacere di condividere i ricordi di chi ha raccolto questo testimone, hanno inoltre affermato Miglkiaccio e Esposito, ci hanno spinto a realizzare questo libro.

CATERINA MAZZELLA TRA GIORGIO MIGLIACCIO E FRANCESCO ESPOSITO

Un lavoro svolto articolato e corale che, coinvolgendo più autori (ognuno secondo le proprie competenze), ha cercato di sviluppare in altrettanti capitoli gli aspetti più importanti della locale devozione mariana, grazie ai contributi di Alessandro Basso, mons. Camillo d’Ambra, Gina Menegazzi e Ugo Vuoso”.. “L’intento che ci siamo prefissati quali curatori, hanno in fine affermato, è quello di consegnare, attraverso una pubblicazione riccamente impaginata e arricchita da un nutrito apparato fotografico (molto significative le immagini di Lucia De Luise), una parte fondamentale della tradizione di Ischia Ponte che, ci auguriamo, potrà appassionare anche i lettori e gli studiosi fuori dai confini dell’isola». Il libro è composto di sette capitoli; la prefazione è dell’ex parroco cappellano don Carlo Candidomentre l’introduzione è stata affidata al prof. Pasquale Balestriere, Presidente del Centro Studi Isola d’Ischia, il quale tra l’altro ha scritto così: «Questo libro è un’autentica summa del culto dell’Incoronata ossia di Maria Santissima di Costantinopoli. La messe cospicua di dati, di notizie, di elementi culturali, religiosi, antropologici che ne innervano la narrazione, fornisce al lettore avido di sapere, conoscenze necessarie e chiavi interpretative di una realtà in cui la devozione popolare continua, nonostante tutto, a dimostrare la sua vitalità».

La sua casa-madre della Madonna di Costantinopoli per i devoti ischitani è l’antica Congrega di Ischia Ponte, fondata nel 1613 e rifatta nel 1693. Essi da sempre rivolgono la loro incondizionata devozione costruendo il legame con la santa e secolare immagine nella fede e nella preghiera continua. Insomma la bella ed antica statua che svetta al disopra dello storico altare maggiore del vecchio Tempio costruito dai vecchi pescatori del Borgo di Celsa, per gli ischitani di ieri e di oggi impersona la Madonna Immacolata per eccellenza , la vergine di Costantinopoli il cui culto ad Ischia fu introdotto il 2 settembre del 1582 .e si estese anche ai casali di Forio e di Testaccio. Hanno scritto sulla madonna della Congrega del Borgo di Celsa eminenti studiosi della chiesa e della cultura storica della nostra isola del ‘900 quali Mons . Onofrio Buonocore, Mons. Camillo d’Ambra e il diacono Prof. Agostino di Lustro. Oggi si aggiungono nella trattazione del tema con fierezza di fede e scrupolo della ricerca i giovani Francesco Esposito e Giorgio Migliaccio consegnando così alla comunità isclana un importante saggio di storia allargata con le testimonianze di accorsati estensori che hanno descritto fatti, tempi e luoghi sacri in cui in ogni modo è protagonista ieri, oggi e sempre la Castellana, ovvero Maria Immacolata di Costantinopoli.

I CURATORI DEL LIBRO GIORGIO MGLIACCIO E FRANCESCO ESPOSITO

Nella Congrega del Borgo è concentrato il massimo culto dell’Incoronata iniziato secoli addietro dai padri fondatori e sviluppato e valorizzato dagli anni trenta, da un giovane sacerdote ischitano, quel Mons. Onofrio Buonocore, cultore devoto della liturgia mariana, che istituì la Confraternita di Maria di Costantinopoli con un Priore e numerosi “ fratelli” iscritti nel libro degli aderenti, e proseguita poi con eguale amore e dedizione da un instancabile don Liberato Morelli fino alla fine dei suoi giorni. Di lui si ricorda l’impegno che profuse quando si incaricò nel 1979 di far restaurare la storica statua della Madonna di Costantinopoli, disponendone il trasferimento a Napoli presso il laboratorio dei Maestri del restauro delle immagini sacre. L ‘operazione richiese il tempo necessario e suscitò a lavoro concluso, non poche critiche per il fatto che, secondo i fedeli, quelli più legati al culto della statua della Madonna, il volto dell’Immacolata a loro assai familiare, con il restauro, aveva perso l’espressione originale.

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LUCIA ANNICELLI E UGO VUOSO

Evidentemente la cromatura e qualche ritocco di troppo ne avevano leggermente alterato i lineamenti. Fu questa l’impressione anche di tutti gli altri “fratelli” dell’Arciconfraternita di Maria di Costantinopoli che frequentavano ogni domenica la Congrega per la messa mattutina delle 8, e dello stesso don Liberato Morelli rettore della Congrega , che alla fine , non ritenendo grave l’accaduto, invitò i fedeli ad abituarsi al “nuovo” fascino che emanava il volto restaurato della Madonna. E così fu, tanto che la statua nella sua imponente completezza, col passare dei mesi e degli anni, è apparsa agli occhi di chiunque la guardasse con tenerezza ed amore filiale , più bella di prima. La sua casa-madre per i devoti ischitani è quindi l’antica Congrega di Ischia Ponte, fondata nel 1613 e rifatta nel 1693. Essi da sempre rivolgono la loro incondizionata devozione costruendo il legame con la santa e secolare immagine nella fede e nella preghiera continua.

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Insomma la bella ed antica statua che svetta al disopra dello storico altare maggiore del vecchio Tempio costruito dai vecchi pescatori del Borgo di Celsa, per gli ischitani di ieri e di oggi impersona la Madonna Immacolata per eccellenza , la vergine di Costantinopoli il cui culto ad Ischia fu introdotto il 2 settembre del 1582. L’Arciconfraternita di Ischia Ponte, ispirata al culto della Madonna di Costantinopoli, affonda le sue radici in tempi lontanissimi, quando cioè cresceva e si popolava l’antico Borgo di Celsa, sede della nuova storia del vecchio centro storico all’ombra del Castello degli aragonesi, che vide nascere e passare personaggi di spessore della vita sociale, culturale e religiosa della parte più nota dell’isola d’Ischia. La Congrega di Ischia Ponte, conosciuta più facilmente con questa naturale denominazione, fa registrare subito il suo ruolo determinante nel tessuto sociale del paese agli albori del suo sviluppo. Si iscrivano alla confraternita le prime 250 persone di fede e “timorate di Diuo”.

La lista col passare degli anni si allunga vistosamente fino a raggiungere i duemila iscritti di oggi. Un arco di tempo lungo il quale, la Congrega scrive la sua lunga storia fatta di opere e di personaggi eccellenti che hanno lasciato segni indelebili. Il suo primo Priore fu Giovanni Onorato padrone di barche e benefattore fra gli abitanti del Borgo di Celsa, mentre il primo cappellano, la storia indica il sacerdote Don Giovanni Mirabella di famiglia nota del luogo, fino agli ultimi tre che sono stati Mons- Onofrio Buonocore, Don Liberato Morelli e Don Camillo D’Ambra. Attualmente ricopre degnamente il ruolo di cappellano-rettore Don Carlo Candido. Nei primi venti anni della sua esistenza la Confraternita di Ischia Ponte si dette un regolamento che era ben osservato dai suoi confratelli, assicurati per altro, dall’autorevole approvazione del Vescovo di Ischia del tempo, Mons. Innigo D’Avalos che dalla Torre chiamata poi di Michelangelo, dove risiedeva per vari periodi dell’anno, li gratificò con il conferimento del diritto di patronato che i confratelli seppero farne buon uso.

La Confraternita di Santa Maria di Costantinopoli fu elevata al grado di Arciconfraternita il 5 maggio del 1855 per esplicita ed accorata richiesta del Vescovo isolano Mons. Felice Romano a Sua Maestà il Re Ferdinando II di Borbone. Da allora, per diverso tempo, fioccarono in favore dell’Arciconfraternita lasciti e donazioni in titoli di Stato, immobili, rendite e contributi vari. I primi donatori furono il primicerio don Giovanni Califano , Francesco Balestrieri di Michele, Michele Balestrieri fu Francesco, Francesco De Luca fu Camillo e tanti altri ancora che non elenchiamo per mancanza di spazio, ma che si possono verificare negli archivi dell’Arciconfraternita. La nota storica ci indica che fra gli iscritti alla Confraternita di Santa Maria di Costantinopoli ci fosse anche il padre di San Giovan Giuseppe della Croce Giuseppe Calosirto, il fratello Pancrazio e lo stesso San Giova Giuseppe col nome da giovanetto, prima di partire novizio alcantarino, Carlo Gaetano Calosirto.

Foto di Giova Giuseppe Lubrano Fotoreporter

antoniolubrano1941@gmail.com

info@ischiamondoblog.com

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