ARCHIVIO 2ARCHIVIO 5

Ischia e l’hinterland, ma siamo sicuri ci sia ancora differenza?

Nemmeno lo sfizio di poter imprecare e dire “porca miseria, siamo arrivati a tanto”. Perché purtroppo, per quanto costi fatica e dolore ammetterlo (ma non servirà a nulla nascondere la testa sotto la sabbia come lo struzzo o girarsi dall’altra parte fingendo magari di non aver visto) la verità è che sulla nostra isola siamo davvero arrivati alla frutta. L’ho scritto una, due, dieci, cento volte, sottolineando a più riprese negli ultimi anni come la deriva del nostro tessuto sociale somigli sempre più ad una di quelle malattie incurabili che ti divorano un po’ alla volta. E che ci rendono, ormai, parte integrante a tutti gli effetti di quell’hinterland napoletano di cui ogni tanto ancora ci ostiniamo a voler prendere le distanze, con il picco massimo che si verifica nel mese di agosto quando si celebra il temutissimo sbarco dei “mao mao” (ai quali, non va dimenticato, fittiamo comunque le nostre abitazioni incassando bei soldini per giunta molto spesso in nero e meno male che carabinieri e polizia negli ultimi anni hanno iniziato un’azione tesa a porre fine ad una situazione vergognosa e insostenibile).

Dunque, ricapitoliamo in estrema sintesi giacché la cronaca dell’accaduto la trovate in altra parte del giornale. Un autista della Super Eco è intento a svolgere il proprio turno di servizio, in fascia oraria evidentemente notturna, quando è protagonista di un incidente con una vettura a bordo della quale viaggia una signora. Isolana, come l’autista, ed isolani sono anche i di lei parenti chiamati prontamente e giunti sul posto non per portare conforto morale alla propria congiunta quanto per riempire di botte il povero autista. Che addirittura finirà prima all’ospedale Rizzoli di Lacco Ameno e poi in idroambulanza in terraferma. Ora, fino a qualche anno fa (a voler essere generosi, in realtà la discesa nel baratro è cominciata da un arco di tempo maggiore), un episodio del genere avrebbe potuto essere attribuito soltanto alla cosiddetta “mazzamma” che frequenta lo scoglio durante la bella stagione. Invece no, signori, è tutto rigorosamente made in Ischia. Certo, ieri se ne è discusso sui social, ma in verità con sollevazioni popolari e moti di sdegno decisamente marginali rispetto a quelli che – ad esempio – il giorno precedente aveva cagionato il passaggio di Leonardo Bonucci dalla Juve al Milan. Perché? Semplice, è presto detto. A certi fenomeni ci siamo ormai abituati, non rappresentano più l’eccezione quanto piuttosto la regola e sono diventati pane quotidiano. In fondo appena una settimana prima un foriano aveva spedito in prognosi riservata un bengalese e poi da tempo i tassisti si fanno i dispetti bucandosi le ruote, ogni sabato sera i protagonisti della movida ischitana se le suonano di santa ragione, casi di aggressione e stalking sono all’ordine del giorno e magari (forse vado un po’ fuori traccia ma consentitemelo) si minaccia anche di pubblicare questo o quello se uno si permette di scrivere quello che pensa.

Signori, questa è la nuova società ischitana, quella che ha assorbito il peggio del peggio da chi è venuto ad integrarsi nella nostra comunità o che magari forse ci ha in alcuni casi (magari inconsapevolmente) colonizzato. Al resto ci ha pensato un po’ la crisi, un po’ la voglia di non perdere posizioni acquisite, un po’ un imbarbarimento di fondo, ma soprattutto l’aver appreso l’altrui cultura piuttosto che imporre la nostra. Nulla di strano, per un dna come quello isclano abituato a farsi sodomizzare per piacevole vocazione. Avanti il prossimo, o meglio la prossima storia di torbida cronaca: fingeremo di essere rimasti esterrefatti con quale emoticon su Fb e poi la vita continuerà. Ah, quanto rimpiango Ischia…

gaetanoferrandino@gmail.com

Ads

Articoli Correlati

0 0 voti
Article Rating
Sottoscrivi
Notificami
guest

0 Commenti
Inline Feedbacks
Visualizza tutti i commenti
Pulsante per tornare all'inizio
0
Mi piacerebbe avere i vostri pensieri, per favore commentatex