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Ciao Franco, simbolo di un’isola sincera e ospitale

DI VINCENZO FERRANDINO *

Oggi mi tocca scrivere e, credetemi, mi tocca farlo con il cuore a pezzi. Perché non si tratta soltanto di rendere il giusto omaggio ad un imprenditore che ci ha lasciato, ma nel mio caso anche ad un amico fraterno. Perché, al di la dei rapporti associativi con la Federlaberghi – di cui lui è stato uno storico iscritto – a Franco Buono mi lega un rapporto speciale, particolare. Appunto, come dicevo, fraterno. Conoscevo bene la moglie ed i figli e spesso capitava di incontrarci e scambiare quattro chiacchiere: ricordo che uno dei suoi ragazzi era anche venuto presso l’associazione a svolgere uno stage, insomma parliamo di un nucleo familiare i cui componenti sono cresciuti con noi anche sotto l’aspetto professionale. Ripeto, spiegare la natura del mio rapporto con il patron della Pensione Gemma è davvero un’impresa ardua: posso affermare senza timore di smentita che si prestava sempre a qualsiasi attività, era di una disponibilità unica. Ma, più di ogni altra cosa, quello che lo distingueva era l’accoglienza e la gentilezza che sapeva riservare ai turisti che sceglievano l’isola e la sua struttura per una vacanza. Quando affidavi a lui qualche ospite di rilievo, potevi dormire sonni tranquilli, avevi la sicurezza che sicuramente tutto sarebbe andato nella maniera migliore.

Sì, perché Franco riusciva talvolta anche a sopperire a talune carenze strutturali dell’albergo con il suo modo di fare: cortesia, intrattenimento, ottimo cibo, disponibilità massima ed incondizionata. Era capace di farti sentire coccolato e a casa tua, dote questa assolutamente non comune. Il nostro rapporto personale non era affatto scemato negli ultimi tempi, anzi si era semmai rinsaldato: quando si è recato a Roma per curarsi, spesso mi chiedeva la cortesia di portargli qualche ricetta ed io lo facevo volentieri, a testimonianza di un legame sincero e indissolubile. Perché Franco aveva un altro straordinario pregio, quello di sapersi far voler bene ed a tal proposito voglio raccontare un aneddoto: gli avevo presentato la pediatra di mio figlio, che vive e lavora proprio nella capitale e che presso la Pensione Gemma aveva trascorso un periodo di vacanza spensierato. Lei con Franco aveva stabilito un rapporto tale che volle sapere in quale ospedale fosse ricoverato per poterlo andare a salutare personalmente: ecco, credo che questo gesto più di ogni altro spieghi il feeling che riuscisse a stabilire con la sua clientela. Credetemi, è difficile trovare qualcuno che sia passato per la Pensione Gemma senza rimanere colpiti dalle doti di Franco e senza serbarne un magnifico ricordo.

Il mio pensiero e l’abbraccio incondizionato, adesso, va naturalmente anche ai figli che oggi vivono entrambi all’estero. Quel giovane ragazzo che aveva svolto lo stage presso Federalberghi ne ha fatta di strada e con un pizzico di orgoglio mi piace rimarcare che oggi gestisce l’intero reparto ricevimento di una prestigiosa catena alberghiera, segno che Franco ha anche saputo fare una buona scuola. L’altro, invece, ha ereditato una passione diversa, quella per la musica elettronica, che ha saputo comunque coltivare e dalla quale ha tratto le sue soddisfazioni sempre lontano dalla loro isola. Adesso, inevitabilmente, il pensiero corre a quel che sarà. A gestire le sorti dell’azienda ci sono i figli del fratello di Franco, Giovan Giuseppe, e il mio auspicio è che l’attività possa proseguire nel solco della continuità. Rendere la Pensione Gemma ancora un luogo di culto dell’ospitalità vorrebbe dire onorare la memoria di un caro amico. Franco Buono l’aveva ereditata dai suoi genitori, e certe cose è sempre bello tramandarle di generazione in generazione. Nel frattempo io abbraccio un amico fraterno, col cuore in lacrime. Che la terra ti sia lieve.

* DIRETTORE FEDERALBERGHI ISCHIA

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