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L’ordinanza senza firma, così l’isola non è plastic free

Duecento operatori balneari della Puglia, aderenti alla Confederazione nazionale dell’artigianato, utilizzeranno nei punti ristoro dei lidi in gestione solo sacchetti, posate e stoviglie biodegradabili, evitando l’utilizzo di prodotti monouso in plastica. L’ennesimo provvedimento contro il rischio inquinamento della plastica dopo le ordinanze registrate nelle Isole Tremiti e a Taranto. La Puglia si sta sempre più avvicinando ad una politica ambientalista, finalizzata alla tutela del mare e quindi, inevitabilmente, anche per la nostra salute. Un provvedimento adottato a pochi mesi dall’avvio della nuova stagione turistica che mira alla tutela del mare e della salute. Nel solo mar Mediterraneo ci sono tonnellate di plastica che, attraverso le correnti marine, tendono sempre più a sminuzzarsi in minuscoli pezzettini. Pezzettini microscopici che vengono troppo spesso ingeriti dai pesci che i nostri pescatori portano sulla terraferma. Dati che fanno rabbrividire se si pensa che in alcune zone marittime del pianeta il numero della plastica in mare e negli oceani avrebbe superato quello dei pesci. La decisione dei balneari pugliesi anticipa quella dell’Unione Europa che ha deciso di mettere al bando dal 2021 i prodotti in plastica usa e getta non biodegradabile. Gradatamente, poi, il divieto sarà sia esteso anche ai prodotti di plastica oxodegradabile, ai contenitori per cibo da asporto e ai sacchetti di plastica in materiale ultraleggero, ad eccezione di quelli che svolgono una funzione igienica. Per i prodotti usa e getta per i quali non esistono alternative, invece, gli Stati membri dovranno mettere a punto entro il 2025 piani nazionali per ridurre il loro utilizzo. Nel mirino ci sono anche i filtri delle sigarette e attrezzi da pesca. Ora tocca ai governi nazionali dimostrare altrettanta determinazione con un accordo ambizioso tra Consiglio e Parlamento.

L’Italia è stato il primo Paese a mettere al bando gli shopper di plastica, i cotton fioc e le microplastiche nei cosmetici e che siamo leader anche nel settore avanzato delle bioplastiche. Primati da mantenere anche nel recepimento della direttiva. C’è chi, come il Comune delle Isole Tremiti, ha anticipato i tempi e messo al bando, dallo scorso primo maggio, l’uso di plastiche non biodegradabili. Annalisa Liscia, consigliere comunale tremitese promotore dell’ordinanza, ha rivolto un appello ai sindaci dei Comuni che si affacciano sul mare: “Vietiamo tutto ciò che è di plastica e i contenitori in polistirolo”. Rivolgendosi, poi, direttamente agli amministratori ischitani attraverso le colonne de ‘Il Golfo’ ha chiesto di fare fronte comune per “vietare l’uso della plastica, introducendo l’obbligo di materiale biodegradabile”. Ischia è stata ad un passo dal diventare plastic free. Dallo scorso ottobre è pronta un’ordinanza che vieta l’uso e la vendita di plastiche non biodegradabili in tutti e sei i Comuni dell’isola di Ischia. Il provvedimento è stato condiviso dagli amministratori locali ma si è arenato prima della firma. La notizia del divieto di uso di plastiche era stata accolta con grande favore da Legambiente Campania. Mariateresa Imparato, presidente regionale dell’associazione un anno fa aveva proposto di bandire la plastica sulle isole del Golfo di Napoli. Per questo aveva scritto ai sei sindaci dell’isola di Ischia, ai due di Capri ed al primo cittadino di Procida per proporre, sull’esempio del sindaco delle Isole Tremiti, di porre in essere un’ordinanza che mettesse al bando le stoviglie di plastica imponendo l’utilizzo solo di quelle biodegradabili.

“A maggio – spiega Imparato – non ho ottenuto grandi risconti, credo perché ormai la stagione turistica era già iniziata”. “Ma con immenso piacere accolgo l’ordinanza dei sindaci dell’isola di Ischia che si apprestano a vietare l’uso delle plastiche”, diceva ad ottobre. Ma poi dell’ordinanza non si è fatto più nulla. Pare che a bloccare l’adozione del provvedimento sia stato il nodo controlli. Sull’isola i vigili urbani sono pochi ed i Comandi di Ischia, Casamicciola e Forio, ovvero dei Comuni dove ci sono i porti, non sarebbero disposti ad accollarsi l’onere dei controlli al porto. Accanto all’ordinanza, infatti, i sindaci dovrebbero predisporre anche degli attenti controlli. Emettere un provvedimento e non farlo rispettare non serve a nulla. Il divieto di plastiche sull’isola è una bella iniziativa che va in direzione di ciò che l’Europa ci imporrà di qui ai prossimi anni, ma è necessario un attento controllo, altrimenti tutto ciò non ha senso. Nei sei Comuni dell’isola di Ischia, infatti, vige il divieto di uso e commercializzazione di saponi che non siano biodegradabili. L’ordinanza è in vigore da circa tre anni, ma in questo periodo nessuno dei vigili dei sei comandi di Polizia locale presenti sull’isola ha mai effettuato una contravvenzione né mai verificato che l’ordinanza fosse rispettata. Mentre i sindaci studiano come poter far rispettare l’ordinanza, Ischia diventa sempre meno isola verde e sempre più di plastica.

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