“Ischia patrimonio dell’Unesco? Non accadrà senza cambio di passo”
di Isabella Puca
foto Lujan Albano
Ischia – Si è tenuta ieri mattina nella sala conferenze dell’istituto Vincenzo Telese diretto dal professor Mario Sironi, la conferenza dal titolo “Ischia patrimonio dell’umanità” organizzata dall’Associazione Terra nell’ambito della V edizione de “Il Contastorie”. Dopo i saluti del preside, l’apertura dei lavori è stata affidata a Vito Iacono presidente delle “Strade del Vino”. Nel suo discorso introduttivo ha sottolineato tutti quegli elementi che potrebbero portare all’isola d’Ischia la tanto ambita qualifica di patrimonio dell’Unesco come le nostre terme, l’archeologia, il clima, la viticoltura e il folclore. «L’occasione di quest’incontro – ha dichiarato Iacono – non vuole essere una mera provocazione bensì una prospettiva concreta per far sì che Ischia possa tornare a essere ciò che era un tempo». Il microfono è poi passato al professor Francesco Rispoli il quale ha presentato ai ragazzi e a tutti i presenti, tra questi il presidente di Federalberghi Ermando Mennella e il consigliere Ottorino Mattera, un intervento che è stato definito “nostalgico”; tra gli esempi mostrati ai ragazzi, infatti, un quadro di Michele Petroni che ritrae la Forio d’un tempo e un progetto legato al rifacimento del porto del comune turrita. «Ciò che abbiamo lo abbiamo ereditato – ha detto il professor Rispoli ai ragazzi – è importante la memoria, il senso d’appartenenza al luogo con ciò che è edificato senza però perdere la cura per i campi. Qui a Ischia avvengono cose portentose, in archeologia già eravamo famosi e oggi dei barcaioli sono diventati sub e stanno scoprendo una nuova città dal basso. Sono queste le strade che possono portarci a essere patrimonio dell’umanità. Lavorare sull’identità vuol dire commemorare le fatiche passate». Il professor Rispoli ha poi chiuso l’intervento con l’immagine dei giardini La Mortella sottolineando come un ospite venuto da fuori sia riuscito ad amare così tanto l’isola da creare qualcosa di veramente straordinario . La parola è poi passata all’ambasciatore Francesco Caruso, consigliere speciale Unesco, che ha da subito ringraziato gli studenti e il preside per l’ospitalità sottolineando come la lettera inviata da Vito Iacono gli abbia fatto venire voglia di incontrare gli ischitani. «In tutta la Regione Campania – ha precisato il dott. Caruso – sono cinque i siti patrimonio dell’Unesco: il centro storico di Napoli, Caserta, il complesso di Santa Sofia a Benevento, Pompei e Paestum. L’Italia ha il più alto numero di siti Unesco ma detiene anche un altro record, quello legato alla scarsa attenzione che impiega nel mantenerli. Il degrado di quello che abbiamo, per chi è deputato all’ospitalità, diventa obbligo». L’Unesco – Organizzazione delle nazioni unite per l’ educazione, la scienza e la cultura, nasce alla fine della guerra mondiale per promuovere la pace e il dialogo tra le nazioni attraverso la cultura. «Ischia, – ha detto ancora il prof. Caruso – ha questa sua vocazione oggi, l’aveva ieri e speriamo l’avrà un domani, ma per essere accettata come patrimonio Unesco deve essere anche sostenibile. Questa sostenibilità, è stata dimezzata a causa dell’abusivismo edilizio. Abbiamo una ricchezza che è oggetto di sviluppo e non si deve esaurire. Non si può più tornare indietro, se volete questo riconoscimento bisogna cambiare strada. É un problema che dovete affrontare voi per primi, nelle vostre case, non è un problema di chi vi governa». Perché un sito sia iscritto nella Lista del patrimonio mondiale, deve presentare un eccezionale valore universale, soddisfare almeno uno dei dieci criteri di selezione e deve essere dotato di un adeguato sistema di tutela e di gestione che ne garantisca la salvaguardia. Pensando al caso di Ischia, ai depuratori che mancano e quanto verde è stato sostituito con case e alberghi, l’avere questo riconoscimento sembra una vera e propria chimera. «Se uno dei famosi sei criteri è la bellezza naturale, – ha concluso il prof. Caruso – qui è stata compromessa e di questo passo non ci saranno più posti di lavoro. Se c’erano delle premesse come le terme, il vino e la natura questi, vanno mantenute, no abbandonate. Vanno interrotte le costruzioni selvagge, lo sviluppo di Ischia non sarà mai sostenibile se non cambiamo passo. Cominciamo a creare premesse affinché i criteri da presentare all’Unesco siano accettabili». Il preside Sironi ha poi chiuso i lavori dicendo, «sono state disegnate parecchie tracce di lavoro per noi, da cogliere prima di tutto come scuola. Dobbiamo lavorarci. Non è importante se la provocazione vada in porto o meno bisogna, però, fare in modo che tutto questo sia possibile»