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Il grande inganno dell’inquinamento da plastica per sputtanare l’isola d’Ischia

Ci sono modi e modi per sputtanare l’isola. Alle volte bisogna mettersi d’impegno ed il caso del recente terremoto è stato uno “straordinario” esempio di sinergia mediatica: tra l’isola distrutta, sprofondata, le case crollate a causa dell’abusivismo edilizio e chi più ne ha più ne metta, la stampa nazionale sbarcata in pompa magna sull’isola verde all’indomani del 21 agosto ha collezionato un corollario di cazzate davvero abominevoli. Ma almeno i nostri colleghi, anche se in alcuni casi a definirli tali viene la pelle d’oca, si sono messi d’impegno. Alle volte, però, basta un nulla per infangare l’immagine di una località turistica come la nostra isola, già provata in termini di mancate presenze e fatturato dall’evento sismico del mese scorso. Ma in un caso come quello che stiamo per raccontarvi, peraltro, non parliamo certo di una esagerazione o di aver caricato eccessivamente una notizia ma di aver sparato una “palla” colossale che non trova conforto e riscontro in nessun dato, e parliamo di quelli ufficiali. A colpire, ancora una volta, è il quotidiano “Il Mattino” che negli ultimi anni – se solo avessimo avuto amministratori con i coglioni – avrebbe dovuto tirar fuori tanti di quei soldi per i danni da risarcire all’immagine di Ischia che oggi il più sfaticato degli isolani potrebbe permettersi di campare di rendita, se quei soldi fossero stati ipoteticamente distribuiti alla popolazione.

IL SERVIZIO DE “IL MATTINO” E LA MAZZATA ALL’ISOLA

Tutto ha inizio quando un articolo, che purtroppo appare anche sul web (dove tutto resta a imperitura memoria), pubblicato dal giornale napoletano spara il seguente titolo: “A Ischia un mare di plastica, l’isola è la più inquinata d’Italia”. Per carità, mai pensato di avere acque linde e pinte ma inizialmente strabuzziamo gli occhi e pensiamo: possibile che un dato del genere possa essere sfuggito alla nostra attenzione? E allora passiamo a leggere la prima parte di questa leggendaria perla della storia della comunicazione moderna che recita testualmente quanto segue: «Da “mare nostrum” a “mare monstrum”. Nel Mediterraneo ridotto ormai a una zuppa di plastica, come l’ha efficacemente definito lo scorso anno il Cnr, le acque che bagnano Ischia si rivelano le più inquinate di Italia. Al largo dell’isola verde, secondo i rilievi di Legambiente,  si è registrato il picco massimo di microplastiche con 528 microparticelle ogni mille metri cubi d’acqua.  Un fenomeno preoccupante, non esente da rischi per la fauna marina e la salute umana, di cui si parlerà nel dettaglio dal 26 al 29 settembre all’hotel La Residenza di Capri, al convegno «International Conference on Microplastic pollution in the Mediterranean Sea», organizzata dall’Istituto per i polimeri, compositi e biomateriali (Ipcb) e dall’Istituto per lo studio delle macromolecole (Ismac) del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr).  Nella tre giorni che raduna i maggiori esperti internazionali in materia di inquinamento marino, parteciperanno peraltro anche gli studiosi che hanno condotto studi dettagliati sulle coste della Campania, come il professor  Roberto Danovaro, presidente della Stazione Zoologica “Anton Dohrn” di Napoli, e  Giorgio Zampetti di Legambiente che presenteranno studi recenti sull’inquinamento da microplastiche in Campania».

Per la cronaca, il lungo servizio giornalistico cita numeri e dati e pare pure abbastanza interessante, peccato che però si parli del mondo intero ma Ischia non venga più citato se non in quello scarno, breve ma purtroppo terribilmente “significativo” passaggio iniziale. Ecco la parte conclusiva: «Ogni anno – spiega Stefano Aliani dell’Ismar-Cnr – nel mondo vengono prodotti circa 300 milioni di tonnellate di plastica e si pensa che fino a 12 milioni di tonnellate finiscano in mare. La microplastica è costituita da quei frammenti di plastica più piccoli di 2 millimetri che, per quanto non visibili ad occhio nudo, sono stati trovati a galleggiare pressoché ovunque nel Mediterraneo, con concentrazioni tra le più alte al mondo. Ad esempio, nel vortice subtropicale del Pacifico settentrionale nel 1999 sono stati stimati circa 335.000 frammenti di plastica per km2, mentre in Mediterraneo si parla di una media di circa 1.25 milioni. Nel tratto di mare tra la Toscana e la Corsica è stata rilevata la presenza di circa 10 kg di microplastiche per km2, contro i circa 2 kg presenti a largo delle coste occidentali della Sardegna e della Sicilia e lungo il tratto nord della costa pugliese».

LE RISPOSTE DI LEGAMBIENTE E LA SCONVOLGENTE VERITÀ

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A questo punto, presi dalla curiosità, iniziamo a cercare di raccogliere informazioni anche dai vertici locali, regionali e non di Legambiente. Ci mettiamo in contatto con Peppe Mazzara, il quale telefonicamente si mostra molto cortese e disponibile. Quando facciamo riferimento al pezzo pubblicato dal Mattino ed al fatto che non ricordavamo che l’isola fosse il luogo più inquinato d’Italia neppure a guardare i report dell’associazione ambientalista, la sua risposta appare confortante: «Sarò sincero, a memoria d’uomo questa statistica mi giunge assolutamente nuova, non mi pare che l’isola verde possa vantare questo primato». Ma ovviamente, dal momento che la memoria umana può fallire, ecco che ci rimanda ad ulteriori approfondimenti. E così, dopo aver avuto un breve colloquio telefonico con Marianna Lamonica che pure risponde di non essere a conoscenza di questo triste primato che riguarderebbe la sua isola (e siamo a due, quasi cominciamo a pensare che due indizi facciano una prova…), seguiamo il precedente consiglio di Mazzara e telefoniamo direttamente a Legambiente Napoli, mettendoci in contatto con Giancarlo Chiavasso. A quest’ultimo spieghiamo ancora una volta tutte le nostre perplessità, ribadendogli che dal report 2017 non sarebbe emersa questa situazione disastrosa in cui versasse Ischia. Il nostro interlocutore, dobbiamo riconoscerlo, è parimenti disponibile e ci riferisce che si metterà in contatto col rappresentante di Legambiente presente al convegno caprese, tale Giorgio Zampetti, responsabile scientifico dell’associazione. Quando ci richiama dopo pochi minuti, con una straordinaria efficienza, ci spiega che i dati in questione risalgono ad un comunicato emesso da Legambiente e qui emerge una sconvolgente verità, davvero – credeteci – tutta da leggere.

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UN COMUNICATO DEL 2015 E UNA CLASSIFICA “MONCA”

Sì, avete capito bene, sconvolgente. Perché Chiavasso fa riferimento ad un comunicato che risale al 2015, quindi praticamente a due anni e mezzo fa. Ed attenzione anche a quello che recita questa nota, che vi rende bene l’idea di come Il Mattino abbia voluto sguazzare e fare un po’ di rumore utilizzando il nome “Ischia”. Ecco la parte iniziale della nota incriminata che recita quanto segue: «Un mare magnum di plastica e spazzatura. È questo il destino a cui rischia di andare incontro il Mar Mediterraneo, un prezioso e delicato ecosistema messo a rischio dal marine litter: i rifiuti galleggianti, quelli adagiati su spiagge e fondali o quelli diventati tanti minuscoli e invisibili frammenti. Dei 2597 rifiuti galleggianti monitorati da Goletta Verde di Legambiente ben il 95% è costituito da plastica, soprattutto teli (39%) e buste di plastica, intere e frammentante (17%), concentrate soprattutto nel Mar Adriatico (dove se ne contano 5 ogni kmq). Seguono cassette di polistirolo e frammenti (7%), bottiglie di plastica (6%), reti e lenze (5%), stoviglie di plastica (2%). Il restante 5% dei rifiuti marini è costituito da carta (54%), legnomanufatto (21%), metalli (12%), gomma (6%), tessili (4%) e vetro(3%). In questo mare magnum di spazzatura, il mare più denso di rifiuti galleggianti è il Tirreno centrale con 51 rifiuti/kmq, seguito dal mar Adriatico meridionale con 34 e Ionio con 33. Inoltre, grazie a un protocollo d’intesa tra Ispra e Legambiente, è stato condotto, nell’estate 2015, anche il primo studio preliminare sulla presenza di microplastiche negli arcipelaghi italiani: sei le isole campionate. Il picco massimo è stato registrato a largo dell’isola di Ischia, dove sono state rilevate 528 microparticelle di plastica per 1000 metri cubi di acqua. È questo in sintesi il quadro che emerge dall’indagine realizzata da Goletta Verde di Legambiente sulla presenza dei rifiuti nei mari italiani, una ricerca durata per due estati (2014-2015) e frutto di 2.600 Km di navigazione, 120 kmq di mare monitorato, 205 ore di osservazione diretta di rifiuti e 8 transetti che hanno riguardato la presenza di microplastiche in mare».

IL GRANDE INGANNO: ISCHIA PRIMA MA… TRA SEI LOCALITÀ!

Scorriamo il documento per trovare quello che ci interessa e finalmente ci arriviamo. E’ nella sezione relativa ai “dati microlitter e microplastiche”, quelli dai quali dovrebbe emergere che Ischia è la località sotto questo aspetto più inquinata d’Italia. In effetti sarebbe anche così, a voler dar credito ai dati di Legambiente, ma attenzione a leggere bene il passaggio che segue: «Per effetto di onde, correnti, irradiazioni UV e altri fattori, i rifiuti marini sono destinati a frammentarsi in milioni di microparticelle che si disperdono negli oceani. A mare, inoltre, possono finire anche rifiuti che sono già molto piccoli, spesso non visibili ad occhio nudo (come ad esempio granuli industriali di plastica vergine o le particelle presenti nei cosmetici come esfolianti, creme, dentifrici o nei vestiti, attraverso gli scarichi e quindi i fiumi). L’obiettivo dello studio di Goletta Verde, realizzato grazie al protocollo d’intesa tra Legambiente e Ispra, è stato quello di verificare la presenza delle microplastiche sulla superficie del mare, in corrispondenza di arcipelaghi, luoghi, in teoria, più lontani dall’inquinamento della terraferma. I campionamenti sono stati effettuati mediante l’uso di reti particolari a maglia ultrafine in grado di catturare particolato ed organismi nell’ordine dei micron. Sono state campionate 6 isole (San Domino – Isole Tremiti; Isola di Lipari; Isola d’Ischia; Isola di Ventotene; Isola dell’Asinara; Isola d’Elba) e due foci, indagate come aree di confronto, quelle del Po e del Tevere. L’Isola d’Ischia con 528 micro particelle di plastica per 1000 metri cubi di acqua è l’isola dove sono state contate più microplastiche.A seguire l’Isola d’Elba (324 microplastiche/1000mqacqua), l’isola dell’Asinara (222), San Domino-Isole Tremiti (186), Isola di Lipari (102) e, infine, Ventotene con 60 microparticelle di plastica in mille metri cubi di acqua. Passando ai campionamenti alle foci dei fiumi, quella del Po ha fatto registrare 1087 microplastiche per 1000 metri cubi di acqua, contro le 366 microplastiche per 1000 metri cubi di acqua del Tevere. Entrambi i fiumi, nel periodo di campionamento attraversavano un periodo di secca, quindi i risultati sono da considerarsi come un minimo».

IL COMMENTO: CON DATI VECCHI DI DUE ANNI E PARZIALI INGUAIANO L’ISOLA

A questo punto vorremmo che ai sindaci dell’isola d’Ischia fosse chiara una cosa, in modo tale da prendere gli opportuni provvedimenti del caso. Il Mattino dice una puttanata colossale quando sostiene che le acque di Ischia sono le più inquinate d’Italia, senza offesa per nessuno ma un giornalista non può permettersi di scrivere a cuor leggero una “minchiata” del genere. Come vi abbiamo ampiamente documentato, le acque dell’isola verde sarebbero le più inquinate su un campione di appena sei isole (ma vi rendete conto, siamo all’assurdo!) e per giunta con una rilevazione che risale all’estate di due anni fa e che dunque nel frattempo potrebbe tranquillamente essere stata sovvertita. Ma si può pensare ad una conferenza internazionale di farci mettere la faccia nella “m…” (altro che plastica) in questa maniera? Niente, la verità è che abbiamo a che fare con amministratori invertebrati e che le sorti della propria terra proprio non ce le hanno a cuore. Altrove, col cacchio che una cosa del genere sarebbe passata sotto silenzio.

Gaetano Ferrandino

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