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Arriva “l’estate di San Martino”, e sull’isola “ogni mosto diventa vino”

Stiamo entrando, con qualche nube di troppo, nell’ estate di San Martino. Cos’è l’estate di San Martino? Come e quando la si celebra e si festeggia sull’isola d’Ischia? Quale aspetto della nostra cultura e tradizione contadina è coinvolto? Senza dubbio l’uva e la vite  da cui si ottiene il mosto e il vino. Di qui il detto secolare: “San Martino Mosto e Vino”. Quindi cos’è l’state di San Martino, almeno nelle nostre campagne  del dopo-vendemmia, in Italia e nel mondo? Il nome “Estate di San Martino”  che cade storicamente 11 di novembre, esattamente fra 5 giorni deriva innanzitutto  dalla “tradizione del mantello”, secondo la quale Martino da Tours (poi San Martino), nel vedere un mendicante seminudo patire il freddo durante un forte temporale , gli donò metà del suo mantello; poco dopo, incontrato un altro mendicante, donò a quest’ultimo,  l’altra metà del mantello: subito dopo il cielo si rasserenò e la temperatura si fece più mite. Durante l’Estate di San Martino venivano rinnovati i contratti agricoli annuali e tradizionalmente in questi giorni si aprono le botti per il primo assaggio del vino nuovo accompagnato dai tipici sapori autunnali dell’isola quali le castagne, funghi, mele, melograni, formaggi ed insaccati.

Tale tradizione è celebrata anche in una famosissima poesia di Giosuè Carducci intitolata, appunto, S.Martino. di cui qui appresso accenniamo e che più largamente ne parla  Michele Lubrano in questo Speciale nella sua  rubrica il Punta.L’estate di San Martino,durerà, alcuni giorni, dall’11  al 16 novembre, ma con il rischio di formazione di nebbie e piogge anche fitte, sull’isola e  sulle principali pianure italiane.  “Ma per le vie del borgo dal ribollir dè tini va l’aspro odor dei vini l’anime a rallegrar”. Chi non ha mai imparato o recitato a memoria durante le scuole medie questi versi della celebre poesia San Martino di Giosuè Carducci? E chi non ha mai ascoltato almeno per una volta la leggenda del santo Martino che tagliò il suo mantello di lana e ne diede la metà al povero? Dopo quel nobile gesto il sole spuntò e iniziò a scaldare come fosse estate. Per questo motivo, si chiama “estate di San Martino” quel periodo della prima decade di  novembre in cui spesso accade che la temperatura si faccia più mite. In effetti la tradizione vuole che, più per una logica legata a ragioni meteo climatiche, che per credenze popolari, il giorno di San Martino è quasi ogni anno una bella giornata di sole negli ultimi secoli.

Una tradizione che risale a tempi antichissimi, diffusa in tutta Europa tanto che l’”Estate di San Martino” è conosciuta praticamente ovunque, e perfino negli Stati Uniti, dove questo periodo di intervallo di bel tempo viene definito “Estate Indiana“. “A San Martino ogni mosto diventa vino”: questo è il motto che anima la giornata dell’11 novembre a Ischia dove le oltre venti  grandi cantine vinicole in attività sull’isola con i propri vigneti terrazzati e curati, ciascuna con un proprio programma inaugurano il vino novello.  La festa del vino nuovo è un appuntamento che risveglia la passione e il rispetto per la propria terra. rispetto che in tanti luoghi della Campania (ma non solo) è stato in parte dimenticato, e che il singolo cittadino deve coltivare e alimentare. Ischia, l’isola contadina , consacrata dall’antichità fino ai tempi  moderni correnti, al culto  ed alla passione per la vite, è pronta a vivere l’estate di San Martino come tradizione vuole. Hanno per questo  anticipato a ieri domenica 5 novembre quelli di Tragicus Actus  che sentendosi già presi dall’atmosfera magica che trasmette la cosiddetta Estate di San Martino si sono  calati alla grande nel significato dell’evento organizzando il  “San Martino Festa Ammore e Vino” che ha compreso Arte, Musica e Gastronomia con i suoi antichi sapori  della nostra cara terra isolana.

Naturalmente il tutto in omaggio al Dio Bacco, al vino nuovo espressione felice del corso di un natura che si mostra benevola e si presenta con i caldi colori autunnali dell’attesa Estate di San Martino. M a si preparano a festeggiare l’Estate di San Martino Don Arcamone di Castanito nella sua tenuta  a Santa Maria  al  Monte sopra via Bocca a Forio e l’avv. Benedetto Migliaccio altro importante tenutario di vigneti come la ricostruita  “Vigna dei mille anni” sita in località Jesca a Serrara Fontana. Costoro, come altri tenutari di vasti vigneti sull’isola, da Campagnano a Panza, dalle chianole di Barano ai terreni della Borbonica, dal ciglio  alle terrazze di Succhivo, ritengono San Martino la festa della civiltà contadina dell’isola d’Ischia più importante, perché il mosto diventa vino e si può verificare la qualità e la quantità del prodotto. “Scrive Peppino Mazzella, in un dei suoi articoli sulla viticoltura ischitana, Norman Douglas, che visitò Ischia agli inizi del ’900 raccontando il suo soggiorno nel suo “Isole d’Estate”, scrive che Ischia è “un enorme vigneto”. Questa economia agricola – imperniata sulla produzione vinicola – permetteva ad una popolazione che già era di 24mila abitanti nel secolo XIX di vivere. Non era solo un’economia di sussistenza ma un vero e proprio sistema economico e commerciale. Esisteva anche la figura del “sensale di vino” quello che andava a provare il vino nelle cantine e faceva da “mediatore” tra il produttore ed il compratore. Forse all’epoca nessuno pensavo o festeggiava l’”Estate di San Martino”.

Antonio Lubrano (antoniolubrano1941@gmail.com)                                                                                                              

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