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Ischia e Procida, ultimo atto nella guerra del pesce

La guerra del pesce tra Ischia e Procida continua. Senza esclusione di colpi. E ormai la stessa si è già dirottata nelle sedi più o meno opportune, a seconda dei casi, e cioè quella giudiziaria. Procida attacca, Ischia risponde, il leit motiv appare più o meno questo. Nei giorni scorsi dal palazzo municipale di via Iasolino è stata votata la delibera di giunta n. 54, avente ad oggetto “autorizzazione a resistere nel giudizio proposto innanzi al Tar Campania Napoli dal Comune di Procida contro il Comune di Ischia, nomina legale”. Di fatto l’ente locale ischitano ha stabilito di resistere nel giudizio proposto dai cugini rappresentati dall’avv. Porfirio Lubrano Lavadera per l’annullamento previa sospensione dell’ordinanza n. 46/2017 pubblicata il 19 aprile scorso, con ricorso notificato alla parte interessata il 18 maggio. L’ordinanza incriminata, ovviamente, è quella relativa alla regolamentazione della vendita del pescato presso il Piazzale Aragonese di Ischia Ponte per il tratto di banchina lato nord, che avrà fatto felici gli addetti ai lavori ischitani (particolare non trascurabile in campagna elettorale) ma ha fatto letteralmente infuriare i procidani, che proprio non l’hanno digerita. Circostanza, questa, non nascosta nemmeno dal sindaco Dino Ambrosino che aveva invocato la revoca del provvedimento prima di recuperare i buoni “rapporti di vicinato” con Ischia. Cosa che, ovviamente, non è avvenuta.

Insomma, si preannuncia una battaglia presso la giustizia amministrativa, l’attenzione e la contesa adesso si spostano dai due municipi alla sede del Tar Campania. Il Comune di Ischia ha affidato l’incarico all’avv. Alessandro Barbieri, conferendo allo stesso il mandato a rappresentare e difendere l’amministrazione comunale di Ischia e corrispondendo al professionista un importo pari ad euro 2.000 oltre iva e cpa da liquidarsi al termine del giudizio ed a presentazione di regolare fattura. Giosi Ferrandino e compagni, ovviamente, non potevano esimersi da questo atto, che di fatto li avrebbe messi nell’impossibilità di difendersi nelle opportune sedi.

La storia di Ischia e Procida racconta di rapporti di grande cordialità ma anche di scontri più o meno epici, e molto spesso – trattandosi di due isole – c’è il mare per lo mezzo, come confermano le reiterate “divergenze di vedute” a proposito della gestione dell’area marina protetta Regno di Nettuno, tanto per fare un esempio. L’ultima tenzone, lo ricordiamo a beneficio dei lettori meno attenti o di coloro che avessero perso le “puntate precedenti”, nasceva dalla più volte citata ordinanza con cui di fatto veniva vietata la vendita di pesce ai pescatori non residenti nella prima fascia oraria del mattino, quella che va dalle 6.30 alle 10.30. I procidani, invece, avrebbero dovuto attendere dalle 10.30 alle 14.30, quando evidentemente la maggior parte della clientela ha già operato i propri acquisti. La battaglia a colpi di nasse, con le parti in causa che si prendevano a pesci in faccia, vide gli amministratori delle due municipalità scendere in campo per difendere rispettivamente i propri concittadini. Tutto nella norma, insomma, così come questo epilogo che è un pò un finale annunciato. Ma la domanda con cui far calare il sipario è inevitabile: siamo davvero sicuri che non si potesse far nulla prima di arrivare a tanto?

Gaetano Ferrandino

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