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Ipotesi associazione a delinquere, la Procura indaga: trema il “palazzo” foriano

Sarebbe una vera e propria bomba a mano l’informativa che è stata spedita alla Procura della Repubblica di Napoli e che indirizza le sue attenzioni su una serie di irregolarità di natura amministrativa che sarebbero state poste in essere nel Comune di Forio. I settori sarebbero dei più disparati: nel mirino ci sono assunzioni che sarebbero state operate in maniera illegittima, illeciti sul servizio di illuminazione votiva cimiteriale, fatture liquidate in maniera non cristallina alla società Ego Eco (che si occupa della gestione dei rifiuti, o meglio si occupava, dal momento che da qualche tempo è subentrata la “costola” denominata Super Eco dopo il fallimento dell’azienda capitanata da Vittorio Ciummo). Per la cronaca sono ipotizzati una serie di reati che porterebbero anche a far pensare che a carico di una serie di soggetti – del cui elenco non farebbero parte esponenti politici presenti e passati – si potrebbe ipotizzare l’associazione per delinquere. Questo almeno è quanto si evincerebbe dal lavoro di “intelligence” svolto dagli uomini del commissariato di polizia di Ischia, guidato dal vicequestore Alberto Mannelli. Ovviamente nulla trapela su documenti che sono assolutamente top secret e riservati, abbiamo comunque provato a ricostruire quali sono i possibili punti cardine di un’indagine che a questo punto davvero potrebbe riservare sviluppi a dir poco “esplosivi”

LE ASSUNZIONI SOSPETTE DA PARTE DEL COMUNE

Sotto i riflettori c’è una vicenda di cui per la verità gli organi di stampa – e questo giornale in particolare – si sono più volte occupati in un passato più e meno recente. Quella legata all’assunzione di un funzionario da inserire nella pianta organica del Comune di Forio, che venne individuato poi in Giampiero Lamonica. Ma viene monitorata con estrema attenzione anche la determina con la quale lo stesso Lamonica dispose l’assunzione di Luca De Girolamo e Marco Raia, con un criterio che prevedeva lo scorrimento della graduatoria di quel concorso nel quale egli stesso era risultato vincitore. I due entravano in servizio nel novembre 2012 ma non ci si fermava lì perché nel gennaio dell’anno successivo si programmò l’assunzione di un altro funzionario, individuato successivamente in Nicola Regine. E la graduatoria dalla quale si attingeva, appare quasi superfluo sottolinearlo, era sempre la stessa. Il filone seguito dagli inquirenti è sempre lo stesso: c’è sempre una delibera di giunta prima e una determina poi a portare nel gennaio 2015 ad un altro inserimento in pianta organica, quello di Rosa Pascarella: per lei contratto part time al 50 per cento, a tempo indeterminato, utilizzando sempre la medesima graduatoria.

A quanto si apprende gli inquirenti hanno sentito diversi soggetti che sono stati escussi e puntano il dito sul fatto che erano già note le generalità dei candidati presenti nella graduatoria, circostanza ritenuta di una certa gravità. Un esponente politico, sentito negli uffici di via delle Terme, ammetteva senza mezzi termini che nel palazzo di via Genovino chi di competenza non aveva fornito le risposte richieste circa la legittimità delle assunzioni di cui sopra e aggiungeva anche un altro particolare: quello, cioè, che i quattro dirigenti assunti mediante lo scorrimento in graduatoria facevano parte delle commissioni di aggiudicazione di appalti pubblici. Si tratterebbe, secondo una sommaria ricostruzione dei fatti, di quelli legati a “recupero e valorizzazione del molo borbonico”, “realizzazione opere di drenaggio dell’area urbana località S. Giuseppe”, interventi per l’efficientamento energetico dell’istituto Luca Balsofiore e del plesso centrale Panza Vincenzo Avallone. Nell’informativa si farebbe anche presente che le assunzioni in oggetto finirono con l’essere più volte oggetto di servizi giornalistici da parte della stampa locale. Nello specifico si contesta il non aver verificato se le assunzioni dei quattro professionisti fossero state effettuate in violazione delle normative vigenti e soprattutto se riguardassero posti che non esistevano prima dell’indizione del concorso ed istituiti in seconda battuta per il tramite di delibere di giunta e determine. Verifiche queste che secondo gli investigatori non sarebbero “stranamente” mai state effettuate. Da tutto quanto esposto si evidenzierebbero nei confronti di determinati soggetti i reati di omissione di atti d’ufficio ed abuso d’ufficio.

LE FATTURE LIQUIDATE ILLEGITTIMAMENTE ALLA EGO ECO

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C’è anche un altro capitolo inquietante in questa indagine condotta dagli uomini del vicequestore Mannelli. Gli investigatori, infatti, ritengono che la Ego Eco (oggi Super Eco) abbia ricevuto il pagamento di fatture per diverse migliaia di euro per “servizio extracontrattuale nei cimiteri di Panza e Forio”. Un saldo di spettanze che però sarebbe avvenuto senza che questo servizio fosse stato mai affidato né tantomeno che si fosse provveduto a stipulare un regolare contratto. Al punto tale che nel tempo si sarebbe verificato anche un episodio decisamente sui generis, che ha visto un funzionario inviare due fatture a un responsabile di settore che però invece di disporne la liquidazione le avrebbe rispedite al mittente. Proprio perché, evidentemente, quei servizi non erano mai stati commissionati e di conseguenza non potevano essere pagati. Un servizio che di fatto, analizzando gli atti, avrebbe visto semplicemente l’approvazione di un preventivo da parte della Ego Eco al quale però non avrebbe corrisposto alcun atto formale di affidamento.

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Le fatture, alla fine, sarebbero state pagate ed il servizio anche prorogato per altri due mesi. Nel documento trasmesso all’autorità giudiziaria, inoltre, verrebbe anche spiegato che a nulla vale il noto art. 125 comma 11 del decreto legge 163/2006 che prevede che “per i servizi e forniture di importo inferiore a 40.000 euro la possibilità di ricorrere all’affidamento diretto da parte del responsabile del procedimento (RUP). Perché il ricorso a questo tipo di strumento, sottolineano gli investigatori, deve essere comunque adeguatamente motivato da una serie di fattori (risoluzione di un precedente rapporto contrattuale, necessità di completare le prestazioni di un contratto in corso o urgenza determinata da eventi oggettivamente imprevedibili) che nel caso di specie certo non si configuravano. Quanto basta non soltanto per configurare il reato di turbativa d’asta ma anche quello di falsità materiale a causa di una serie di anomalie che si verificherebbero nel confrontare le fatture emesse ed i mandati di pagamento.

TUTTE LE OMBRE SUL SERVIZIO VOTIVO AL CIMITERO

C’è un terzo capitolo su questa vicenda, che stavolta però ha visto in azione i militari della Tenenza della Guardia di Finanza di Ischia. Le Fiamme Gialle avrebbero a lungo indagato su presunti illeciti legati al servizio dell’illuminazione votiva cimiteriale producendo un’informativa che sarebbe stata siglata nel mese di giugno dell’anno corrente e spedita alla magistratura inquirente unitamente a quella che ha visto impegnata la polizia. Quel che è certo è che il reato ipotizzato nella fattispecie è quello di abuso d’ufficio, perché chi di competenza avrebbe permesso che la gestione del servizio fosse svolta per un lunghissimo arco di tempo senza la stipula di un regolare contratto, causando così un notevole danno erariale al Comune di Forio.

L’IPOTESI DI ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE

La parte più significativa di questa delicata informativa redatta dalla polizia è sicuramente la parte finale, quella nella quale si tirano le somme e si arriva ad ipotizzare il reato di associazione per delinquere a carico di una serie di soggetti. I quali secondo gli inquirenti in servizio presso gli uffici di via delle Terme, avrebbero addirittura negli anni creato un sodalizio che sarebbe stato caratterizzato da un accordo – e dunque da una adeguata pianificazione e premeditazione – teso a commettere una serie di illeciti di varia natura nell’ambito della gestione della cosa pubblica. E tutto avrebbe inizio proprio nel 2010, quando con la delibera di giunta n. 269, si decide di procedere all’assunzione di quattro dirigenti. Ma non è tutto. Nell’atto viene anche esplicitato come nel corso del tempo i soggetti in questione avrebbero gestito gli appalti in tutti i loro stadi, dall’aggiudicazione degli stessi passando al collaudo, e questo si evincerebbe anche da una serie di esposti presentati da un consigliere di minoranza all’ANAC, l’autorità anticorruzione che è presieduta dal magistrato Raffaele Cantone.

A fare da contorno, poi, ci sarebbero una serie di continue violazione sulle necessarie verifiche della legittimità degli atti in base ai quali si procedette alle assunzioni definite illegittime. Ma chi ha indagato fa anche un’altra considerazione, spiegando che i reati contestati e l’arco di tempo nel quale si sono sviluppati dimostrano che i soggetti coinvolti hanno mantenuto rapporti di natura associativa che potrebbe portarli a reiterare le condotte criminose. Insomma, la miccia che è stata innescata è di quelle davvero pericolose. E, inutile negarlo, a questo punto davvero potrebbe esplodere da un momento all’altro.

Gaetano Ferrandino

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