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Processo Caserma Forestale, oggi tocca alle parti civili

Di Marco Gaudini

CASAMICCIOLA – Oggi presso il Tribunale di Napoli, si celebrerà un’altra tappa del processo in merito ai fatti sulla costruzione della Caserma del Corpo Forestale dello Stato a Casamicciola. Durante la mattinata odierna, compariranno come testi di parte civile innanzi I Sezione Penale del Tribunale di Napoli, in composizione monocratica Giudice Nicola Russo, il Consigliere regionale di Davvero Verdi Francesco Borrelli (all’epoca dei fatti Assessore alla Provincia di Napoli) e l’ex sindaco di Casamicciola Luigi Mennella. Oggi quindi si metterà un nuovo tassello nel complesso puzzle del processo che vede imputati Donato Carlea, ex direttore generale alle opere pubbliche di Campania e Molise, Domenico Parracino, titolare della ING Lombardi, ditta che ha eseguito i lavori, l’architetto Liviana Nicoletta Buono (Responsabile del Procedimento), Giosi Ferrandino e l’architetto Silvano Arcamone, all’epoca dei fatti rispettivamente sindaco e dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Casamicciola. Le accuse contestate agli imputati vanno dal falso ideologico alla distruzione del patrimonio ambientale. I magistrati della Procura di Napoli, hanno ipotizzato che i soggetti coinvolti, a vario titolo, al fine di aggirare i divieti di edificazione sull’isola verde (sottoposta a severi vincoli paesaggistici) avrebbero dato inizio ai lavori di costruzione della caserma su una particella catastale diversa da quella che era stata originariamente destinata dal Comune di Casamicciola. E questo senza che vi fosse alcuna intesa tra lo Stato Italiano e la Regione Campania, mancando nei fatti un atto ufficiale.

LA STORIA  –  Il processo, ricordiamo, riguarda la realizzazione della costruenda Caserma della Guardia Forestale per la quale si rese necessario procedere all’abbattimento di numerosi pini facenti parte della pineta del Bosco della Maddalena realizzato negli anni cinquanta. La complessa vicenda ha origine nei primi anni ’80, quando venne individuata tale area per i lavori, ma assume gli attuali contorni “giudiziari” a partire dal 2009, per un presunto scambio di particelle catastali su cui successivamente furono posti i cantieri. La successione cronologica degli avvenimenti, a voler essere rigorosi, mette a dura prova anche il più attento lettore. Il Provveditorato alle opere pubbliche della Campania richiese la disponibilità di alcune centinaia di metri quadrati di pineta al comune di Casamicciola per la realizzazione della caserma della Forestale. Il comune incaricò un tecnico per individuare la particella da asservire. Venne dato l’ok dalla commissione edilizia e dai Beni Ambientali. Il luogo scelto fu, appunto, la pineta della Maddalena. Data l’autorizzazione paesaggistica da parte del Comune di Casamicciola, la Soprintendenza implicitamente autorizzò l’opera facendo decorrere i termini previsti (60 giorni, quindi per silenzio-assenso) per esprimere il proprio parere, che all’epoca era solo di legittimità, non di merito.  Tra l’altro, il decreto paesaggistico seguiva una strada parallela rispetto alla conferenza dei servizi (voluta dal Provveditorato alle opere pubbliche). L’Assopini di Ischia, la Cogivas e i Verdi della Campania intervennero in favore della pineta della Maddalena, rendendo il caso di rilievo nazionale, spingendo la Guardia di Finanza a indagare: successivamente venne disposto il sequestro del cantiere. L’’impresa costruttrice inoltrò immediatamente ricorso al Tar. Nonostante l’esito tutt’altro che chiaro dinanzi al Tribunale Amministrativo regionale, la Procura della Repubblica dissequestrò il cantiere, facendo riprendere i lavori. L’amministrazione comunale dispose accertamenti tecnici ed emise una ordinanza di sospensione dei lavori. In seguito sul caso per la prima volta intervenne la Soprintendenza che dichiarò i lavori illegittimi. Il resto è storia recente, con i rinvii a giudizio dell’estate 2014 che hanno interessato tra gli altri anche l’ex sindaco di Casamicciola Giosi Ferrandino e l’ex responsabile dell’UTC Silvano Arcamone. Il magistrato, come testimoniato dalle predisposizione del calendario per le udienze, intende procedere celermente per arrivare alla conclusione del processo, allo scopo di scongiurare che esso venga trasferito ad altro giudicante, stante il suo prossimo trasferimento.

LE RAGIONI DELLA PARTE CIVILE – Per costruire la caserma da destinarsi al Corpo Forestale dello Stato, come abbiamo detto,  furono tagliati 100 pini della pineta ed effettuato un ciclopico sbancamento. «Si è trattato di uno dei peggiori scempi mai consumatosi sull’isola d’Ischia. A noi interessa il ripristino dello stato dei luoghi e tutti i pini alla fine dovranno essere ripiantati», affermò l’avvocato Bruno Molinaro, costituitosi parte civile con l’associazione Assopini di Ischia e con un residente della zona del Castiglione. La richiesta dei soggetti che si ritengono danneggiati dallo strano caso della Caserma della Forestale, forza generalmente in difesa del verde, è chiara, chiarissima: integrale risarcimento di tutti i danni subiti, in ogni loro componente morale, patrimoniale, non patrimoniale e biologica. In prima fila c’è l’Associazione per la Difesa dei Pini di Ischia, presieduta da Dario Della Vecchia, che nei fatti – in conformità agli scopi delineati nell’atto costitutivo – persegue gli obiettivi della salvaguardia e della cura dell’ambiente ed in particolare della flora dell’Isola d’Ischia, dell’integrità del territorio e dei valori paesaggistici. È bene sottolineare che l’associazione promuove ogni iniziativa anche di tipo giudiziario, per garantire, in assenza di interventi degli enti deputati, ogni trattamento necessario alla difesa e corretta fruizione del suo patrimonio ambientale. L’impegno della Assopini è oltretutto legittimato dalla giurisprudenza: secondo la Suprema Corte le associazioni ambientaliste costituite parti civili nei procedimenti per reati che offendono il bene ambientale hanno diritto al risarcimento del danno, non solo patrimoniale ma anche morale, derivante dal pregiudizio arrecato all’attività da esse concretamente svolta per la valorizzazione e la tutela del territorio sul quale incidono i beni oggetto del fatto lesivo. All’associazione si aggiunge poi un privato cittadino, L.P., classe 1960, residente in zona limitrofa alla costruenda Caserma della Forestale. Le motivazioni del risarcimento appaiono semplici: le opere realizzate, oltre ad aver determinato una rilevante modifica dell’originario stato dei luoghi con evidente alterazione delle bellezze naturali e compromissione dei valori tutelati, hanno arrecato grave pregiudizio anche alla proprietà di L.P., per perdita di amenità e panoramicità, oltre che per diminuzione di valore in conseguenza del degrado urbanistico ed ambientale provocato dall’illecita attività edilizia. Anche in questo caso la giurisprudenza viene in supporto della parte civile: secondo la Cassazione, infatti, “il pregiudizio consistente nella diminuzione o esclusione del panorama goduto da un appartamento tutelato dalle norme urbanistiche costituisce un danno ingiusto e come tale risarcibile, in base al rapporto tra il pregio che al panorama goduto riconosce il mercato ed il deprezzamento commerciale dell’immobile susseguente al venir meno o al ridursi di tale requisito”. Per questo, il proprietario dell’immobile confinante alla “Caserma della Vergogna” è legittimato a costituirsi parte civile e a chiedere il risarcimento dei danni dalla violazione delle norme edilizie. Sono queste, dunque, le motivazioni della parte civile rappresentata dall’avvocato Bruno Molinaro.

LE DIFFIDE – Inoltre sono state notificate qualche tempo fa anche due diffide, predisposte dall’avvocato Bruno Molinaro, come legale dei soggetti costituitosi parte civile nel procedimento giudiziario. La prima diffida è stata notificata al Comune di Casamicciola Terme, la seconda, invece, al Ministero delle Infrastrutture, affinché ciascun ente, per quanto di propria competenza, si attivi per la demolizione delle opere realizzate nel Bosco della Maddalena e per l’integrale ripristino dello stato dei luoghi originario (che, come si sa, vuol dire non solo eliminazione delle opere abusive ma anche messa a dimora di pini in sostituzione di quelli irresponsabilmente abbattuti, con reintegrazione, per quanto possibile, del patrimonio ambientale danneggiato) omologabile alla categoria civilistica del risarcimento in forma specifica. Sussistono, infatti secondo il legale della parte civile, fondati motivi perché la demolizione ed il ripristino vengano in concreto eseguiti, in quanto, in questo caso, obbligata alla esecuzione dei lavori è anche l’amministrazione statale che, a differenza del Comune di Casamicciola (che versa attualmente in una condizione di grave deficit finanziario), può e deve garantire la provvista finanziaria necessaria per l’intera operazione. I passi successivi alla presentazione di questa diffida, possono così sintetizzarsi: se, a far data dalla notifica dell’atto stragiudiziale di diffida, decorrerà il termine assegnato (di trenta giorni) senza che le amministrazioni intimate abbiano, nel frattempo, fornito risposta, garantendo l’esecuzione degli interventi richiesti o, comunque, esternando le ragioni dell’eventuale ritardo, i responsabili saranno denunciati per omissione di atti di ufficio (art. 328, comma 2, C.P.). Contemporaneamente, sarà proposto ricorso al TAR per l’annullamento del silenzio-rifiuto e per la consequenziale nomina del commissario “ad acta”, il quale avrà il compito di surrogare gli enti inadempienti con pieni poteri sostitutivi.

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IL TEST – Fondamentale sarà questa mattina la testimonianza di Francesco Emilio Borrelli, storico esponente dei Verdi della Campania, oggi Consigliere Regionale, ma all’epoca dei fatti, Assessore ai Parchi della Provincia di Napoli. L’ex Assessore, infatti, più di una volta comunicò agli organi competenti la necessità di individuare soluzioni alternative per la costruzione della caserma, soprattutto in relazione al cospicuo numero di abbattimenti di alberi nella pineta di Casamicciola. Oggi, infatti, il testimone della parte civile, potrebbe essere decisivo per far emergere le responsabilità di quello che, visto tutta la vicenda, un vero e proprio scempio ambientale. Domani sul nostro giornale i dettagli dell’udienza odierna.

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