CULTURA & SOCIETA'

Ischia tra pirati eretici e pestilenze: il nuovo libro di Benedetto Valentino

Un resoconto storico della nostra isola con racconti e storie davvero inedite e fin qui mai venute alla luce, frutto di uno studio lungo e accurato

Il nuovo lavoro di Benedetto Valentino sulla storia di Ischia parte dai pirati greci dell’antica Pithecusa per giungere ai rapporti con l’Islam, alla guerra tra noi e i barbareschi durata circa mille anni. 

Il nostro mare è stato teatro di lunghe lotte con i musulmani, che hanno visto da un lato gli infedeli barbareschi che infestavano le nostre coste e dall’altro le nostre navi che andavano parimenti a far razzia sulle spiagge di Tunisi e di Algeri. 

È possibile distinguere tre periodi di questa guerra: un primo periodo che va dall’812 al 1100 quando iniziano le prime invasione saracene, un secondo periodo che parte dal 1200 per terminare nel 1400, e l’ultimo, il più drammatico per la nostra comunità, che parte dal 1500 e arriva fino alla metà del 1800. 

L’obiettivo principale della guerra di corsa era il commercio degli schiavi: migliaia gli ischitani fche vengono fatti prigionieri delle galee barbaresche.  In questa ricerca ho ritrovato alcune “tracce” anche di quel commercio di uomini che abbiamo condotto per secoli: alcuni esempi sono quelli di Giami Solimano, moro negro, catturato dalle galee di Malta nel 1649 e inviato a Ischia per essere venduto al mercato, quello dello schiavo moro che con un colpo alla testa uccide nelle carceri di Ischia il conte di Rossano, oppure quelli degli schiavi mussulmani imprigionati a Ischia per poi essere mandati a costruire la Reggia di Caserta. 

Sono casi che indicano che la nostra isola, così come molti altri posti del Mediterraneo, era uno dei porti in cui si commercializzava la merce più a buon mercato, quella degli esseri umani.

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A differenza di quanto avveniva nel mondo islamico da noi non sono mai esistiti registri ufficiali, fatta eccezione per i registri dei battesimi: la schiavitù era diffusissima ma coperta dalla omertà cattolica e considerata come attività ufficialmente deplorevole, ma di fatto ben praticata. 

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Valentino ha cercato di far luce sui nomi degli ischitani rapiti, sulle loro vite a Tunisi e ha ritrovato la struggente lettera della piccola Polito, fatta schiava a soli 5 anni che scrive al padre per essere riscattata, così come ha restituito la memoria di tantissimi ischitani che hanno lavorato come schiavi a Tunisi agli ordini del Bey costruendo uno dei quartieri più famosi della città berbera, il Bardo. 

Un’altra pagina inedita è quella dei primi ischitani liberati alla fine del Cinquecento, riscattati dalla Casa della Redenzione dei cattivi e andati in processione a cantare il “te deum” tra il popolo festante. 

La nostra isola è sempre stata terra di grandi migrazioni, come quella degli ebrei inviati su “dispaccio del Re”, di cui ho ritrovato la documentazione delle università isolane che pagavano per ogni ebreo atto cristiano oppure quella delle famiglie di Torre del Greco rifugiate a Ischia dopo l’eruzione del Vesuvio. Tra gli episodi inediti ci sono le cronache del governatore del castello, Giuseppe Grassi, che ci fornisce un quadro della nostra società nel Seicento: dai contrabbandieri alle scorrerie di violenti “briganti”, dalle angherie dei nobili e dei prelati alle richieste dei rappresentanti del popolo, che lottavano per i diritti e la libertà. Sono pagine e documenti fino ad ora sconosciuti che colmano una grande lacuna di fonti riguardanti questo periodo. 

In questa prospettiva acquistano nuova luce sia la costruzione a Casamicciola del Pio Monte della Misericordia che la figura di Giulia Gonzaga, in prima linea per la liberazione degli ischitani “schiavi” degli infedeli. 

Soprattutto con questa ricostruzione storica si spiega la crudele vendetta di Barbarossa, che aveva preso migliaia di ischitani come schiavi: Alfonso d’Avalos, signore di Ischia aveva trucidato qualche anno prima ben trentamila persone, distruggendo a Tunisi anche una delle più antiche e importanti biblioteche arabe. 

Terremoti e pestilenze sono state le altre due costanti storiche dell’isola fino al seicento. 

Partendo dalla cronaca di Gaio Plinio che ci dice che “nella medesima isola una città fu inghiottita nel profondo” ho cercato di seguire le tracce di questi villaggi sprofondati nel mare o cancellati dalle eruzioni. La peste è stata l’altra costante che ha influenzato in maniera decisiva la vita dei nostri avi. 

Un’altra pagina di cui si erano perse le tracce è quella legata agli eretici e agli scomunicati dal tribunale del Santo Uffizio, che sull’isola si è contraddistinto per una azione feroce e implacabile: un esempio è costituito dalla lotta tra il vescovo di Ischia, Geri, segretario del Cardinale Morone sostituito poi da due grandi inquisitori come Rosario e Polverino. 

Altre pagine strazianti sono le storie dei rinnegati, cioè di quelli che “si erano fatti turchi”

Sull’isola si registrano molte rivolte contro la classe dirigente come nel caso della rivolta contro l’introduzione dell’Inquisizione dei sacerdoti e di alcuni abitanti di Forio che pagano anche con la morte la loro aspirazione alla libertà oppure come quella di Domenico Dell’Ogna che viene considerato un pericoloso criminale dagli spagnoli perchè si dedica al brigantaggio ribellandosi alla imposizione di nuove tasse. 

Questa ricerca si completata con uno studio sulle famiglie nobili dell’isola: da un lato gli “spagnoli” come Zabatta, Cervera, Corbera e dall’altro quelle di origine angioina come i Monti e Taliercio, emarginati dopo la conquista del castello aragonese di Ischia da parte di Alfonso il Magnanimo. 

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