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Ischia, Vigili del Fuoco: «Servono più idranti, sul territorio scarsa prevenzione e tutela»

Gianluca Castagna | Ischia – Boschi in fiamme, coltivazioni bruciate, scarsa prevenzione e piromani all’assalto. Cambia poco, da una stagione all’altra. Lo scenario estivo, in particolare quello da va da luglio a settembre, prevede immancabilmente la prova del fuoco: ettari di vegetazione distrutta, rischi per la popolazione (arrivata oramai ai margini del bosco), interventi sempre più impegnativi per il Corpo dei Vigili del Fuoco. Da quando il Corpo Forestale dello Stato è confluito nei Carabinieri, la direzione delle operazioni antincendio è tutta affidata ai pompieri; ciò comporta un notevole aggravio di lavoro per carenze strutturali e di organico, leggi sbagliate e altri ambiti di intervento (incidenti stradali, fughe di gas, aperture di porte, tagli di grossi alberi) che richiedono pari energia e impegno.
Ogni anno le stesse polemiche e, spento l’incendio o passato il pericolo, tutto tace fino alla prossima stagione dell’emergenza. Mentre si dovrebbe cominciare da subito a lavorare per migliorare quanto è possibile. Una risposta-tampone alle fiamme, anche quando assai virulente come quelle che colpirono l’isola d’Ischia la scorsa estate, comporta sempre l’utilizzo delle risorse a disposizione in modo poco efficiente ed efficace. Dopo le associazioni ambientaliste isolane che in queste settimane hanno lanciato la campagna antincendio “Non scaldiamoci troppo”, Il Golfo ha sentito gli uomini della sezione distaccata di Ischia dei Vigili del Fuoco. Un’occasione per conoscere meglio, attraverso la testimonianza del caposquadra Ettore Occupato, cosa accade e come funziona la “macchina dei soccorsi” quando le fiamme si impadroniscono del nostro territorio.

Su quanti uomini può contare la sezione distaccata di Ischia e come vi state preparando al periodo più critico per gli incendi boschivi?
Anzitutto vorrei dire che il Corpo dei Vigili del Fuoco, dipendente dal Ministero degli Interni, la Direzione regionale Campania e il Comando provinciale Vigili del Fuoco Napoli hanno stipulato un accordo con la Regione Campania per la campagna AIB (Anti Incendio Boschivo). Da noi è partita l’11 agosto e durerà fino alla metà di settembre, solitamente il periodo più critico. In ordinario siamo 7 unità che sono disponibili h24 per 365 giorni all’anno. In questo periodo, per rafforzare le operazioni di spegnimento boschivo arrivano dal Comando provinciale di Napoli 5 unità suppletive in supporto al distaccamento di Ischia, che si dedicheranno esclusivamente alle operazioni antincendio, dalle 8 di mattina alle 20 di sera. Smontano e vanno via, per cui tocca a noi del distaccamento ordinario far fronte ad emergenze che dovessero verificarsi dopo quell’ora e fino alle 8 del mattino. ,
Di quanti mezzi disponete? Sono sufficienti?
Da Pordenone a Lampedusa lamentano la mancanza di mezzi, soprattutto di mezzi nuovi. Uno dei problemi che riguardano i mezzi dei Vigili del Fuoco è infatti l’obsolescenza. A Ischia possiamo disporre di due grossi automezzi antincendio chiamati A.P.S. (auto pompa serbatoio). Si tratta di camion particolari che hanno un serbatoio di acqua con una pompa per gli incendi, dei respiratori per andare in luoghi pieni di fumo, scale per raggiungere finestre e balconi ed una serie di attrezzi per effettuare manovre particolari. Poi un’autobotte con una capienza di 8000 litri d’acqua, che serve a supporto delle due A.P.S; una campagnola per trainare roba piccola e un mezzo antincendio boschivo di dimensioni ridotte per entrare in aeree meno accessibili ai mezzi più ingombranti.
Quali sono le difficoltà che presenta il territorio isolano quando si deve intervenire?
In percentuale i nostri incendi boschivi si verificano quasi sempre dall’imbrunire alla notte. Le associazioni non hanno risorse e mezzi per rimanere sul territorio h24. Quando scatta l’allarme, l’intervento non può essere tempestivo e si arriva quando la propagazione dell’incendio è già in stato avanzato. Tutti coloro che danno fuoco alla nostra vegetazione sanno benissimo che a quell’ora c’è personale ridotto e che i mezzi aerei (elicotteri e canadair) non si alzano.
A questo c’è da aggiungere che di solito i primi focolai si registrano in zone impervie o in montagna. I piromani sanno esattamente dove andare e come raggiungere quei posti. Conoscono quelle aree e le nostre difficoltà. Le conoscono e le sfruttano. Penso ad aree come Montecorvo, Corbaro, i Frassitelli, zone puntualmente prese di mira. La morfologia dell’isola prevede stradine strette, non tutti i componenti delle squadre che intervengono conoscono il territorio in modo da arrivare il prima possibile all’incendio. La tempestività, in questi casi, fa la differenza. Tra l’altro, a differenza dalla Protezione Civile, i Vigili del Fuoco devono uscire con un mezzo che mi consente di intervenire in una pluralità di casi. Questo rende tutto più difficile quando l’incendio è in montagna. Con le pompe arriviamo difficilmente in questi posti, non è come in terraferma dove di accosti e intervieni. Qui siamo costretti ad abbandonare i mezzi giù, metterci con i badili sulle spalle e camminare per chilometri. Il fuoco lo spegniamo con i badili d’acqua, mica come si vede nei film. Nel frattempo l’incendio si è spostato, propagandosi altrove.

Perché, nei casi di dolo, è difficile arrivare all’accertamento della responsabilità individuale?
La flagranza di reato è quasi sempre impossibile da accertare. I piromani danno fuoco al bosco con tecniche sempre più raffinate che non prevedono la loro presenza in loco. Questo gli consente di appiccare un incendio in più punti, più o meno contemporaneamente. Una sorta di tracciato prestabilito. Nel momento in cui arriva l’operatore antincendio, il fuoco si è già esteso o sviluppato in altre aree e il responsabile è già lontano chilometri. Mentre gli operatori giungono ai Frassitelli, l’incendio divampa a Corbaro. Anche se disponessimo di un battaglione di persone, la gestione sul territorio sarebbe in ogni caso complicatissima. E poi c’è il vento, altro fattore che gioca un ruolo decisivo, come si è visto negli episodi dell’anno scorso: da tre piccoli focolai si è sprigionato un incendio gigantesco.
Quest’anno il bilancio sembra meno tragico.
Diciamo che non sono ancora partiti. La vegetazione è sempre secca. Meno dell’anno scorso, perché ha piovuto di più, ma comunque secca perché le scorse giornate sono state piuttosto calde. Dobbiamo sperare nelle piogge, che infatti sono arrivate, hanno bagnato la vegetazione e scoraggiato i piromani. Ora, però, sono previste giornate ventose, quindi molto pericolose.
Non c’è solo il dolo. Perché c’è chi provoca un incendio per disattenzione o chi appicca il fuoco magari solo per bruciare rifiuti o sterpaglie e poi non riesce a controllarlo. Qual è l’errore più comune che viene commesso sull’isola d’Ischia?
La pulizia non controllata degli appezzamenti di terra. C’è gente che pulisce accendendo fuochi. La legge consente solo incendi di potatura e piccole quantità di stoppie. Qui a Ischia, invece, si fanno veri e propri falò di tutto. A volte lasciano la brace incustodita, mentre la regolamentazione di queste attività è disciplinata con regole molto chiare e precise che non vengono quasi mai rispettate. La maggior parte dei casi di incendio colposo è dovuta a scarsa attenzione durate le operazioni di pulizia. Basta una serata di vento e quella brace rischia di trasformarsi in un incendio devastante. Aggiungo inoltre che spesso non si tratta di incendi di potatura. Nei nostri interventi, abbiamo trovato rifiuti di ogni genere, anche con materiale inquinante.

Cosa potrebbe aiutare il lavoro dei Vigili del Fuoco?
Una buona cultura di prevenzione e tutela del territorio, ad esempio attraverso una squadra di persone del posto che conoscono i luoghi. Ogni Comune, soprattutto nelle aree tradizionalmente attaccate dai piromani, dovrebbe prevedere delle torrette di avvistamento come accade in altri Paesi. Alla prima salita di fumo si avvisa e si interviene. Purtroppo la tendenza è quella di trattare il dramma degli incendi boschivi come un’emergenza, con un approccio interventistico. Spegnere l’incendio e fermare l’evento in corso senza trattare le cause. Questa è una risposta al problema, non una soluzione.
E da un punto di vista tecnico?
Un collaborazione con l’acquedotto locale per l’installazione di una rete di idranti sul territorio. Anche in zone inconsuete, perché servono. Una rete di idranti permetterebbe ai Vigili del Fuoco di raggiungere velocemente con le pompe il luogo dell’incendio. Oltre ad arrivare col badile, potremmo portarci le manichette, allacciarci agli idranti, dare pressione e spegnere il fuoco con l’acqua delle pompe. E’ quello che abbiamo fatto l’anno scorso con l’incendio a Monte Vico, a Lacco Ameno. Abbiamo fatto installare un idrante nella pineta di Fiaiano, come al Montagnone a Fiaiano dove non c’era niente. Quando noi accorriamo in quella zona, il nostro telefonista chiama l’EVI chiedendo di smistare acqua se non c’è. L’EVI dà pressione a quelle tubazioni, a noi basta aprire la chiavetta e otteniamo l’erogazione necessaria per intervenire efficacemente e in tempi certo più brevi.
E l’incendio sulla collina dei Maronti, a Barano, dove le fiamme hanno lambito persino le abitazioni ai piedi della collina ?
In quel caso ci sono abitazioni, strutture turistiche, appezzamenti di terreno coltivato e non coltivato confinanti. A volte le conflittualità degenerano. E non so se ci possa essere ancora qualcuno che appicca il fuoco nella convinzione di poter riforestare, o costruire, quando invece ciò non è possibile per legge. La tipologia delle cause di un incendio è molto vasta, bisognerebbe farne materia di studio.
(photo Vigili: Giovan Giuseppe Lubrano)

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