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Mani Pulite trent’anni dopo, anche l’isola riavvolge il nastro

Il 17 febbraio 1992 deflagrava la serie di inchieste che coinvolse anche esponenti delle amministrazioni isolane. Analisi, ricordi e commenti di una stagione che fatica a passare dalla cronaca alla Storia

Trent’anni. Tanti ne sono passati da quando una mattina di febbraio del 1992 deflagrò la serie di inchieste poi ricordate col nome di “Mani Pulite”: l’arresto di Mario Chiesa a Milano per quello che sembrava un “semplice” caso di corruzione, innescò invece una clamorosa reazione a catena che coinvolse e travolse l’intero sistema politico italiano, al punto da far parlare della fine della cosiddetta Prima Repubblica, quella sorta nel dopoguerra coi grandi partiti di massa, che seppure in via misura furono tutti coinvolti nella “Tangentopoli” nazionale. Isola d’Ischia compresa.Trent’anni possono essere tanti, ma in questo caso sembrano passati velocemente, e il 1992 appare ancora relativamente vicino: tanto vicino che il Paese è ancora ben lontano dall’aver elaborato una versionecondivisa su quello che accadde e sulle motivazioni, più o meno presunte, più o meno recondite. Anche sulla nostra isola, c’è chi parla di un’azione ormai necessaria da parte della magistratura nei confronti di un sistema ormai corrotto a ogni livello, e chi considera Mani Pulite un tentativo di colpo di stato di alcuni giudici contro dei rapporti di potere consolidati (o forse si potrebbe dire “bloccati”) nel precedente cinquantennio. Molti sono comunque coloro che riconoscono quanto le cose, sotto il profilo della corruzione e dell’illegalità diffusa, siano persino peggiorate rispetto a trent’anni fa. Dunque, Mani Pulite è sicuramente storia, ma molto probabilmente è pure ancora cronaca. Azzerata la classe politica dell’epoca, essa fu sostituita da un’altra forse non del tutto preparata, ma di sicuro ormai slegata dai partiti tradizionali che, nonostante tutto, assicuravano una importante mediazione tra il corpo elettorale e le istituzioni democratiche. Abbiamo comunque cercato di rivivere quella che comunque rimane, nel bene e nel male, una stagione fondamentale del nostro Paese, nelle parole e nei ricordi di alcuni politici isolani che vissero spesso in prima persona i risvolti più duri e amari di quel momento storico, in cui speranze di rigenerazione e giustizialismo si mescolavano con esiti spesso incontrollabili.

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