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Isola ecologica a Lacco, il pm “assolve” De Siano: stangata per gli altri imputati

NAPOLI. È iniziata la fase conclusiva del lungo processo relativo alle presunte irregolarità  nella realizzazione della “nuova isola ecologica” a Lacco Ameno, presso l’abitato della 167, nella zona alta del paese. Presso la quarta sezione del Tribunale di Napoli, innanzi al collegio presieduto dal giudice Acierno, l’accusa ha chiesto l’assoluzione per Domenico De Siano, all’epoca dei fatti assessore del Comune, e per Giuseppe Monti, che rivestiva la carica di direttore dei lavori, mentre per la maggior parte degli imputati è stata invocata la condanna a due anni e otto mesi.

Il pubblico ministero ha iniziato la sua requisitoria ricordando che i vari reati “edilizi” contestati, inerenti gli aspetti urbanistici e paesaggistici, sono ormai prescritti, mentre restano in piedi quelli di abuso d’ufficio e di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Tutto ruota intorno a due delibere di giunta municipale, la n.88 del 2008 e la n.51 del 2010. La prima è quella inerente l’adozione del progetto dell’Isola ecologica e il relativo permesso a costruire. Una delibera che secondo il pubblico ministero fu adottata in violazione del Decreto Ministeriale dell’8 aprile 2008 e delle relative “linee guida per la realizzazione delle Isole ecologiche promananti dalla Regione Campania”. Il rappresentante della pubblica accusa ha poi snocciolato i vari motivi che configurano il reato di abuso d’ufficio in concorso per Restituta Irace, Crescenzo Ungaro, Oscar Rumolo, Domenico Marrazzo, Giacomo Pascale, Ciro  Calise e Carmine Calise. Innanzitutto l’opera, in quanto “pubblica”, doveva essere realizzata su area di proprietà comunale, previa dichiarazione di indisponibilità, seguita dall’avvio della procedura di esproprio, oppure una dichiarazione di indisponibilità dell’area per un periodo non inferiore a 20 anni, e comunque dopo aver bonificato il suolo. Invece, ha spiegato il p.m., l’opera fu realizzata su una proprietà privata, della società Mare 2000 srl, della quale il legale rappresentante era Domenico Marrazzo, senza alcuna bonifica e con l’area ancora nella disponibilità della Lacco Ameno Servizi. Infine, il canone di locazione era stato raddoppiato rispetto a quanto praticato fino ad allora, da 11mila a 22mila euro, per soli 6 anni di locazione e senza alcun indennizzo al Comune per le migliorie apportate all’area, “con conseguente permanere, allo scadere del contratto, dell’opera pubblica realizzata con fondi pubblici, nella disponibilità dei privati”. Una circostanza che, secondo il pubblico ministero, arrecava un ingiusto vantaggio patrimoniale alla società  Mare 2000 srl.

Analogamente, il p.m. ha ritenuto sussistente il reato di truffa aggravata, per aver indotto in errore con artifici e raggiri il Ministero dell’Economia al fine di ottenere un contributo statale pari a 300mila euro per la realizzazione dell’isola ecologica nonostante l’assenza dei requisiti prima accennati, creando quindi un danno economico all’erario. Secondo l’accusa, è fondamentale distinguere tra la nozione di “centro di raccolta rifiuti” e “isola ecologica. Nel primo caso non si sarebbe dovuto procedere ad alcuna modifica al sito, mentre nel secondo lo si sarebbe dovuto attrezzare, e comunque esso sarebbe dovuto essere di proprietà del comune o comunque oggetto di un contratto di locazione ventennale. Nel 2008, ha spiegato il pubblico ministero, si era in piena emergenza-rifiuti in Campania, ma in tal caso serviva un’area di stoccaggio, non un’isola ecologica, come invece viene disposto nella delibera del 2008, documento che si pone dunque al di fuori dell’emergenza. Fra l’altro, secondo l’accusa la zona della Pannella è classificata come zona verde, e quindi serviva una variante al piano paesistico.

In virtù di queste circostanze, il pubblico ministero ha ricordato che tutti gli imputati sono al riparo dalle accuse di reati edilizi, ormai caduti in prescrizione, e ha chiesto l’assoluzione per Domenico De Siano per i reati di abuso d’ufficio e truffa, in quanto assente al momento dell’adozione della seconda delibera di giunta, quella n.51 del 2010. Anche per Giuseppe Monti è stata chiesta l’assoluzione in quanto nella sua qualità di direttore dei lavori era estraneo a tali condotte. In considerazione della condizione di incensurati degli imputati, il pubblico ministero ha invocato le attenuanti generiche chiedendo infine una condanna a due anni e otto mesi.

ARRINGHE. È toccato all’avvocato Cristiano Rossetti, difensore di fiducia di Giuseppe Monti e Isidoro Mazzella (quest’ultimo titolare della ditta che realizzò i lavori), aprire la serie delle arringhe. Il penalista ha sinteticamente ricordato, sulla scia della requisitoria, che il Monti non avrebbe potuto concorrere ai reati contestati, per poi illustrare come dal dibattimento sia emersa solo la vicenda della sistemazione di un sito già esistente, senza necessità di autorizzazione paesaggistica. Le testimonianze di esperti qualificati avevano inoltre messo in luce la correttezza delle operazioni, compresa la pavimentazione e la impermeabilizzazione del suolo. Tutti elementi posti dall’avvocato Rossetti alla base della richiesta di assoluzione per i suoi assistiti “per non aver commesso il fatto”, chiedendo in subordine la dichiarazione della prescrizione per i reati edilizi (gli unici che riguardavano il Mazzella).

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A chiudere questa prima fase delle arringhe difensive è stato l’avvocato Gennaro Tortora, legale di fiducia del senatore Domenico De Siano, che associandosi alla richiesta di assoluzione già avanzata dal pubblico ministero ha comunque spiegato che l’area “contestata” era già da mezzo secolo sede di uno sversatoio di rifiuti, e che un decennio fa in piena emergenza quello era l’unico punto dove il Comune potesse individuare un’area adatta alla bisogna. L’avvocato ha rievocato le difficoltà che anche l’isola nel suo complesso visse in quel periodo, a partire dalle operazione di imbarco e sbarco dei mezzi di raccolta dei rifiuti. L’amministrazione lacchese fu quindi compulsata giocoforza a designare quell’area, così come fu indotta a partecipare al bando per l’elargizione dei fondi, iniziativa che comunque non ebbe sviluppi. Inoltre l’avvocato ha ricordato che nel 2009 il comune aveva emanato una delibera parlando di “centro di raccolta”, e non di isola ecologica. Il collegio giudicante ha fissato al prossimo 11 luglio il prosieguo delle arringhe difensive: nella stessa occasione, potrebbe anche arrivare la sentenza.

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Francesco Ferrandino

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