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La Babele delle Idee

Di Franco Borgogna

 

Una delle conseguenze, la più grave, della fine dei partiti politici e, più in generale, degli enti di intermediazione politica e sociale, è la  difficoltà di far arrivare ai vertici amministrativi e politici del paese, istanze chiare, largamente condivise e sedimentate nell’opinione pubblica. In parole povere, arriva ai rappresentanti del popolo una “ Babele di idee”. Faccio un esempio concreto che riguarda il Comune d’Ischia. Qui si è creato, e da un po’ di tempo si attiva con riunioni e convegni, un gruppo di albergatori e commercianti, scontento degli amministratori pubblici, ma che non riesce a trovare una chiara sintesi delle istanze. E’ difficile, allora, presentare una piattaforma alternativa alle azioni degli attuali amministratori. Un esempio nell’esempio: alcuni albergatori ritengono fondamentale che si abbassi loro la Tari (imposta sui rifiuti) e,per raggiungere tale obiettivo, non si fanno specie di suggerire un riequilibrio tra le imposte da loro pagate e quelle a carico degli utenti privati, trasferendo sulle spalle di questi ultimi un onere maggiore, per alleggerire quello ricadente sugli albergatori. Altri (soprattutto commercianti), all’interno del gruppo, ritengono che l’abbassamento della Tari deve essere il risultato di un efficientamento del servizio  di raccolta e smaltimento dei rifiuti e di un minor costo complessivo . Il traffico è un altro dei punti dolenti del linguaggio da Babele tra operatori economici. C’è chi si accontenterebbe del piccolo cabotaggio: qualche parcheggio in più, qualche lavoro stradale in meno o in minor tempo, qualche presenza di vigili in più sulle strade, per tamponare la situazione; e c’è chi,invece, è drastico e applicherebbe misure draconiane di stop al traffico, creando ampie isole di rispetto assoluto e grandi aree periferiche di parcheggio e di scambio da auto privata a navetta pubblica di trasferimento al centro urbano. Infine, c’è una forte disputa su come capitalizzare i numeri di questo gruppo di scontenti. Se,cioè, nel momento elettorale, scegliere un leader e una lista, individuati come nuovi e alternativi o,invece, candidare direttamente alcuni elementi del gruppo stesso, vincolandoli – però – ad un preciso mandato, evaso il quale ci sarebbe un impegno scritto alle immediate dimissioni. Questo gruppo ha anche (e qui sembra esserci unanimità) deciso di servirsi di alcuni esperti, in grado di fornire una piattaforma di dati di stima oggettivi, su cui ragionare. Ma la Babele e lo spreco delle idee non avviene solo nell’ambito dei gruppi sociali ed economici, avviene anche al livello istituzionale comunale. Avrete sentito spesso parlare di “ Protocollo d’intesa” tra i 6 Comuni isolani. Certo, fa immagine firmare -ogni tanto – un bel Protocollo, mutuato da esperienze che si realizzano in altre parti d’Italia. Ma avrete notato che questi Protocolli rimangono lettera morta. Non c’è alcun seguito, alcun atto conseguenziale. A proposito di protocolli firmati,diamo atto al Commissario Mimmo Barra dell’ACST, dell’impegno profuso nel mettere insieme i Comuni,al fine di giungere ad una politica di marketing turistico unitario e di progettazione unitaria per accedere ai fondi europei. Il Patto per lo Sviluppo e le linee guida del Piano Strategico per lo sviluppo socio-economico dell’isola d’Ischia sono largamente condivisibili .Tuttavia non va dimenticato che una pessima Legge Regionale sul Turismo ha bypassato l’Azienda di Cura e Soggiorno, per cui è uno strumento destinato a morire. Certo, Domenico Barra potrà continuare a collaborare anche dopo, in qualunque veste andrà a coprire, nel settore, in futuro. Tant’è che O.S.I.S. (Osservatorio socio economico dell’isola d’Ischia), attraverso il Presidente ing. Angelo D’Abundo, si è impegnato ad illustrare a Domenico Barra una serie di progetti e proposte, elaborate dall’Associazione in numerose pubblicazioni e convegni. Ma noi abbiamo bisogno, oltre che di competenti interlocuzioni soggettive ed individuali, di interlocuzioni istituzionali. Pertanto ha fatto bene Mizar, qualche giorno fa, nella sua rubrica sul Golfo ,ad invocare un forte ed immediato rilancio del Distretto Turistico. E’ lo strumento giusto, in assenza di Comune Unico, per fungere da “stanza di compensazione”, da  sintetizzatore” delle istanze del territorio. Il Distretto può fare da “imbuto” per incanalare le istanze in un unico grande progetto riformatore della intera isola, da presentare alla Regione e per accedere ai fondi disponibili. Qualche giorno fa, Gaetano Ferrandino, giornalista del Golfo, ha pedissequamente elencato le opere che in Campania saranno finanziate, per 2,8 miliardi di euro, nell’ambito del Patto per la Campania, voluto da Renzi. Ferrandino ha sottolineato come tra tante opere, anche per località e luoghi di scarso interesse turistico, non compaia Ischia. A proposito di questa apparente grave contraddizione, rinviamo il lettore alla lettura dell’articolo di spalla presente in questa stessa pagina. Avevamo iniziato questo pezzo, col sottolineare l’esigenza di porre fine alla “Babele delle idee”, poi il discorso ci ha portato lontano e si è allargata la necessità di un “imbuto” istituzionale che incanali il tutto, di un “buratto” (setaccio) che selezioni il buono dal cattivo, il grano delle idee utili dal loglio delle idee inutili. E abbiamo detto che, in assenza del Comune Unico, possiamo valorizzare il Distretto Turistico, già istituzionalmente esistente. Ma. per chiudere, richiamo un altra tipologia di spreco delle idee: i “ concorsi di idee”,partoriti sovente dai Comuni isolani. Si tratta di bandi fasulli, che altro non sono che specchietti per le allodole per far finta di “pensare al futuro”. Si ingannano,in tal modo, progettisti, studi associati di professionisti, di giovani ingegneri, architetti,geometri, i cui progetti ,faticosamente elaborati e presentati, poi vengono sistematicamente accantonati ed ignorati. L’ultimo esempio è quello del Comune d’Ischia, che oggi va fiero di una prossima apertura dell’ex mercato comunale, assegnandolo a venditori di prodotti agricoli locali o di locali prodotti artigianali. E c’era bisogno di lanciare un “ concorso di idee”? Non si offendano gli amministratori comunali se dico che non si può continuare con la “cena delle beffe” (anche se a base di verdura locale!).

 

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