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La Befana “punisce” col carbone i tanti adulti con la coscienza sporca

Diciamolo subito: la Befana 2018, almeno nell’attesa, è stata un “incubo” per gli “adulti” della società civile, per i politici senza onore, imprenditori avidi e in certi casi senza scrupoli, albergatori, per niente magnanimi nel sociale, tipo contribuzione per manifestazioni culturali e sportive, solidarietà in generale e tanta indifferenza per il vivere quotidiano degli altri. Insomma, tanta paura per il giudizio morale di una…vecchietta armata di scopa e di un sacco con  le tradizionali calze colorate attese per chi poteva vantare una coscienza immacolata e assai  temute per chi aveva molto da farsi perdonare. In sostanza si è avuto  paura del carbone, il “dono” simbolo punitivo   per chi è stato “cattivo” negli ultimi dodici mesi dell’anno che è andato via, in famiglia, a scuola, fra gli amici, nella società in generale e con i valori della vita. La paura del carbone ha colpito per lo più gli adulti, mentre per i bambini che non sono mai “colpevoli”, la befana è stata abbastanza generosa ed indulgente per qualche innocua monellata. I non premiati e quelli  “colpiti” con una maggiore dose di carbone nella calza  lo sapevano. quelli senza cuore che solitamente non tendono la propria mano a chi ne ha bisogno,quei tanti amministratori comunali che non hanno  fatto appieno il proprio dovere per il benessere della comunità.si aspettavano anche il peggio. La Befana, la vecchietta tanto amata dai bambini e dai genitori che l’hanno impersonificata, idealmente si è calata  nel nero camino per penetrare  nelle camerette dei piccini, dove ha  lasciato accanto al loro letto i doni che si sono  meritati e qualche inevitabile pezzo di carbone per chi ha fatto il cattivello o la cattivella.

E’ il rito secolare della Befana, che anche noi adulti aspettiamo per farci la Befana a modo nostro. Per questo, al di là di quanto possa pensare la Befana, quella fantasiosa che vola su di una scopa e  che porta il carbone a chi se lo merita,  i negozi di tutta l’isola hanno chiuso l’altra  sera oltre l’orario stabilito. Specie le boutique di alta moda e le gioiellerie dove signori e signore, fidanzati e fidanzate si sono concessi  una “Befana” ad elevato gonfiore dell’altrui portafoglio o carta di credito aperta a tutto spiano con i tanti complimenti della straordinaria circostanza. Naturalmente la “spesa” è stata consentita solo a chi ha potuto. Chi invece non se llo ò potuto permettere, è stato lo stesso Befana. Tempo addietro la si faceva ai Vigili Urbani, ma è storia dimenticata. Ora, però vorremmo capire la provenienza della Befana e spiegarvelo nel modo più riassuntivo possibile. Ci proviamo. Non sappiamo in che paese o regione italiana è “nata” la Befana, ma si cominciano a  trovarne  delle tracce nel XIII secolo. E già da allora questa festa è divenuta una delle più importanti e attese per i bambini. Possiamo dire che la ricorrenza di recente, ossia qualche decina di anni fa,  fino ad oggi, si è decisamente rilanciata da sola, sfidando momentanee soppressioni ed attacchi continui dallo stesso Babbo Natale che vuol fare da padrone. Ma i bambini, le mamme, i padri ed i nonni che amano la tradizione e l’affascinante favola della befana, non ci stanno e sostengono questa festa dalla tenuta intramontabile. L’isola d’Ischia è ben allineata e fedele su questo fronte. Nella convinzione-fantasia popolare, la Befana è una piccola vecchia strega bisbetica che intimidisce i bambini ma allo stesso tempo è una donna di buon cuore che porta dei doni ai bambini buoni.

Ci sono più versioni sulla leggenda della Befana: la prima è legata ai tre re Magi. Un giorno, i re Magi che alla Mandra sono venuti ancora una volta dal mare, sono partiti carichi di doni (oro, incenso e mirra) per donarli al Bambino Gesù. Hanno attraversato molti paesi guidati da una stella cometa e in tutti i posti che passavano, gli abitanti accorrevano per conoscerli e unirsi a loro. Solamente una piccola vecchia si è rifiutata di seguirli. La mattina seguente, pentita, ha deciso di raggiungere i tre Magi ma che erano già lontani. Per questa ragione la vecchia non ha mai visto il Bambino Gesù e, allora, ogni anno, tra la notte del 5 e il 6 gennaio, volando su una scopa con un sacco sulle spalle, passa nelle case portando ai bambini buoni i doni che non ha potuto donare a Gesù. Un’altra leggenda dice che la Befana rappresenta l’anno vecchio che dopo le feste natalizie, nel periodo della nascita del nuovo anno, passa portando dei regali. Per confermare questa idea c’è un detto popolare che sull’isola ed altrove è molto usato, che dice:” l’Epifania tutte le feste porta via”. Il suo nome deriva dall’Epifania, che si è trasformato in “Beffania” per richiamare “la strega della Beffania” che volava sui tetti delle case durante l’attesa notte. Nel corso degli anni ha perso alcune lettere come “f” e “i” ed è divenuta Befana. La Befana è una vecchietta che vola su una scopa; indossa uno scialle sulla testa e i suoi vestiti sono bucati e coperti di carbone, perché, per entrare nelle case, scende nei caminetti.

Questa piccola vecchia, la notte del 5 gennaio, quando le persone dormono, porta i regali ai bambini: pupazzi, macchinine, libri e altri tipi di giocattoli e anche dolcetti. Se qualche bambino è stato disubbidiente, troverà del carbone, della cenere, delle cipolle o dell’aglio. A qualcuno è successo. Una settimana prima della festa, i bambini cercano di essere buoni, vanno a letto presto e preparano una calza di lana attaccata al camino. Sono molto emozionati, curiosi di vedere i loro regali, ansiosi per l’arrivo della Befana e qualche volta un po’ timorosi. Il giorno della festa i bambini sono molto felici, contenti dei regali ricevuti o un po’ delusi se non sono stati accontentati e per il carbone che non manca mai nella calza di lana. Molti bambini credono che la Befana sia la moglie di Babbo Natale e che abita al Polo Sud, mentre suo marito vive al Polo Nord. Babbo Natale non riesce sempre ad accontentare i desideri dei bambini, e a questo la Befana cerca di rimediare. Alcuni bambini pensano che la Befana esiste veramente, tentano di immaginarla; altri sanno invece che è la mamma a mettere i doni nella calza, tuttavia fanno finta di non saperlo. Però non è giusto demolire il mito. In molti paesi d’ Italia, tutti gli anni viene organizzata una piccola festa: una donna travestita da Befana, distribuisce a tutti i bambini un pacchetto con dei cioccolatini, delle caramelle, della marmellata di arance e delle matite. In alcuni centri del nostro paese, anche se la Befana resta la vecchia fata che vola su una scopa e getta caramelle nei camini, la sera del 5 gennaio, col suo aspetto fiabesco,  tenta di mostrarsi ai bambini.

Una scena simile è fatta vedere ogni anno in Piazza Navona a Roma dove la Befana è appesa ad un filo sistemato tra un palazzo e l’altro. In questi paesi di cui abbiamo fatto cenno, una persona travestita da Befana passa nelle case per donare i regali che i genitori le hanno fornito prima della festa. Davanti la porta della casa viene messo un cestino che la Befana dona poi ai bambini. In passato questa usanza era seguita anche ad Ischia. Poi si è passato ad altri metodi. In pratica si faceva così:  Si attendeva  il suo arrivo perché era accompagnata da alcuni assistenti chiamati  i “Befanotti”, travestiti anch’essi, che maneggiavano dei campanelli che suonavano per annunciare il suo passaggio. Qualche volta lei aveva un asino. Quando entrava nelle case, le veniva  offerto da bere e qualche cosa da mangiare, dei biscotti o dei cioccolatini, e dopo aver fatto delle domande ai bambini per sapere se sono stati buoni, lei donava loro  i regali. Talvolta i bambini avevano paura e spesso non osavano parlarle. Questo accadeva sull’isola negli anni ’50. All’epoca si credeva molto alla Befana, più di oggi. I bambini  le scrivevano una lettera dove esprimevano i loro desideri che per la maggior parte, non potevano essere esauditi perché, a quei tempi c’era molta povertà.

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Quando i doni della Befana arrivavano, tutti i bambini erano molto contenti, perché era l’unica festa dove essi ricevevano dei dolci. Nelle calze i bambini trovavano poche cose: qualche mandarino, fichi secchi, delle caramelle, dello zucchero d’orzo fatto in casa, delle castagne, delle noci, dei lupini e della marmellata d’arance ed anche qualche fetta di pane con il sanguinaccio spalmato sopra , come accade a noi in un lontano 5 gennaio notte del 1947, subito dopo la seconda guerra mondiale. All’epoca, pur avendone la possibilità, c’era poco da comprare e la befana se la cavò con veramente poco per i nostri…gusti. Oggi è tutt’altra storia. La Befana è venuta, ha lasciato lascia e se ne andata. Fiaba e realtà si nascondono in una calza piena e colorata, ricolma di cosa buone e costose. E’ la befana dell’anno di grazia (speriamo) 2018.

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Antonio Lubrano (antoniolubrano1941@gmail.com)

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