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La beffa del pap test, da due mesi senza ricevere l’esito

ISCHIA. La denuncia, a raccogliere il suo racconto, è decisamente di quelle sacrosante. Indiscutibile nella forma e nella sostanza. E la cosa più drammatica è che nemmeno si può parlare di malasanità, nella maniera più assoluta. Perché qui, se abbiamo ben capito, non siamo davanti all’eccezione ma alla regola e questo è francamente un qualcosa di insopportabile in un paese come il nostro, che vorrebbe fregiarsi di essere una culla di civiltà. Ma anche quando il diritto alla salute viene ignominiosamente calpestato, allora forse varrebbe la pena di interrogarsi. La storia che abbiamo raccolto da Emilia Sorrentino, docente decisamente conosciuta sulla nostra isola e che certo non ha bisogno di presentazioni, è tanto paradossale quanto raccapricciante. La donna si è recata ai primi di giugno presso l’ospedale Rizzoli di Lacco Ameno per sottoporsi a un pap test (per i profani spieghiamo in pagina di cosa si tratta). «Sono stata trattata benissimo, con professionalità, educazione e cortesia, veramente non posso che rivolgere un plauso a tutto il personale del nostro nosocomio». Sottolineatura, questa, oltremodo doverosa visto che spesso si è portati a parlar male dell’unico presidio sanitario isolano, che pure presenta innumerevoli carenze e sotto molteplici punti di vista.

Il problema, però, è sorto nella fase immediatamente successiva. Perché se il test viene effettuato a Lacco Ameno, gli esami vengono poi spediti al personale del Rizzoli presso il reparto di Analisi Patologica dell’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli, dotato degli strumenti necessari per poter stilare le diagnosi. Ed è proprio qui che casca l’asino, perché Emilia Sorrentino ci fornisce una verità che definire sconvolgente è poco: «Siamo ormai arrivati ad agosto e io non dispongo ancora dei risultati dell’esame effettuato due mesi fa. Ma vi rendete conto? E’ follia acuta, assoluta. In questi casi le risposte celeri sono fondamentali, possono risultare vitali: se l’esito risultasse negativo, capite quanto potrebbe pesare questo ritardo? Ma stiamo scherzando dico?». E poi aggiunge un dato ancora più sconcertante: «Pensate che c’è chi sta peggio di me, addirittura anche coloro che hanno fatto l’esame a gennaio attendono ancora il risultato, vuol dire che di certo prima di settembre non mi arriverà nulla».

Benvenuti in Italia, verrebbe voglia di dire. Ma Emilia Sorrentino è una donna testarda e così ecco che si decide a chiedere spiegazioni. L’esperienza, invero, non si rivelerà delle più agevoli. «Ho provato a mettermi in contatto con l’ospedale puteolano, ma ho incontrato enormi difficoltà anche a parlare con il centralino. La mia insistenza ha fatto in modo che potessi farmi passare l’interno della direzione sanitaria, con cui ho preteso di parlare per raccontare l’insostenibilità di quanto stava succedendo ma non ho ricevuto risposta alcuna. Anzi, quando ho provato a richiamare scattava addirittura il fax. Ho cercato di non perdermi d’animo, avevo il numero del reparto di anatomia patologica ma è stato un altro buco nell’acqua: in tutta la mattinata l’avrò composto a ripetizione ma dall’altra parte della cornetta nessuna risposta». Le conclusioni di Emilia non possono che essere all’insegna della rassegnazione: «E’ davvero sconfortante che come cittadina italiana non durante il periodo cosiddetto di “prevenzione donna” ma subito dopo, paghi regolarmente il ticket, faccia il pap test, incontro un reparto di ostetricia e ginecologia squisito come quello del Rizzoli e dopo due mesi sono ancora in attesa. Certi esami, è vero, si fanno a scopo preventivo ma anche per scoprire in tempo certe malattie. E il tempo, in casi del genere, può anche salvarti la vita. Quando parlavo al telefono con Pozzuoli sentivo la centralinista che riferiva di tanto personale in ferie, ma questo non significa che il prossimo possa permettersi di giocare con la nostra salute o addirittura con la stessa vita. Io non ci sto, le inefficienze devono essere urlate e soprattutto sanate perché solo così si possono tutelare i pazienti e in questo caso le donne». Nel congedarsi, Emilia si augura che il direttore dell’ASL NA 2 Nord, Antonio D’Amore, voglia adottare i provvedimenti del caso. Che dire, impossibile non darle ragione.

Gaetano Ferrandino

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