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Per la Caremar servire Procida è diventato un optional

PROCIDA –In merito alle recenti polemiche sul servizio di trasporto marittimo operato dalla società CaremarSpA che hanno visto vittime cittadini disabili e cittadini ammalati della nostra isola e su cui siamo intervenuti, accendendo il dibattito, mi corre l’obbligo di precisare quanto segue. I Comandanti di bordo delle unità navali e tutti i membri dell’equipaggio non vanno assolutamente ritenuti responsabili di quanto accaduto e/o accadrà. Se un Comandante di unità navale si trova davanti un cittadino disabile o un cittadino con difficoltà deambulatorie momentanee ha come unica alternativa o di lasciarlo a terra, e non permettergli di raggiungere la terraferma, oppure di assumersi la responsabilità di imbarcarlo e di farlo sostare nel garage non avendo la nave gli ausili necessari prescritti dalla legge per l’accesso ai ponti superiori e ai servizi. Ma sia chiaro, e lo so per aver parlato con alcuni di loro, essi sono i primi a vergognarsi di questa assurda situazione.

Per quanto attiene invece il trasporto di mezzi di soccorso con ammalati a bordo il Comandante unitamente agli altri membri dell’equipaggio possono prestare la propria opera per ricavare il necessario spazio nei garage oppure possono attivarsi per sensibilizzare qualcuno dei proprietari dei mezzi presenti a scendere per dare accesso all’emergenza. Nulla possono fare, invece, sulla riserva di posti ai veicoli in attesa sul porto di Procida, che specie per le partenze delle ore 12 per Pozzuoli e delle ore 13,30 per Napoli o nei giorni festivi si rischia di restare a terra. Questo accade perché, da un po’ di tempo, Procida non gode più di una riserva di posti sulle navi in partenza da Ischia e quindi spesso gli utenti procidani o anche turisti si trovano di fronte navi Caremar o, anche di altre società, che transitano per Procida già complete nei garage, costringendoli a rimandare le partenze. Ora è chiaro che qui esistono precise responsabilità in capo alla società CaremarSpA che per quanto riguardo i disabili, non ha operato, né prima né dopo, con la privatizzazione, i necessari lavori di adeguamento per permettere l’installazione degli ascensori e degli ausili necessari. Per quanto riguarda invece la non riserva di posti per Procida, spesso neanche per i mezzi di soccorso, mi pare assurdo che una concessionaria regionale del trasporto pubblico non tenga conto delle necessità dell’isola di Procida e si limiti ad effettuare tutto l’imbarco disponibile solo ad Ischia, secondo precise direttive aziendali. Mi pare di ritornare ai tempi andati in cui i nostri padri dicevano che se non ci fosse stata Ischia a cui portare l’acqua potabile probabilmente a Procida arriverebbero ancora le cisterne per i rifornimenti.

E qui interviene, senza ombra di dubbio, la responsabilità della politica, assolutamente inadeguata, sorda, complice dei disservizi, priva di sensibilità e di credibilità.

E allora bisogna dire a voce alta che sul trasporto disabili la Caremar continua a disattendere la normativa perché ci sta un Ministero dei Trasporti che concede deroghe su deroghe al naviglio e non impone in modo categorico l’adeguamento della flotta, fregandosene che esistono cittadini isolani che hanno necessità vitali di spostamenti e che viaggiano alle pari condizioni con cui viaggia un camion. Solo che un camion è un mezzo di trasporto fatto per lo più di lamiere e un disabile è un cittadino umano fatto di dignità innanzitutto.

Sulla riserva di posti, invece, per l’imbarco dei mezzi su Procida per i vettori provenienti da Ischia, la responsabilità ricade essenzialmente sulla Regione Campania che affida un servizio di trasporto marittimo pubblico in concessione, utilizzando soldi pubblici, senza tenere conto che tra Ischia e la terraferma esiste l’isola di Procida che ha le proprie esigenze di trasferimenti e che non può assistere allo scalo di navi dirette in terraferma senza possibilità alcuna di imbarco, spesso neanche dei mezzi che trasportano ammalati.

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Una società di trasporto marittimo pubblico regionale, come la Caremar, pur privatizzata, ha nella propria genesi la vocazione di servire le necessità delle isole e non per considerare Procida uno scalo solo sulla carta senza garantire imbarchi.

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Ma qui la responsabilità ricade anche su chi amministra quest’isola che di fronte a queste problematiche preferisce il silenzio e soprattutto non accede alla riunioni in Regione per chiedere rispetto e dignità per i propri cittadini utenti.

In molti non si sono resi conto che non siamo un puntino in mezzo al mare ma una comunità con le proprie esigenze, le proprie vocazioni e soprattutto le proprie rivendicazioni.

*Coordinatore Tribunale diritti del Malato di Procida

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