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La cena dei criceti

di Graziano Petrucci

Se ci trovassimo in una situazione ideale, sull’isola, magari all’insegna dell’ampia collaborazione tra i sindaci e le rispettive amministrazioni, sarebbe ottimo e qualche volta potrei lanciare una proposta per avere il mio momento di celebrità. Se fossimo, insomma, ben oltre le semplici dichiarazioni del sindaco di Forio, Del Deo, che non perde occasione per dire al mondo conosciuto e agli abitanti di Agharthi che invece i sindaci criceti non hanno mai corso assieme come in questo periodo, pure io sarei sotto i riflettori della vacua notorietà e vaffanculo. E forse siamo oltre, nel grottesco. Conosciamo, del resto, la funzione della ruota per i mammiferi roditori: è usata come valvola di sfogo per calmarsi, pur restando sempre allo stesso posto e non arrivare da nessuna parte. Questa visione potrebbe essere una corretta introduzione al lavoro minimo sindacale e dovrebbe corrispondere alla gestione attuale dei comuni da parte dei moderni «Cavalieri templari criceti della tavola dell’amministrazione pubblica». In realtà, credetemi, non sono cattivo. Ho sempre lasciato, qui come altrove, qualche idea come hanno fatto colleghi più illustri di me. Intanto le cene tra i primi cittadini, a quanto ne sappiamo, continuano senza sosta e non terrebbero conto del colesterolo ma solo dei problemi che stringono l’isola. Questi, lo abbiamo detto in tutte le salse – che in tema di cene ci sta bene-, rappresentano una morsa da cui, se non ve ne foste accorti, risulta sempre più difficile liberarsi. La cricca dei Cavalieri della mezza tavola rotonda, me la immagino alternarsi tra vino e discussioni su come non restare imbottigliati nel traffico del lavoro cerebrale, si riunisce almeno una volta al mese per affrontare casi critici e di pregnanza sociale. Un giorno magari scopriremo che sono loro il traffico. Ci troviamo, è bene ribadirlo, in una condizione pericolosa e con l’avvicinarsi delle belle giornate rischiamo di dimenticarcene. Potrebbe essere questo uno dei motivi degli incontri mensili, ossia i primi cittadini ci ricordano attraverso certe vittorie – l’aver organizzato una riunione a tavola già ce ne propone una- che ne annunciano altre astratte. Se a queste poi non si associano risultati, non importa. Almeno, i cavalieri templari criceti, potranno dire di averci provato.foto princpale - Francesco Del Deo  Per essere precisi comunque non c’è niente di cui essere contenti poiché si tratta di belle giornate ma solo di fatto. È naturale che non ci basterà  il sole o la sola voglia di immaginarci fuori dalla stagione delle piogge: cosa che, riflettendoci, darebbe anche un senso all’uso smodato del risvoltino alle caviglie. Mancano amministrazioni autorevoli, in grado di guardare in modo serio ai problemi, così come si sente la carenza di figure capaci. Già solo prenderne coscienza ci proietterebbe un passo in avanti sulla via del ravvedimento. Per di più ci eviterebbe di assistere a quella pratica onanistica, gioco solitario che ci si fa da soli, che traspare attraverso certe sottolineature nei consigli comunali. Cioè che a comporli, in ogni parte, “ci sono galantuomini”. Nessuno l’ha mai messo in dubbio. Ciò che può dirsi, invece, e viene dai risultati, è che non basta essere uomini – e donne – galanti e gentili. Ciò che scarseggia è la capacità di fare certe scelte, come saper prendere decisioni importanti ma nei limiti della legge. Perciò, nella consapevolezza di essere come una clavata sulle palle, ragione sufficiente per tenermi lontano – lo so- dalla tavola mezza rotonda dei sei cavalieri templari criceti e che non mi consentirà di soddisfare il desiderio di sapere cosa cazzo si dicono a tavola, pensavo di lasciare un suggerimento. Riguarda il trasporto pubblico. Non gli autobus ma i taxi. Dei primi ho accennato qualche settimana fa riguardo alla possibilità di renderli gratuiti com’è accaduto in altre città d’Europa, dopo averli resi funzionali e funzionanti naturalmente; le alternative, sebbene difficili, se studiate, ci sono. Più facili le modifiche per i secondi. In attesa che qualcuno presti ascolto alle suppliche sulla ridefinizione del servizio taxi in funzione di un abbassamento delle tariffe, come dell’approvazione di un regolamento unico sul territorio isolano tema che ho affrontato pure in precedenza – ecco, questo potrebbe essere argomento per movimentare l’attività neuronale nella prossima cena; c’è un motivo se sono ripetitivo- c’è qualcosa che riguarda i tassisti. La tecnologia spesso ci viene in aiuto e impone un cambiamento. mytaxiC’è una startup tedesca, «MyTaxi», fondata nel 2009 poi comprata da Mercedes, che sta trovando terreno fertile tra gli operatori di servizio pubblico. A Milano su 4800 tassisti, la usano in 4000. L’utente, quello cui serve il taxi per intenderci, lo prenota attraverso l’applicazione sul cellulare che lo geolocalizza e manda una notifica al conducente più vicino. Questi non deve far altro che accettare la richiesta sul proprio telefono e partire al recupero del consumatore che intanto monitora sul display dove si trova l’auto e il tempo che impiegherà per raggiungerlo. Il pagamento è elettronico: si usano carte di credito o prepagate. Tracciabilità al 100% e “nero” inesistente. Questa soluzione può adottarsi sia come integrata all’esistente, sia come progetto per l’ammodernamento del servizio. Va da se che le opportunità di lavorare per i tassisti di ogni comune, si amplificano se si eliminano le distinzioni e i confini amministrativi sul territorio. Meno paletti, meno problemi. Le corse aumenterebbero e si allargherebbe il guadagno per gli operatori. Tutto ciò, però, come si può spiegare ai criceti?

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