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La Cina si prende anche Panza e i commercianti si ribellano

FORIO – Di certo è un po’ eccessivo parlare di “invasione”, ma ormai il malumore dei commercianti nei confronti dei sempre più numerosi empori cinesi che conquistano, anno dopo anno, sempre più postazioni sull’isola, allarma, e non poco, i rivenditori made in Ischia. Orari continuati, dedizione al lavoro da stakanovisti e un ampio ventaglio di prodotti che racchiude in pochi metri quadri prodotti di ogni genere, dalla cover dello smartphone allo smalto delle unghie, dai vestiti alle lampadine fino ai ricambi per le auto o ai collari per cani. C’è veramente di tutto nei negozietti cinesi, tanto piccoli quanto capienti. Un paradiso per chi ha bisogno di qualsiasi tipo di oggetto e per di più a basso costo.

Ma quanto possono incidere negozi del genere sul benessere della attività commerciali ischitane? Molto secondo Francesco Pezzullo, presidente di Confesercenti Ischia, che preoccupato dichiara: “Sicuramente Panza non aveva bisogno di un negozio cinese. Non era questo l’intervento che doveva fare l’amministrazione, amministrazione che ha il dovere di tutelare l’impresa,alcuni equilibri non Vanno mossi”.

A Panza, insomma, si discute sui massimi sistemi dell’economia. Si parla della libertà d’impresa e dei lacci che qualcuno vorrebbe imporle in un nome dei presunti danni che l’impresa cinese potrebbe arrecare agli altri negozi che si trovano nel centro della vivace frazione di Panza. Eppure se il nuovo negozio cinese non è in contrasto con l’utilità sociale o un danno per la sicurezza dei cittadini, per la libertà o la dignità umana, come sancisce la Costituzione, ben poco si può dire a chi vuole investire nel paese che affaccia su Sant’Angelo. Si potrebbe parlare quindi di protezionismo in salsa ischitana, una tendenza che sul piano nazionale – vedi Salvini – e internazionale – vedi Trump – sta diventando un’idea sempre più diffusa e condivisa. Ma il punto fondamentale è, come più di un cittadino ha notato, ben venga l’ intenzione di proteggere, ma da cosa?

Non tutti i negozi che si trovano a Ischia sono portavoci del made in Italy, anzi. Numerosi sono gli empori e gli esercizi commerciali che vendono merce che arriva proprio dalla Cina. Poco hanno da temere, secondo l’opinione di altri cittadini, coloro che si fanno portavoce e rivendono prodotti accuratamente prodotti in Italia, simbolo dell’eccellenza di un artigianato che fa dell’innovazione, del genio e della cura che garantisce un’aura di professionalità e qualità inimitabile.

Qualcosa invece hanno sicuramente da temere i commercianti che si affidano alla rivendita di oggetti a basso costo provenienti dall’estremo oriente. In quella fascia la concorrenza potrebbe effettivamente farsi feroce in una gara al ribasso a chi vende l’oggetto di non pregevole fattura al minimo prezzo. Un bel problema per chi per anni è riuscito a vivere di questo o al contrario uno sprone a migliorarsi e puntare sull’artigianato o la gastronomia inimitabile eccellenza che difficilmente può essere imitata o rivenduta a basso costo.

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Queste le fazioni della discussione che animano il popolo di Panza e di Ischia sull’annosa questione. Anche l’apertura del Vip Market alla Molara, aveva e suscita tutt’ora polemiche e dibattiti e una paura sfrenata. Le domande sono tante, un po’ meno le risposte. Il mercato è fatto così, non concede spesso facili soluzioni. E l’amministrazione? Naturalmente ha le mani legate, non potrebbe, anche volendo, chiudere un negozio che ha tutte le carte in regola. Rimane quindi solo una domanda: Sono quindi davvero i dilaganti negozietti cinesi a essere il problema del commercio ischitano? Solo il mercato potrà rispondere.

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Antonello De Rosa

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