CULTURA & SOCIETA'

La contrada Piano di Testaccio conserva le antiche strutture edilizie dei Di Scala

Il borgo contadino del Piano nel comune di Barano d’Ischia: la terra dei Di Scala, gli antichi migranti dal villaggio di Scala, roccaforte collinare della prima Repubblica marinara di Amalfi in provincia di Salerno. Un tempo, fin verso la fine degli anni’70 si accedeva allo storico villaggio del Piano (ove sono nato il 6.02.1947) a piedi, per mezzo del pendìo “Casaiuolo” che l’Amministrazione comunale dell’allora dinamico Sindaco Avv. Giovanni Di Meglio aveva dotato di scaloni a basoli.

Un pendìo che si dipanava -come oggi esistente, ma anche purtroppo con auto- verso la sottostante distesa delle Piànole, la “Spigaddossa”(via Regina Elena), la “Funnina”(verso Testaccio, alle spalle dell’attuale campo sportivo comunale don Luigi Di Iorio), “sotto Caiano” verso il Vatoliere-scorciatoia Cava Nocelle-Molara attigua al Cimitero, divenuta una fogna-Pilastri e Ischia; ancora la “via del Monte”, oggi motorizzata dai “ville-noviani”, portava verso il ciglio panoramico della cosiddetta “Montagna o Scarrupata”, con diramazione a picco sul mare verso il caseggiato del “Ralo”(dei Di Iorio=Giorgio, caduta della ‘g’: patrono San Giorgio), della postazione militare tedesca della “Guardiola” (appartenuta a mia nonna Maria Giovanna Di Iorio, che la cedette -consulente geom. Pietro Carlo Mattera, ex Sindaco di Serrara Fontana- alla sig.ra Lancellotti di Napoli, ma oggi crollata per abbandono o secondo voci abbattuta per mire di materiali edili; del Pizzone col profumo di òasi ombrosa di mimose (di cui lo speculatore si lamenta!…) laddove c’erano rovi, sterpaglie, abbandono e qualche ‘pagliarella’ricovero; con la bella radura degli storici monastero e cappella di S. Costanzo (foto scrivente; altresì sopralluogo del noto archeologo e storico Don Pietro Monti); e il M. Cotto precluso dai “ville-noviani” con giganteschi portoni metallici e muraglioni (a difesa delle ‘roccaforti’ in cemento armato), pertanto raggiungibile solo da Testaccio via Astiere. Il bel borgo del Piano (ad esempio con i tetti a botte, che ricordano la tradizionale “Vattuta e’ l’àsteco” e la festa dello “scialatiello”, i mulini, fresche cisterne, ‘casielli’ per animali, forni) è -ripetiamo- l’antico insediamento di intrepidi e laboriosi migranti (profughi) provenienti dal borgo di Scala (con Ravello, in prov. di Salerno), alto baluardo collinare di Amalfi, celebre prima Repubblica Marinara sul golfo di Salerno. Con ogni probabilità l’esodo fu dovuto alla decadenza della “Repubblica” e alle inevitabili incursioni ostili di altri popoli dominatori, come i saraceni musulmani. E’ credibile che i migranti siano approdati sull’insenatura della “Scarrupata”(posta tra San Pancrazio e Capo Grosso, dinanzi allo stretto tra Capri e P. Campanella verso Amalfi, da cui si proveniva), ricca di uliveti, coltivazione di grano, orzo, chichierchia, fichi d’India, allevamenti, caccia (anche con le reti per le quaglie: l’abilità del mio nonno) e pesca.

Tutte le residenze del Piano appartengono a famiglie di cognome Di Scala, come quella dei miei avi materni: una dei quattro casolari tuttora con stilizzato portone metallico d’ingresso ad arco sulla viuzza. Infatti, il portone di Andrea Di Scala (mio nonno, mutilato di guerra a vita per le ferite riportate combattente in prima linea sul M. Sei Busi – Isonzo), quelli vicini di Michele Di Scala, di Giorgio Di Scala a tipico arco elaborato; quello del caseggiato parenti Di Scala-Vuoso all’inizio del pendìo “Casaiuolo” ricordano una caratteristica di famiglie più abbienti. Dal borgo, col secolare, rigoglioso e simbolico bel pino al centro (di recente reciso per compiacenze), i contadini salivano verso le “catene” di terra feconda e fossi-conigli contenuti da “parracine”(muri a secco) ; curavano le “fratte” (fosse) per la raccolta dell’acqua piovana e coltivazione ‘cùtoli’ per vigneti: i sentieri erano quello centrale basolato di “Marecoppa” (realizzato -come altri- col menzionato Sindaco Avv. Di Meglio) oppure quello terroso della cosiddetta “Cella”, oggi attraversato anche da mezzi meccanici. Purtroppo con le piogge la sottostante distesa delle Piànole si allaga per la corsa al cemento (di necessità?) e la scomparsa di meleti, pioppi (per zoccoli), le ‘fratte’presenti anche sulle mappe catastali. Tuttavia l’atavica e storica struttura del Piano -ove nacqui- appollaiato sul descritto fianco collinare -alle spalle della ‘Scarrupata’- resiste alle trasformazioni del tempo: con Papa Francesco la significativa Enciclica sulla custodia cristiana e civile della casa comune dal titolo “Laudato sì”! (continua)

*Pasquale Baldino – Responsabile diocesano Cenacoli Mariani-MSM; docente ordinario Liceo: poeta; emerito ANC- Ass Naz Carabinieri (e-mail: prof.pasqualebaldino@libero.it)

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