LE OPINIONI

Scoprire il senso, in ricordo di don Vincenzo Avallone

DI GIUSEPPE VARLETTA

Gentili Lettori,

in occasione del secondo anniversario della morte di mio zio, il parroco don Vincenzo Avallone, vorrei riproporVi una parte della recensione che fece del libro di Luigina Mortari “La sapienza del cuore”,perché – e di questo sono certo essendone stato testimone – credo che egli abbia vissuto proprio così come viene scritto in essa, indicando la via anche a tutti noi.

Si può “vivere per inerzia”, afferma l’Autrice all’inizio del libro citando Seneca, ma questo non sarebbe niente più che un conservarsi nel tempo. Vivere significa molto di più: vuol dire realizzare le proprie potenzialità, diventare ciò che possiamo essere o, meglio, ciò che siamo in potenza. Per questo abbiamo bisogno di inserire la nostra vita in un’architettura di senso o, come pensava Viktor Frankl, psicologo e psicanalista che ha elaborato una psicoterapia incentrata appunto sulla ricerca del senso, scoprire il senso, per lui già dato, della nostra vita. In ogni modo, è indispensabile imparare a vivere non a caso, ma consapevoli di ciò che stiamo vivendo, dei sentimenti che ci animano, delle emozioni che proviamo più ancora che delle cose che ci capitano. Essere presenti a sé stessi in ogni momento, consci dei pensieri che occupano la mente e dei sentimenti che pervadono il cuore, significa essere padroni di stessi, fare e dire ciò che veramente si vuole anziché parlare o agire sconsideratamente.

“Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del cuore” (Sal 90). Per il salmista la consapevolezza della mortalità e, quindi, della preziosità di ogni giorno vissuto, è la via maestra che porta alla sapienza del cuore, cioè a quella forma di sapere che è saggezza, perché è conoscenza dell’intima natura dell’uomo e del rapporto vitale in cui sta con gli altri e il mondo. Sapienza del cuorevuol dire comprendere che siamo fatti di relazioni alle quali, per il bene di tutti, dobbiamo dedicare attenzioni e cure.

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I sentimenti sono parte così essenziale dell’esistenza che permeano l’intero flusso della vita della mente e colorano della propria qualità ogni momento dell’esperienza, ogni atto del pensiero: il percepire come il deliberare, il congetturare come il ricordare. I sentimenti non sono fenomeni evenemenziali e superficiali, ma sono coessenziali alla vita cognitiva: “non sono un fenomeno fugace che si accompagni al nostro pensare e volere, né un mero stimolo che li provochi, né uno stato solo di fatto, al quale, in un modo o nell’altro, ci rassegniamo; essi accompagnano i fenomeni cognitivi “come una grandinata il temporale” (Heidegger).

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don Vincenzo Avallone – Giuseppe Varletta

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