La denuncia del Cosmar: Trattenere i marittimi arrestati equivale a un’estorsione
Il comitato a salvaguardia della dignità dei marittimi esce allo scoperto sulla vicenda che ha visto finire in carcere Paolo Amalfitano dopo il rinvenimento di 750 kg di cocaina a bordo della nave “Grande Nigeria”
Quella di Paolo Amalfitano, primo ufficiale di coperta della nave Grande Nigeria della società Grimaldi, agli arresti da almeno due mesi in Senegal dopo che a bordo della nave stessa è stato rinvenuto un carico di 750 chilogrammi di cocaina (custodita in alcune vetture) è una vicenda che continua a far discutere e soprattutto a suscitare più di qualche perplessità. Quasi sessanta giorni di silenzio assoluto su questa drammatica vicenda, poi il clamore mediatico dovuto ad un amico o conoscente di Paolo che decide di uscire allo scoperto e di denunciare quanto sta succedendo. Lamentando, tra l’altro, il disinteresse delle autorità preposte, che quasi sembrano aver abbandonato al proprio destino il nostro concittadino. Poi nella giornata di mercoledì è arrivato il comunicato stampa dei familiari dell’ufficiale che hanno spiegato che il loro congiunto sta bene, che i contatti sono frequenti e che la Farnesina si sta attivando per un felice epilogo della storia: tutto questo, ovviamente, non senza aver sottolineato l’assoluta estraneità ai fatti contestati dalle autorità senegalesi. I familiari del marittimo hanno poi chiesto il silenzio e spiegato che fin qui dal punto di vista mediatico la vicenda è stata tenuta sotto traccia (o meglio, assolutamente occultata) allo scopo di evitare che l’eccessiva diffusione potesse addirittura avere conseguenze “controproducenti”.
IL COMITATO: NESSUN LEGAME NELLA VICENDA DI MATTERA E AMALFITANO
Sulla vicenda, con un’ampia comunicazione anche sul suo notiziario, è intervenuto proprio nella giornata di ieri anche il Cosmar (Comitato a Salvaguardia della Dignità dei Marittimi), che inevitabilmente ha finito con l’essere investito della delicata questione. E che adesso ricostruisce i fatti, aggiungendo elementi decisamente più precisi e minuziosi, partendo proprio dall’inizio. “Il 4 luglio 2019 – si legge inizialmente – le Dogane del Porto di Dakar hanno sequestrato la M/n Grande Nigeria, ivi ormeggiata per operazioni di sbarco del carico proveniente da un porto del Brasile (caricatore Renault du Brasil), dopo aver rinvenuto a bordo occultati nel bagagliaio di quindici vetture Renault nuove, un totale di oltre 798 Kg di cocaina; le autovetture caricate erano destinate a Congo ed Angola. Contestualmente, le Dogane hanno incarcerato il comandante della nave Biagio Pasquale Mattera ed il 1° Ufficiale di coperta Paolo Amalfitano e due cittadini tedeschi, questi ultimi a bordo nell’ambito di attività turistiche che prevedono di provare l’esperienza di un viaggio a bordo di nave da carico e non aventi ovviamente alcun legame con il carico Renault”. Il Cosmar aggiunge anche che “sono stati incarcerati anche i presunti trafficanti, ossia ‘i ricevitori’ senegalesi della cocaina, addetti al Terminal; altri correi sono riusciti a fuggire e sono tutt’ora ricercati (da ultimo sembra che alcuni di questi siano stati individuati ed incarcerati); pare che, se confessassero la loro responsabilità, i nostri marittimi ed i tedeschi verranno liberati e al fine porre fine a questa orripilante odissea”. Insomma, per quanto paradossale possa apparire, per chiudere al meglio e in tempi ragionevoli occorrerebbe che soggetti terzi ammettessero le proprie colpe, diversamente la matassa rischia di ingarbugliarsi ed i tempi per chiudere questa drammatica storia finire col dilatarsi”. Nel passaggio successivo si precisa poi che “la contestazione, sulla base della quale si è proceduto al sequestro ed all’arresto dei quattro, è quella di narcotraffico internazionale e contrabbando. L’arresto ed il sequestro sono stati convalidati dal locale Giudice, che, a quanto ci risulta, si attiene a regole di diritto sostanziale e processuale mutuate dall’ordinamento francese”.
UN “RISCATTO” DI 200 MILIARDI E PENE DRACONIANE
Ma c’è un altro aspetto che inquieta non poco e sul quale arriva anche la doverosa chiarezza. Lo si evince quando nella news del Cosmar è riportato che “Le Dogane, ritenendo applicabili le norme del Codice doganale, si sono date pena di calcolare rapidamente l’ammontare di tributi dovuti ed evasi e relative sanzioni, commisurandole al valore della cocaina sul mercato interno, valore del carico di autovetture e valore della nave; i valori adottati riteniamo senza ombra di dubbio essere assurdi; come se non bastasse , nel conteggio, i Doganieri hanno considerato sanzioni e tributi anche in relazione ai 238 Kg di cocaina rinvenuti a bordo di autovetture destinate alla M/n Grande Africa, fatto occorso circa un mese prima sempre nel porto di Dakar e con le stesse modalità e diverso equipaggio. Si parla complessivamente di circa 200 miliardi di valuta locale; quanto alle pene detentive, esse sono draconiane”. Insomma, impossibile pagare un patrimonio del genere ed ecco spiegata anche la situazione di stallo.
GLI ARRESTI OPERATI SU UNA PRESUNTA “RESPONSABILITA’ OGGETTIVA”
Sin da quando la notizia è diventata di dominio pubblico, si è subito puntato l’attenzione sull’assoluta estraneità ai fatti del comandante Mattera e del nostro Amalfitano, circostanza ribadita con forza anche dal Comitato dei Marittimi che spiega le modalità paradossali con le quali si è arrivati all’arresto: “L’aspetto aberrante è che, in maniera del tutto esplicita, i nostri marittimi sono stati arrestati sulla base di una presunta responsabilità oggettiva, ossia per il solo fatto di essere comandante e primo ufficiale di coperta della nave, senza alcuna evidenza del loro coinvolgimentoCrediamo ve ne sarebbe nel fatto. a sufficienza per chiedere l’intervento degli Organismi deputati alla tutela dei basilari diritti umani. La richiesta di scarcerazione è stata recentemente respinta, senza alcuna motivazione sugli indizi di colpevolezza, del resto assenti; neppure vi sono riferimenti ad esigenze cautelari, che del resto da sole non sono sufficienti ad incarcerare una persona. Ci è del tutto evidente che i due siano, ne più ne meno, ostaggi, la cui liberazione , temiamo, avverrà solo quando l’armatore avrà pagato. Altra aberrazione è la pretesa applicazione delle norme doganali, le quali si applicano alle merci destinate all’importazione e al consumo interno e non certo alla cocaina”.
“TRATTENERE I DUE MARITTIMI? EQUIVALE AD UN’ESTORSIONE”
A questo punto i toni del Cosmar salgono in maniera netta, decisa ed anche – ci permettiamo di dire – pienamente giustificata: “Riteniamo inaccettabile che due italiani vengano incarcerati senza titolo e gettati in una prigione di un paese del terzo mondo, senza le minime garanzie e senza la adeguata assistenza delle nostre rappresentanze consolari a differenza del governo tedesco che sta facendo fortissime pressioni per la liberazione dei due loro cittadini, incarcerati altrettanto assurdamente. L’armatore, pur con i tempi che gli sono propri, sta perlomeno contrattando con le autorità senegalesi ed in particolare con le loro Dogane il pagamento delle somme da questi richieste, cui, di fatto, il locale Magistrato subordina la liberazione ed il dissequestro della nave.
In buona sostanza trattasi di atteggiamento assimilabile ad una estorsione. In questi due mesi i nostri connazionali hanno notevolmente perso peso corporeo. Il comandante è stato più volte sottoposto a visita medica”. Poi si chiude con l’appello: “COSMAR invita le preposte autorità ad agire negli stessi modi e tempi messi in atto dalla Germania. Chiediamo alle deputate istituzioni la ragione per cui ancora non sia stato convocato l’ambasciatore del Senegal. Non ci risultano trattative ufficiali tra il Governo italiano e quello senegalese. Ad alta voce e senza mezzi termini chiediamo sia fatta luce su questa incresciosa vicenda e che i nostri lavoratori del mare ingiustamente imprigionati vengano immediatamente liberati”.