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La denuncia del tassista: «A Ischia i vigili ci perseguitano»

ISCHIA – I taxi a Ischia corrono sempre su corsie incandescenti. Sui pulmini bianchi viaggia veloce la polemica. I motivi sono i soliti: incomprensioni sulle tariffe e litigiosità tra i tassisti che scontentano i clienti e gettano una cattiva luce su un’intera categoria fatta soprattutto di lavoratori che con spirito di abnegazione offrono un servizio fondamentale per gli spostamenti da effettuare sull’isola verde. Stavolta però la lamentela non arriva da un cliente insoddisfatto, ma proprio da un tassista che ha voluto rendere pubblico un episodio di ingiustizia (almeno secondo il proprio punto di vista) capitato nel cuore pulsante di Ischia. A parlare, con rabbia e disincanto, è Emanuele Vuoso, tassista ischitano che ha voluto raccontare un episodio increscioso capitatogli nei pressi di piazzetta San Girolamo. “Mi trovavo sotto al Bar Vittoria, intorno alle 11, ad aspettare una coppia di amici che mi avevano chiesto la cortesia di accompagnarli a Cartaromana, naturalmente – sottolinea il tassista – era un passaggio senza retribuzione economica, visto che si trattava di amici miei. Nel momento in cui salgono sul pulmino, che è un taxi, si avvicinano due vigilesse che presidiano la zona del Corso di Ischia come previsto dalle disposizioni del Comando dei Vigili. Mi si avvicinano e mi chiedono come mai stessi caricando delle persone fuori dalla fila e soprattutto con tassametro spento. Io spiego che in realtà non era una corsa, ma soltanto un passaggio a due miei amici, circostanza confermata anche da questi ultimi che notando il disguido aprono la porta e confermano la mia versione dei fatti”.

Ma non c’è niente da fare, la spiegazione non convince i due agenti della Polizia Municipale. Qui le parole di Emanuele si fanno particolarmente polemiche: “ Le due agenti, già protagoniste in passato di un’assurda e inspiegabile persecuzione nei confronti esclusivamente dei taxi insistevano ad avere, nonostante tutto, i miei documenti, quelli del taxi e anche quelli dei passeggeri”. Senza batter ciglio, per evitare ulteriori incomprensioni il proprietario del taxi ha provveduto ad eseguire quanto richiesto. “Non mi sono meravigliato di tale atteggiamento – ha sottolineato il tassista – mentre i miei amici hanno iniziato a lamentarsi di un comportamento ritenuto eccessivo”.

La riflessione di Emanuele Vuoso si conclude con un pieno di rancore e scoraggiamento: “Mi chiedo – ha evidenziato il tassista – se è normale che un taxi debba essere perseguitato e maltrattato in questo modo. Se è giusto che è solo questo tipo di servizio pubblico a essere costantemente sotto osservazione e se è giusto che io, seppur essendo proprietario di un taxi non possa dare un passaggio a dei miei amici con la mia macchina”. Riflessioni evidentemente affidate anche al web dove non sono mancate le considerazioni. Tra i commenti in risposta c’è chi è stato scettico nei confronti del punto di vista del tassista: “Se sei servizio pubblico da piazza, quando sei in fila stai facendo un servizio non solo a te stesso ma al pubblico: quelle strisce ci sono perché ci devono essere taxi e devono essere a disposizione del pubblico. Mi sembra ovvio – ha sottolineato in un commento Vincenzo Zabatta – che ti abbiano fermato, poi la scusa di dare il passaggio è vecchia, la usano tutti i tassisti quando vanno a caricare direttamente negli alberghi. Naturalmente non condanno nessuno, sono convinto che hai detto la verità, sei solo stato sfortunato a trovare vigili solerti, di quelli che non passano la giornata imboscata nei bar o a chiacchierare a vuoto, ma che prova a fare il proprio dovere”.

Antonello De Rosa

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