La Di Scala? Io e Stanziola, amici mai…

DI FRANCESCO FERRANDINO
ISCHIA. Molto tempo prima che deflagrasse l’inchiesta “Free Market”, l’avvocato Maria Grazia Di Scala venne a conoscenza dell’esistenza di indagini in corso che la riguardavano. La circostanza, appresa tramite una richiesta avanzata dai suoi legali di fiducia per via di alcune “chiacchiere di paese” captate presso gli uffici comunali, indusse la neo eletta consigliere regionale a presentarsi spontaneamente, lo scorso undici giugno, presso gli uffici della Procura della Repubblica avanti al Sostituto Procuratore Dott.ssa Loreto, assistita dai suoi difensori di fiducia, gli avvocati Luigi Tuccillo e Amedeo Bucci De Santis, ove rilasciò alcune dichiarazioni circa i probabili fatti oggetto di contestazione a suo carico. La professionista isolana precisava di annoverare da tempo tra i suoi assistiti anche il signor Raffaele Piro, e di averlo difeso nella causa civile che lo vedeva opposto a Maddalena Migliaccio, la proprietaria dell’albergo “Casa Bianca”, sito presso l’arenile dei Maronti a Barano, gestito dallo stesso Piro. L’avvocato espose al magistrato una sintesi delle vicende processuali riguardanti lo sfratto richiesto dalla signora Migliaccio contro il signor Piro. Dopo la sentenza di primo grado favorevole alla proprietaria dell’immobile, l’avv. Di Scala si vide chiedere dal Piro un parere circa l’utilità di richiedere ed ottenere un’autorizzazione in sanatoria per gli abusi edilizi compiuti sull’immobile, a causa dei quali la Migliaccio riteneva sciolto il contratto di locazione per inadempimento. La Di Scala riferì al magistrato: «Risposi al Piro che, a mio avviso, tale atto non era in nessun caso utile, sia, dal punto di vista procedurale, perché di questa possibilità non ne avevo fatto menzione nell’atto di appello, ma lo ritenevo anche inutile nel merito perché questo tipo di atto ovviamente non può pregiudicare i diritti dei terzi, vale a dire che il diritto della Migliaccio a rientrare in possesso del bene non poteva essere leso da un provvedimento amministrativo che ritenesse sanato l’abuso».
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