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La difesa di D’Abundo: nessuna concussione

ISCHIA. Indagato per concussione insieme al maresciallo della Guardia Costiera Vanni Ferrandino ai danni dell’albergatore Ciro Castiglione, anche l’agente di viaggi Antonello D’Abundo aveva respinto ogni addebito in occasione dell’interrogatorio di garanzia avvenuto davanti al Gip Mariella Montefusco lo scorso 15 aprile. D’Abundo, assistito dal suo legale di fiducia, l’avv. Stefano Pettorino, ha contestualmente depositato un’articolata memoria difensiva tesa a illustrare l’insussistenza della concussione, smentendo la tesi accusatoria secondo cui il suo cliente avrebbe fatto da intermediario tra Castiglione, bersagliato dalle “attenzioni” e dai controlli effettuati dalla Guardia Costiera su una delle proprie strutture alberghiere, e il maresciallo Ferrandino, che eseguiva di fatto tali controlli. Nella memoria viene riportato che Ferrandino aveva riferito al D’Abundo che Castiglione non doveva temere nulla, perché il pubblico ufficiale stava soltanto eseguendo ordini da parte dei suoi superiori e del pubblico ministero Cannavale, colui che nel 2014 aveva emesso il decreto di sequestro delle terme dell’Hotel Punta del Sole. Al Castiglione sarebbe stato quindi sufficiente rispettare le prescrizioni intimate dal pubblico ministero oltre alle norme in materia di scarichi delle acque termali e nere. L’articolazione della difesa da parte di Antonello D’Abundo cerca poi di smontare i due presunti episodi che costituiscono i pilastri dell’accusa. Il primo è legato alle due vacanze che il maresciallo Ferrandino avrebbe goduto a spese del Castiglione, ridotto secondo l’accusa a uno stato di “costrizione e soggezione” a causa della concussione posta in essere mediante l’intermediazione di un privato (cioè dello stesso D’Abundo). Sulla circostanza la difesa dell’agente turistico, titolare della società Re Leone srl Viaggi, afferma che il maresciallo Ferrandino aveva regolarmente pagato le due vacanze, in contanti, nelle mani di Antonello D’Abundo: un pagamento che sarebbe stato preteso in contanti dal Castiglione, malgrado il Ferrandino avesse chiesto al D’Abundo di effettuare il bonifico bancario, in quanto necessitava di liquidità per pagare i “fuori busta” ai suoi dipendenti (in pratica, somme in nero). D’Abundo avrebbe poi provveduto a versare il denaro al Castiglione, il quale, successivamente, molti giorni dopo, avrebbe consegnato direttamente al D’Abundo i voucher di viaggio (mezzi di pagamento coi quali il turista dimostra di aver già pagato).

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