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La “Grande Bellezza” del vino 

Alzi la mano a chi nella vita, almeno una volta, non è mai capitato di sorseggiare un calice di vino di fronte ad un paesaggio da sogno! Magari quel vino non era di pregio, forse un po’ troppo comune eppure, in quel momento, di fronte ad un panorama mozzafiato sembrava essere un cru dei migliori. Bene, proviamo ora a pensarla al contrario: abbiamo avuto tra le mani un vino splendido, di quelli osannati dalla critica più esperta, magari costosissimo, eppure non siamo riusciti ad apprezzarlo, pentiti di un acquisto incauto, solo perché le condizioni non erano ideali, distratti da un pensiero negativo o da una situazione sfavorevole e avversa. È solo un esempio per rendere meglio il concetto che “anche l’occhio vuole la sua parte” e non suoni strano che tutto questo parta da un interessante progetto di ricerca lanciato dalle Donne della Vite: Vino, paesaggio e neuroscienze. Da studi recenti è emersa, infatti, la relazione positiva tra un bel paesaggio viticolo e il giudizio sul vino che vi si produce, relazione che addirittura si quantifica in vendite maggiori. In sostanza, il paesaggio è un bene collettivo e va conservato, quindi un paesaggio bello rende il vino ancora più buono. O quantomeno evoca la piacevolezza di berlo. In soldoni, il valore di un vino passa anche dal paesaggio che lo contraddistingue, un valore aggiunto che troviamo alla fine nel bicchiere. Un concetto che lega la vite ad un territorio, il cui paesaggio è il primo elemento che cattura e che lascia un segno indelebile.

Si chiama “viticoltura etica”, dove il vigneto si inserisce nel paesaggio, patrimonio collettivo, legandosi indissolubilmente ad una viticoltura attenta e sostenibile. Ma andiamo per gradi: durante il Vinitaly dello scorso anno, ben 460 persone si sono sottoposte ad un test, degustando alla cieca e in sequenza vini abbinati a paesaggi del vino, compresa Ischia e i suoi vigneti, secondo un piano sperimentale messo a punto dal Crea- Viticoltura Enologia di Conegliano. “La ricerca sulla relazione esistente tra caratteristiche del paesaggio e il gradimento estetico-percettivo del vino – ha spiegato Diego Tomasi, direttore del Crea-Ve – ha messo in evidenza che le persone hanno una elevata capacità di giudicare il paesaggio e, inequivocabilmente in base ai test statistici con cui abbiamo elaborato i dati, che ai vini prodotti in territori gradevoli dal punto di vista paesaggistico viene attribuita una qualità superiore. Una conferma importante su un campione solido: il concetto di terroir lega la vite e l’uva ad un territorio di cui il paesaggio è il primo elemento che cattura, attrae e lascia un segno indelebile”. Considerando poi che sono gli appassionati a comprare il vino e che, di conseguenza decidono il mercato, è ancora una volta emerso come i produttori debbano tener conto di quanto “l’occhio voglia la sua parte”.

In questo contesto, entra in scena la nuova scienza del neuromarketing. Vincenzo Russo del Centro di ricerca di Neuromarketing Behavior and Brain Lab dell’Università Iulm e partner scientifico del progetto, a questo proposito ha dichiarato che “L’importanza del particolare è spesso sottovalutata, non sembri quindi ossessiva la cura dei dettagli in un vigneto o nella comunicazione aziendale, perché non siamo soggetti razionali, ma ‘razionalizzanti’. La maggior parte delle scelte di acquisto e di decisione, infatti, sono prese senza un’immediata attivazione del sistema cognitivo, ma grazie all’attivazione, a volte inconsapevole, del sistema adattivo delle emozioni, dando significato a ciò che si è fatto solo dopo avere agito. Con il progetto di ricerca che abbiamo sviluppato con le Donne Della Vite andremo a verificare la reazione emotiva che la visione di differenti paesaggi vitivinicoli ha sul consumatore medio. Verificheremo l’esperienza emotiva valutando le aree del cervello che si attivano (con l’elettroencefalogramma) e la sua intensità misurando la conduttanza cutanea. Indagheremo anche sul gradimento degli elementi del paesaggio con la valutazione del comportamento visivo (Eye Tracking)”.

Anche a Ischia, protagonista con i suoi vigneti nel progetto di ricerca, l’agire secolare del viticoltore ha costruito i paesaggi viticoli di cui oggi disponiamo e la solida relazione tra vino e paesaggio, diventa comunque di forte potere suggestivo e di sicuro vantaggio per il mondo vitivinicolo. Non solo in termine di vendite maggiori per i produttori ma anche, e soprattutto, per il comparto del turismo enogastronomico. Il paesaggio come risorsa, dunque. Economica e turistica. Proprio in un momento in cui i nostri vini iniziano a confrontarsi con produzioni di alta qualità, diventa sempre più urgente trasferire al consumatore l’insieme dei fattori che compongono le nostre produzioni enologiche: non solo tecnica viticola e di cantina, ma anche e soprattutto storia, tradizione e cultura che si esprimono attraverso la bellezza dei nostri paesaggi viticoli. Valore e forza comunicativa saranno elementi aggiuntivi per premiare e difendere i nostri vini in un confronto sempre più aggressivo e non più rinviabile. Il vino soddisfa sempre meno un bisogno alimentare, per trasformarsi in un elemento culturale da cui deve trasparire la nostra identità e autenticità. Elementi che si fondono in un’azione e in un risultato finale molto importante, dove il paesaggio non è più solo panorama ma un insieme di forme concrete, frutto dell’interazione tra l’agire dell’uomo e la natura e che racconta la grande bellezza del vivere, il sentire e la storia della sua gente.

Malinda Sassu

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