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Il pauroso fa male a se stesso. Chi è vile danneggia gli altri

di Franceso Alberoni

Il pauroso trema davanti alle difficol¬tà, le ingigantisce. Anche quando ini¬zia una nuova avventura, come fare un viaggio, fidanzarsi o comperare un ap¬partamento, poi ci ripensa pieno di dub¬bi. Il viaggio è forse troppo pericoloso, i genitori lasciati a casa si sentono soli, nel caso del fidanzamento non è più sicu¬ro del proprio amore o di quello del suo amato. Allora trema, suda, decide di non partire, cerca rassicurazioni, disdi¬ce gli impegni. Un poveretto che fa male solo a se stesso.
Il vile, invece, è un pauroso pieno di dubbi che, nel suo decidere prima una co¬sa e poi il suo contrario, produce un dan¬no a quelli che contavano su di lui e si fidavano della sua parola. In guerra quello che trema e dice «non me la sen¬to » suscita disprezzo. Ma è ben più gra¬ve il caso di chi invece si offre volonta¬rio, si fa affidare una azione delicata, ot¬tiene la fiducia dei compagni che conta¬no sul suo coraggio e poi, quando l’azio¬ne bellica è in corso, viene preso dalla pa¬ura, si ferma, si nasconde e, per colpa sua, essi vengono massacrati. Costui non è un pauroso, è un vile.
Ho fatto un esempio bellico, ma voi sa¬pete che queste cose avvengono nella vi¬ta comune.
Un amico ha preso un accordo con voi per costituire una società. Dapprima è entusiasta, facilone, ma quando voi vi siete già esposti, quando avete già fatto dei debiti, preso dai dubbi scappa, spari¬sce. Oppure voi lasciate il vostro lavoro perché un tale ve ne ha promesso uno mi¬gliore.
Dice che ha tutti in pugno, che non ci sono problemi. Poi venite a scopri¬re che alla riunione decisiva non ha nem¬meno proposto il vostro nome perché te¬meva di esporsi troppo. Di nuovo un vi¬le.
Soprattutto gli innovatori sono espo¬sti a questo pericolo. Quando Lawrence ha scritto «L’amante di Lady Chatter¬ley » i suoi amici apprezzavano il libro, lo consideravano un capolavoro, ma sono stati molto pochi quelli che poi l’hanno difeso. E lo stesso è successo a Nabokov quando ha scritto «Lolita». Quanta poca gente ha il coraggio di dire, di scrivere ciò che crede e ciò che pensa! Lo fanno in privato, ma in pubblico hanno paura del¬le obiezioni, delle condanne, delle criti¬che… E quanta gente non ha il coraggio di mantenere la parola data! Di solito lo fa per opportunismo: appena vede un pe¬ricolo oppure un vantaggio cambia idea.
Ma c’e anche chi non è capace di man¬tenere la promessa perché è moralmente debole. Perché è vile.

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