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Ischia Ambiente, denuncia choc di Pilato: «Uffici “vietati” al cda in assenza del presidente»

ISCHIA. Siamo sinceri, perché non abbiamo bisogno di metterci medaglie al petto. Quando lo abbiamo contattato, lo abbiamo fatto soltanto per un veloce scambio di battute. Non avremmo mai immaginato che con Rino Pilato, esponente di punta del gruppo “Sciarappa” (rappresentato nel consiglio comunale di Ischia da Luca Montagna) una chiacchierata “speed” trasformasse il noto sindacalista in un vero e proprio fiume in piena. Ma lui è componente del cda di una società partecipata da tempo sotto i riflettori e al centro – negli ultimi tempi – di svariate turbolenze, e dunque c’era forse da aspettarsi che Pilato, perdonateci la battutaccia… non se ne lavasse le mani. E nell’intervista che segue ha detto tutto in maniera chiara ed esplicita, lontana da un politichese che per ovvi motivi non gli appartiene.

Siamo sinceri, in Ischia Ambiente da qualche tempo a questa parte tira una brutta aria, con riunioni ad alta tensione. Ma che sta succedendo?

«C’è una cosa che tengo a precisare in premessa: ho letto le indiscrezioni riportate da Il Golfo e non posso che confermarle nella loro interezza. Eccezion fatta per un particolare, obiettivamente non c’è mai stato nessun tentativo di scontro fisico con il presidente Stilla, e tra l’altro se ci fosse stata qualche questione del genere da regolare non sarebbe certamente accaduto nulla all’interno di uno studio professionale. Per il resto confermo quello che è stato scritto nel vostro articolo, personalmente sia come membro del consiglio di amministrazione che come parte di un gruppo politico avevo chiesto un incontro presso lo studio di Elena Fortuna per sistemare o chiarire un andazzo organizzativo che di certo a me non andava bene».

In che senso?

«Cercherò di essere chiaro ed esaustivo. All’atto dell’insediamento del nuovo cda, ed in particolare nella prima riunione, sia il sottoscritto che la mia collega Elena Fortuna avevamo chiesto al presidente di distribuirci delle deleghe operative. Attenzione, non avevamo fatto alcuna richiesta specifica, ognuno di noi avrebbe dato una mano concreta in base alle proprie competenze professionali. Questo anche con l’intento di non svilire il nostro compito all’interno dell’azienda e di meritarci le nostre spettanze, che peraltro voglio sottolineare ammontano a cinquecento euro al mese. Il nostro obiettivo era esclusivamente questo, niente di più e niente di meno».

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E invece?

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«In prima battuta il presidente Stilla non ebbe nulla da obiettare e riferì che andavano bene le nostre richieste e ricordo benissimo che rimanemmo d’accordo che avremmo concordato il tutto. Al punto tale che io ed Elena Fortuna prendemmo anche in considerazione l’ipotesi di andare in azienda tre mezze giornate a settimana a testa. Questa turnazione, unita all’attività del presidente, avrebbe reso anche tangibile la presenza del consiglio di amministrazione all’interno della società partecipata».

E poi cos’è che non ha funzionato?

«Dopo poco tempo, per motivi a me tuttora sconosciuti e ignoti – ma vista l’esperienza e qualche capello bianco anche abbastanza chiari – il giorno in cui avremmo dovuto tenere la riunione di cda il presidente si rimangiò tutto e disse che non intendeva dare deleghe ma che sarebbe passato tutto attraverso il consiglio d’amministrazione. E noi infatti nel primo verbale relativo alla seduta dicemmo che anche non essendo d’accordo, non condividendo la linea presidenziale, visto che c’era una somma urgenza (l’estate era alle porte e soprattutto occorreva svolgere una serie di lavori ai plessi scolastici) non intendemmo creare problemi o frapporre ostacoli alla macchina organizzativa di Ischia Ambiente. E così si andò avanti: e per il primo mese, devo riconoscerlo, fino a settembre ed alla seconda riunione di cda, noi frequentavamo gli uffici costantemente, Non solo, le decisioni venivano prese in maniera congiunta. Poi, da un momento all’altro, è successo davvero qualcosa di inspiegabile, oserei dire addirittura incredibile».

Cioè?

«Premesso che parlo a titolo personale e non anche per conto di Elena Fortuna, ribadisco che i motivi a tutt’oggi non li conosco».

Vabbè, un minuto fa hai parlato di esperienza e qualche capello bianco in testa. Possibile che un’idea davvero non te la sia fatta?

«Mi stai chiedendo troppo…».

Può darsi, ma non te la prendere. E’ il mio lavoro.

«Forse si è “girata la giostra”: sarò ultra ripetitivo, non posso sapere il perché (almeno ufficialmente), però posso affermare con inoppugnabile certezza che a partire da settembre il presidente ha iniziato a non informarci più – e questa la ritengo una cosa grave – di quello che avveniva in azienda. Prima che poi accadesse un altro fatto a dir poco fuori dall’ordinario».

A cosa ti riferisci?

«Non so se ricordi, qualche tempo fa si svolse una riunione legata alla questione dei trasporti dei rifiuti in terraferma presso la sede della Balga».

Certo che ricordo.

«Bene. In quella circostanza dovevano essere invitati gli amministratori o il direttore tecnico della società: ebbene Massimo Stilla, non potendo partecipare, ha ritenuto opportuno non avvisare ne me ne Elena Fortuna ed inviare una persona a sua scelta, peraltro estranea all’azienda (Giuseppe Di Meglio “Bambeniello”, ndr). Successivamente, addirittura, è stato riferito ai membri del consiglio di amministrazione di Ischia Ambiente di non frequentare gli uffici della società partecipata quando non era presente in sede il presidente »..

Non stai scherzando, vero?

«Assolutamente no. Anzi, noi per tutti questi motivi abbiamo chiesto il famoso incontro presso lo studio di Elena Fortuna di cui poi ha puntualmente riferito il vostro giornale».

Andiamo al sodo. Il nodo attorno al quale sembra ruotare tutto, il pomo della discordia per antonomasia, è legato alle forniture ed al controllo delle stesse.

«Non è questo il punto, o meglio non lo è nella sua completezza. Io penso che la risposta che Massimo Stilla ci ha dato presso lo studio di Elena Fortuna, rivolgendosi a noi come gruppo politico e dicendo: “Voi già controllate il pacchetto dei lavoratori”. Ma questa, e lo dico in tutta onestà, è una cosa che non esiste assolutamente e sono anche pronto a spiegare il perché. Il sottoscritto, nel momento dell’insediamento nel cda, ha preteso innanzitutto di non occuparsi di questioni interenti i dipendenti (che sarebbero sicuramente andate in conflitto con la mia attività sindacale) e poi in secondo luogo ha cancellato tutti i suoi iscritti dall’organizzazione sindacale. Non solo, ho chiesto che delle situazioni dirette riguardanti il personale se ne occupasse l’altro membro del cda e non io, visto che si tratta pure di un avvocato esperto di diritto del lavoro. Ora la deduzione e la logica conclusione mi pare una sola».

Quale?

«Visto che gli ambiti e le sfere di competenza erano due, ho pensato che potessi occuparmi delle forniture. Non credo avrai problemi a comprenderne i motivi: in una società partecipata del genere con lo spettro di un “consulente ombra”, mi sembrava logico, per evitare di passare un guaio, tenere gli occhi bene aperti. E’ tutto estremamente semplice».

Insomma, alla fine gira e rigira il problema è il consulente ombra?

«Il vero problema? E’ che se ognuno decidesse con la sua testa… problemi non ce ne sarebbero».

In conclusione?

«In conclusione la riunione che si è svolta presso lo studio professionale di Elena Fortuna l’abbiamo fatta solo per chiarire questi concetti. Abbiamo provato a far capire a Stilla che stava commettendo un errore, noi non pretendevamo le deleghe per esercitare il potere e metterlo in secondo piano ma per altre cause. E poi abbiamo ribadito un ulteriore aspetto: ma per quale motivo noi non possiamo essere presenti in azienda in sua assenza? I toni si alzarono quando il presidente disse che ci avrebbe tenuti a conoscenza di tutto quello che succede. Ebbe anche il coraggio di farci presente che non c’era bisogno che ci recassimo in ufficio in sua assenza. Insomma, mi pare davvero che si sia esagerato. Quando è troppo, è troppo… ».

 Gaetano Ferrandino

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