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Forio e il bubbone della strada “rubata”: in consiglio sfuma il dietrofront

È l’ultima vicenda in salsa foriana, e dunque come da consolidata tradizione a tinte fosche. E tra l’altro, il rinvio della seduta di consiglio comunale in programma ieri pomeriggio altro non fa che alimentare i sospetti: come si dice in gergo, più indizi fanno una prova e resta l’impressione che qualcuno abbia voluto evitare di apparecchiare la tavola con una “patata bollente” che certamente sarebbe risultata indigesta. Ma la storia che ci apprestiamo a raccontare, laddove dovesse vedere una serie di indiscrezioni e teoremi trovare la giusta concretezza, sarebbe quantomeno inquietante ed abbiamo voluto usare un eufemismo. Nel sempre nutrito e variegato ordine del giorno in programma ieri, infatti, si sarebbe dovuto votare ed approvare anche una proposta di delibera di consiglio comunale avente ad oggetto “Integrazione delibere di consiglio comunale n. 89/97, 6/98, 11/98, 15/98, 32/98, 49/98, 15/04, 45/04, 5/05, 22/05 e successive ‘Ricognizione sistema viario comunale’, inserimento ‘via Diramazione località Bellomo’, annullamento delibera consiglio comunale n. 2 del 27 gennaio 2017”.

UNA DELIBERA DA REVOCARE E TANTI, TROPPI ERRORI. Un atto come nei civici consessi, un po’ ovunque, se ne vedono a bizzeffe ma stavolta l’attenzione non può cadere sul testo che immediatamente fa scattare l’allarme rosso. Si legge in premessa che «con deliberazione di consiglio comunale n. 2/2017 si deliberara di integrare la delibera di consiglio comunale n. 89 del 31 ottobre 1997 inserendovi l’arteria stradale denominata “via Diramazione località Bellomo. I signori Serappo Lucio, Serappo Daniele e Grimaldi Vera intentavano attraverso tale deliberazione procedura di mediazione richiedendo di ordinare al sindaco del Comune di Forio di annullare la precitata deliberazione di consiglio comunale n. 2/2017 in quanto la diramazione de quo appartiene in via esclusiva agli istanti e che tale diramazione è libera ed esente da persi, oneri e servitù di qualsiasi natura, anche di natura pubblica, e che pertanto la collettività non dispone di alcun diritto sulla stessa». Insomma, letto così il documento sembrerebbe di trovarsi dinanzi ad un mero errore commesso da parte dell’ente locale che potrebbe aver scambiato per pubblico un tratto di strada che in realtà tale non era. Un errore chiaro ed inequivocabile, al punto che nel passaggio successivo si legge che «il legale dell’ente, avv. Cristina Regine, con nota prot. 34857 del 7 dicembre 2017 rappresentava che risulta erronea la decisione presa in consiglio comunale e che, in un eventuale giudizio civile, l’ente andrebbe incontro a sicura soccombenza con condanna al pagamento delle spese legali salvo ulteriori condanne al risarcimento dei danni subiti ex adverso». Finito, macché c’è ancora dell’altro che lascia più di qualche dubbio. Nella proposta di revoca di delibera si fa riferimento ad una nota a firma dei responsabili di settore competenti con la quale gli stessi rilevavano, si legge, «che vi era stato un errore materiale nell’individuazione del tratto di strada de quo, così come riportato sulla planimetrica catastale allegata alla nota dell’arch. Marco Raia (…) in quanto la diramazione di via Bellomo interessata da interventi di miglioria eseguiti dall’ente non è quella oggetto del contenzioso e di inserimento di cui alla delibera di consiglio comunale n. 2/2017, individuata catastalmente al foglio 30 particella 169 ma invece quella immediatamente a monte della stessa». Insomma, errori su errori che hanno messo in condizione il sindaco Francesco Del Deo ed i suoi nella condizione di ravvisare l’opportunità di procedere in autotutela all’annullamento della delibera incriminata «in quanto adottata su erronei presupposti dovuti ad errore materiale nell’estensione della nota a firma dell’arch. Marco Raia». Il tutto, ovviamente, con la revoca che sarebbe stata dichiarata immediatamente esecutiva.

IL CONSIGLIO CHIAMATO A VOTARE, MA LA SEDUTA SALTA. Una vicenda che tutto sommato lasciava più di qualche dubbio, e che non a caso è cominciato a circolare a mo’ di tam tam tra gli addetti ai lavori già dalla tarda mattinata di ieri. E la controprova, presumibilmente, è arrivata nel pomeriggio. La seduta di consiglio comunale in programma alle 17, infatti, non ha avuto luogo. All’orario convenuto, e anche ben oltre, per la verità, erano presenti solo Domenico Savio, Vito Iacono, Grazia Parpinel, Chiara Conti e il presidente Michele Regine, oltre a una decina di spettatori. Intorno alle 17.45 ha fatto capolino anche Salvatore Castaldi che però si è dileguato di lì a poco. Alle 18 l’appello, la constatazione dell’assenza del numero legale e tutti a casa. Ma, soprattutto, in tanti a pensare che sia stata una defezione orchestrata per evitare di essere “inchiodati” dalle minoranze che nel frattempo si erano documentati sulla revoca apparentemente innocua della delibera di cui abbiamo reiteratamente accennato.

IL SOSPETTO DEL FAVORE ALL’ASSESSORE E IL DIETROFRONT. Perché la storia, più o meno, sarebbe ad occhio questa. I signori Serappo, quelli citati proprio nel corpo della delibera, sono proprietari di un’abitazione nella strada incriminata alla quale si accede da una strada inequivocabilmente di proprietà e non pubblica. Un assessore comunale o qualche suo congiunto di primo grado, fa poca differenza, decide però all’improvviso che è giunta l’ora di rivendicare un diritto di passaggio, non si capisce a che titolo. E’ chiaro che dall’altra parte della barricata i Serappo non ci stanno e come succede spesso in casi del genere si finisce a carte bollate. Ovviamente il contenzioso si preannuncia lungo e probabilmente anche difficilmente favorevole al politico di turno, ed allora ecco che all’improvviso dal palazzo municipale di via Genovino tirano fuori il coniglio dal cilindro. Viene di fatto partorita una delibera di consiglio comunale che decide in pratica per l’acquisizione al patrimonio comunale dell’intera strada, che viene “battezzata” via Diramazione località Bellomo. Un escamotage che, diciamocelo senza mezzi termini, consente all’assessore di turno o ai suoi parenti di poter transitare allegramente e senza alcun problema su un asse viario che nel frattempo è diventato pubblico. E cosa vuoi di più dalla vita, come recitava la pubblicità? Il problema è che i Serappo non restano a guardare (e come potevano pensare dal municipio che lo avrebbero fatto…) e intentano la procedura di mediazione con la quale si chiede l’annullamento della delibera della discordia. Una mossa, evidentemente, talmente inattesa che spiazza tutti. In primis il politico che già pensava di aver fatto “bingo” e poi la situazione diventa sempre più preoccupante. Perché emerge, come avrete capito, che non c’è alcun diritto su quella strada ed è anche per questo che l’avvocato del Comune spiega che se si va a causa si rischia una “mazziata” di dimensioni bibliche. Insomma, mettiamola così, la strada da rendere pubblica è stata “sbagliata”, cose che succedono anche nelle migliori famiglie. Non c’è altra soluzione, bisogna porre rimedio all’errore commesso e cancellare quella delibera. Ieri non se ne è fatto nulla, prima o poi si farà. Ma la questione spinosa, evidentemente, sarà oggetto di dibattito in consiglio comunale, da questo proprio non si scappa. E allora ne vedremo delle belle. Tranquilli, il “teatrino” è solo rimandato.

Gaetano Ferrandino

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