CRONACA

La Guardia Medica Turistica resta un miraggio, il Cudas alza la voce

Il Comitato unitario per la difesa e il diritto alla salute chiede ai vertici dell’Asl di risolvere il problema della mancata attivazione dell’importante servizio

Il mese di luglio volge ormai al termine, ma l’isola d’Ischia continua a non poter disporre di un importante presidio sanitario. Parliamo della Guardia Medica Turistica, che avrebbe dovuto entrare in funzione intorno a metà mese. Il Comitato Unitario per la Difesa e il Diritto alla Salute di Ischia ha quindi inviato una lettera al Direttore generale e al direttore sanitario dell’Asl Na2 Nord, sollecitando una soluzione per la mancata attivazione della Guardia Medica Turistica. Nel rivolgersi ai due alti dirigenti, la presidente Gianna Napoleone scrive: «Arrivati al 26 luglio, prendiamo atto con stupore e rammarico che sull’attivazione stagionale della Guardia Medica Turistica sulla nostra isola permane un incomprensibile silenzio, reso vieppiù assordante dalle presenze turistiche significative che Ischia sta registrando ormai dal mese di giugno in tutti i giorni della settimana.

Dopo aver raccolto due anni fa, in occasione del verificarsi dello stesso problema, la vostra dichiarata volontà di evitare repliche nel futuro, provvedendo di anno in anno a dare il via al servizio ad inizio estate fino all’autunno, spiace dover prendere atto che quel proposito è rimasto privo di riscontro nella realtà, per di più in un’annata che si è voluta identificare a tutti i livelli come occasione di ripresa del movimento turistico dopo la fase emergenziale della pandemia. Peraltro, un obiettivo che anche l’Asl ha perseguito attraverso la campagna vaccinale anticipata per i residenti delle isole, con il contributo attivo e la piena disponibilità della stragrande maggioranza di questi ultimi, cioè noi. Presupposti che ci aspettavamo portassero ad organizzare per tempo la Guardia Medica Turistica, strumento prezioso e imprescindibile a tutela della salute dei nostri ospiti. E invece anche il mese di luglio è quasi interamente trascorso, una nuova settimana è iniziata, ma del servizio neppure si intravede l’ombra. In considerazione dei bisogni reali che emergono sul territorio, ci vediamo costretti a sollecitare l’attivazione al più presto della Guardia Medica Turistica, per non ritrovarsi ancora alle prese con il problema in pieno mese di agosto, quando l’isola dovrebbe essere in grado di garantire il massimo dei servizi dedicati ai nostri ospiti, a cominciare ovviamente da quelli sanitari, che sono certamente prioritari».

La missiva del Cudas si conclude “confidando in un fattivo intervento per sanare la seria carenza che si è fin qui evidenziata”, restando “in attesa di ricevere risposte concrete anche sulle altre problematiche precedentemente segnalate”. Il riferimento è al problema sollevato alcuni giorni fa, relativo alla prolungata carenza organizzativa, che sta di fatto impedendo la somministrazione di ferro per endovena ai pazienti extra-ospedalieri dell’isola. Da tempo non è più possibile effettuare la somministrazione a domicilio delle fiale di ferro, a tutela della salute dei pazienti. Di conseguenza, la terapia può essere praticata solo in ospedale, in day hospital. Una semplice soluzione che presso il “Rizzoli”, ormai da mesi, non è stato trovato ancora il modo di concretizzare, con inevitabili conseguenze per le persone che, invece, di quella terapia avrebbero necessità. Una situazione nella quale i medici di base non hanno la possibilità di prescrivere la terapia, come avveniva una volta, ma non vi è neppure modo di usufruirne secondo le nuove modalità, che impongono il passaggio in ospedale. Il Cudas, alla luce dei disagi oltre che dei rischi che la situazione sta producendo, aveva sollecitato l’attivazione con la massima urgenza di uno spazio dedicato presso l’ospedale “Rizzoli”, ricordando ai vertici Asl che, data la condizione di insularità, non vi è possibilità per gli isolani di un accesso alternativo ad altra struttura, per cui le carenze e le inadeguate risposte dell’unico presidio isolano ai bisogni della popolazione si traducono automaticamente nella privazione di terapie e servizi, anche basici, indispensabili per la salute dei singoli e della comunità.

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