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L’appello di don Gino: «Ricostruiamo uniti la comunità»

Il giovane sacerdote è stato un punto di riferimento nei giorni della tragedia di Casamicciola e a Il Golfo spiega: «Solo stando vicini potremo trovare la forza di superare questa tragedia, la più grande dopo il 1883, di sanare le ferite profonde di un paese a cui non sono stati lesinati drammi»

Don Gino Ballirano (10 anni da parroco di Casamicciola Terme) parla del suo popolo, di un’isola ferita, della necessità di ricostruire la comunità prima che un paese che torni ad essere centro vitale. E se qualcunogli ricorda che è l’uomo religioso più vicino a ripercorrere il cammino sofferto e complicato dell’amato Parroco Morgera, lui invita a leggere quel cammino,le sue parole nel contesto in cui sono inserite, per non sbagliare interpretazione.Non c’è mai stato un parroco, un prelato che nel suo percorso abbia affrontato tanti drammi umani e civili, tante catastrofi. Un percorso intenso che in soli 10 anni lo ha visto al centro di immani tragedie.Il giovane sacerdote si è dimostrato, oggi soprattutto, guida e punto di riferimento di un gregge smarrito. Deve tenere insieme le redini di un paese distrutto, ad unire le anime di un mondo che non ha saputo mai essere unità e che ha perso l’antico senso d’appartenenza, il valore proprio dell’essere comunità vera.«Solo stando vicini potremo trovare la forza di superare questa tragedia, la più grande dopo il 1883, di sanare le ferite profonde di un paese a cui non sono stati lesinati drammi”. Il pastore di Casamicciola Terme cita Papa Francesco e ricorda Madre Teresa di Calcutta: “Le cicatrici sono il segno che è stata dura, ma il sorriso il segno che ce l’hai fatta. Anche se adesso ci sembra di vedere solo le cicatrici, verrà il giorno che torneremo a sorridere, tornerà il sole a splendere su Casamicciola».

Questo anno 2022 è stato un anno difficilissimo sotto ogni punto di vista . Un’isola già ferita quando pensava di potersi riappropriare della sua serenità e normalità è costretta ad affrontare una nuova dramma . Le va di tracciare un bilancio ?

«Beh… una volta ricordo che la regina Elisabetta, quando ebbe un anno con diversi problemi da risolvere,volle definire quell’anno, l’anno horribilis. Ecco, si può dire che,veramente, questo è un anno horribilis per per la nostra isola.Orribile, soprattutto, a Casamicciola dove stavamo vivendo l’angoscia del terremotoe tutto quello che consegue il post terremoto.Adesso, purtroppo, una sciagura ben più peggiore della precedente, ha segnato diciamo la storia di Casamicciola.Io penso sia stata la sciagura più grande dopo il terremoto del 1883 perché ha cambiato, di fatto, la morfologia e la connotazione stessa del territorio. Questo, veramente, ci ha segnati profondamente. Bisogna però avere la consapevolezza che non bisogna mai far cadere la speranza. La speranza non deve mai morire.Non bisogna mai demordere, bisogna sempre stringere i denti e cercare di guardare con maggiore serenità al futuro. Bisogna farlo anche se attualmente ci sembra di non riuscire a vedere un futuro.C’è una frase di madre Teresa di Calcutta che mi ha colpito: anche se alle volte ci sembra di guardare sempre le ferite, però,come per il tempo delle ferite, poi nel futuro,tornerà il tempo anche del sorriso.Torneremo a sorridere e questo certamente accadrà ad Ischia .Certamente succederà anche per Casamicciola».

Quale il suo augurio e la speranza,soprattutto, per le nuove generazioni che  dovranno affrontare la loro crescita morale e spirituale facendo i conti con quelle che ad oggi sono vite sospese anche pensano al ruolo della Curia, una Curia  a metà con Pozzuoli?

«Ci sono molte incertezze. L’augurio è un augurio di tenerezza, perché abbiamo bisogno dell’amore di Dio e, la prima cosa che io auguro a tutti i parrocchiani, in modo particolare, ma tutte le persone dell’isola, è un augurio di tenerezza.Di lasciarsi veramente amare da Dio. Un altro augurio è quello di solidarietà. Mi ha colpito quello che il Papa Francesco, nel messaggio che ha fatto per la giornata mondiale della pace. Il pontefice ha detto,dopo il periodo della pandemia, che quello che deve aiutarci ad uscire da situazioni dolorose è quello della solidarietà e della fraternità, perché quando le persone vivono insieme si mettono insieme e per affrontareil futuro, c’è una maggiore carica, maggiore energia cioè maggiore forza. Noi dobbiamo restare uniti in questo momento particolare, soprattutto, noi a Casamicciola.Dobbiamo restare uniti, senza guardare troppo al particolare, ai propri interessi anche personali, ma guardare quanto più possibile il bene comune.Io penso che sia fondamentale. Dobbiamo essere uniti nella disperazione ci dobbiamo incoraggiare l’un l’altro. Magari coloro che non hanno dovuto affrontare le problematiche legate alla frana ,debbono sentireche il dolore dell’altro e anche il proprio dolore. Infondo la parola ‘sopportare’ significa proprio questo: portare il dolore dell’altro… l’uno dell’altro. Dobbiamo imparare a fare questo! Ogni situazione di difficoltà genera sempre una opportunità in più. A fare meglio, a vivere meglio fra di noi nostri rapporti, ma soprattutto a fare meglio anche nel rispetto dell’ambiente della nostra sicurezza e della comunità».

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Il pastore di Casamicciola Terme cita Papa Francesco e ricorda MadreTeresa di Calcutta: «Le cicatrici sono il segno che è stata dura, ma il sorriso il segno che ce l’hai fatta. Anche se adesso ci sembra di vedere solo le cicatrici, verrà il giorno che torneremo a sorridere»

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Oggi da pastore di un gregge smarrito, sembra la persona più vicina a ripetere il cammino dell’amato Parroco di Casamicciola Giuseppe Morgera

«Il Parroco Morgera ha dovuto affrontare una situazione simile, anche se è ben più terribile, perché c’erano quasi 1700 morti, si parla solo a Casamicciola e si parla di intere famiglie distrutte all’epoca. C’erano delle famiglie, vedendo anche gli archivi parrocchiali, dei cognomi che sono completamente scomparsi, dal nostro paese. Egli ha dovuto vivere situazioni difficili, in tempi difficili con un popolo costretto a sopravvivere di fatto decimato e colpito indistintamente. C’erano genitori che avevano perso i figli, oppure mariti che avevano perso le moglie ed i figli, figli che avevano perso tutto il resto della famiglia. Cosi hanno dovuto continuare a vivere in situazioni veramente drammatiche. All’epoca non c’erano gli aiuti che magari ci sono anche oggi. Il parroco Morgera ha dovuto affrontare una situazione terribile e diciamo quello che Lui aveva compreso era che, quando arrivò questa famosa statua del Cuore di Gesù alla Maddalena, improvvisamente, da un pio anonimo che sappiamo essere poi Francesco II di Borbone che era in esilio, lui capì che doveva fondare tutto sull’amore di Dio. Doveva indicare come strada alle persone quello che è l’amore di Dio, la tenerezza di Dio che poi veniva raffigurato e viene raffigurato tuttora con l’immagine del Cuore di Gesù.Perché tutto è il cuore di Gesù e questo è l’amore di Dio. Ovvero dobbiamo ritrovare praticamente la forza nella fede e il fondamento nell’amore di Dio.Questo è quello che dà forza. Per questo lui fece consacrare Casamicciola al Cuore di Gesù e disse:“Casamicciola in Corde Domini fundata”.Significa non solo fondata sull’amore di Dio, ma sull’amore tra i fratelli per questo è quanto mai importante. E’ importante rinsaldare i nostri rapporti, essere uniti.Quando siamo uniti noi diventiamo una vera forzadi fronte alle difficoltà, di fronte al mondo, anche di fronte all’istituzioni abbiamo una sola voce.Il mio impegno, e l’impegno, sinceramente, che con l’aiuto di Dio riesca, quanto più possibile a creare sinergia, a creare unione tra le varie forze, tra le varie correnti, tra i vari gruppi in cui oggi il paese è diviso. Penso che questo debba essere il nostro primo obiettivo.Quindi l’augurio che ho faccio e come quello che volle fare il parroco Morgera. Dobbiamo avere ben salde le radici fondati della nostra comunità, nella fede e la fede in quanto amore.Ecco in questo senso.Qui nella fede, poi, cercare di costruire comunità, di costruire famiglie, di costruire il gruppo, per mettere insieme tutte le energie del paese e tornare ad essere parte e centro di un universo più vasto e complicato».

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