La morte per legionella ai “raggi X” del consulente della Procura
Sei anni fa una turista morì per un’infezione del batterio dopo un soggiorno in un hotel isolano i cui titolari furono accusati di omicidio colposo
Ieri mattina nella sede di Ischia del Tribunale è stato ascoltato il consulente della Procura nell’ambito del processo per le eventuali responsabilità della morte di una turista, Maria Cerrone, avvenuta nel settembre del 2013 a causa di un’infezione di legionella. La donna, insieme al marito, soggiornava nell’Hotel Punta del Sole di Forio quando venne soccorsa per una serie di sintomi, e le cure somministrate nei giorni successivi non bastarono a evitare il decesso per insufficienza respiratoria dovuta appunto al batterio della legionella. Per la morte furono accusati di omicidio colposo i titolari della struttura alberghiera, Aniello e Ciro Castiglione.
Sul banco dei testimoni ieri è stato dunque ascoltato il professor Buonocore, consulente del pubblico ministero, che ha deposto sulla sua relazione. Essa avvenne sulla documentazione fornita dalla struttura sanitaria dove la donna era stata curata. Come ha specificato l’esperto, non vennero effettuate analisi ulteriori. L’avvocato Michelangelo Morgera, difensore di fiducia degli albergatori, ha condotto l’esame del consulente facendo emergere alcuni dati sullo stato di salute della turista deceduta. Quest’ultima soffriva di patologie pregresse: innanzitutto il diabete, a cui si aggiungeva l’elevato consumo quotidiano di sigarette. Due circostanze che, come ha ammesso lo stesso consulente, hanno contribuito a una condizione di debolezza di fronte all’azione del batterio, la cui infezione si rivelò fatale anche a causa dell’abbassamento delle difese immunitarie sofferto dalla donna.
L’avvocato Morgera ha anche sottolineato che il marito della deceduta non contrasse alcuna infezione pur frequentando gli stessi locali della struttura alberghiera, e parallelamente è riuscito a ottenere dal consulente la dichiarazione secondo cui, in astratto, il batterio della legionella potesse essere stato contratto anche da una fontana pubblica, un condizionatore di un bar o di un locale esterno all’albergo, o ancora durante il viaggio in aliscafo o in traghetto alla volta dell’isola. L’azione del penalista è stata quindi volta a cercare, e trovare, una crepa attraverso cui far scricchiolare la ricostruzione accusatoria che vede un legame diretto tra l’infezione e le condizioni sanitarie dell’hotel. Il dottore ha infatti dichiarato che non si può escludere che la causa fosse “esterna” ai locali dell’albergo, pur considerando che si registrarono altri casi, fortunatamente non fatali. Verso la fine della deposizione si è discusso principalmente sulla valutazione medica dei sintomi presentati inizialmente dalla donna, principalmente lo stato di febbre, e sull’eventuale grado di responsabilità nell’interpretazione di essi.
Rispetto all’epoca dei fatti, il processo si è realmente avviato molti anni dopo, a causa dell’iniziale stralcio della posizione di uno degli imputati. In un primo momento, nella fase delle indagini preliminari, l’Arpac si recò presso la struttura ricettiva ad effettuare i campionamenti del caso. I carabinieri chiesero ai titolari della struttura se intendessero farsi assistere da un difensore, che venne immediatamente contattato nella persona dell’avvocato Michelangelo Morgera. Il problema sorse nel momento in cui il pubblico ministero, nel chiudere le indagini, nominò un difensore d’ufficio per Ciro Castiglione. Nel corso dell’udienza preliminare, il legale di fiducia presentò questa eccezione che solo in prima battuta venne respinta, per poi essere accolta, cosa che portò a stralciare la posizione dell’indagato.
Successivamente, il giudice monocratico decise di “fermare” il processo aspettando il rinvio a giudizio del Castiglione per poter unificare il procedimento con i due imprenditori entrambi sul banco degli imputati. L’accusa per entrambi è quella del delitto previsto e punito dall’art. 589 del codice penale. Ciro Castiglione, in particolare, perché «in cooperazione con Castiglione Aniello, in qualità di amministratore delegato della società “Cast Hotels spa”… entrambi con poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione, nonché in qualità di datori di lavoro, per colpa generica e specifica e segnatamente per negligenza, imprudenza e imperizia, oltre che per inosservanza di leggi e regolamenti ordini e discipline e precisamente: omettendo di adottare le necessarie misure di prevenzione, atte ad eliminare le sorgenti di infezioni emerse negli impianti idrici e di produzione dell’acqua in violazione delle norme concernenti la normativa in materia di legionella…; omettendo di effettuare in più occasioni sin dall’anno 2008 le previste manutenzioni ordinarie e straordinarie ad evitare il diffondersi del batterio della legionella; omettendo di adottare un documento di analisi e gestione del rischio legionellosi in violazioni di quanto disposto dal punto 3.1 delle linee guida della conferenza permanente per i rapporti tra Stato, Regioni e Province Autonome…;». L’accusa proseguiva spiegando anche come i due Castiglione avrebbero omesso «di realizzare sin dall’anno 2008 – anche a seguito dei vari casi di legionella verificatisi – una idonea valutazione del rischio di esposizione ad agenti biologici (legionella) e di adottare nel tempo quelle misure tecniche, organizzative, procedurali ed igieniche al fine di evitare che gli agenti biologici potessero diffondersi nei vari settori dell’attività alberghiera (piscina coperta, piscina scoperta, settore ricettivo e settore termale) con grave rischio per la salute degli ospiti e dello stesso personale dipendente». Violando così, secondo i magistrati, una serie di normative relative al Testo Unico sulla salute e la sicurezza. E con questo cagionando «la morte di Cerrone Maria, che nel corso del suo soggiorno presso il predetto Hotel Punta del Sole dall’11 al 18 agosto 2013 occupando la stanza 220 ed utilizzando i servizi igienici ivi presenti ed in particolare il rubinetto del lavabo e la doccia del bagno, per colpa generica e specifica come sopra descritte addebitabili a Castiglione Ciro e Castiglione Aniello contraeva l’infezione di legionella pneumophila di siero gruppo 1 che ne determinava il decesso il Napoli il 25 settembre 2013 per insufficienza respiratoria con polmonite severa e shock da infezione di legionella di siero gruppo 1». Queste le accuse che i Castiglione hanno regolarmente respinto rimarcando di avere sempre rispettato tutte le normative legate ad igiene e profilassi. La prossima udienza, fissata a luglio, dovrebbe essere dedicata all’esame di tre testimoni indicati dal pubblico ministero.